Il risvolto morale di Cassandra prende forma attraverso un mimato gioco di voci e canti e atmosfere effervescenti, tra gli anni ’20 e il tempo del ricordo. Il flusso di coscienza diviene il filo conduttore di un messaggio/interpretazione, che passa attraverso il filtro noncurante della storia, l’analisi percettiva di una intellettuale che ha saggiato il nazismo e ha vissuto male la Berlino del dopoguerra.
Cassandra, l’anti – eorina del femminismo barbaro si nasconde dietro le pieghe scenografiche di uno spettacolo inusuale. “Respiro – Concerto fisico per donne in acqua” per la regia di Michela Lucenti e con Ambra Chiarello, Teresa Timpano, Emanuela Serra, Gianluca Pezzino e la stessa Lucenti nei panni di Christa Wolf. L’opera è andata in scena nella cornice del Castello Aragonese di Reggio Calabria.
Tratto dalle due opere della maggiore autrice contemporanea in lingua tedesca – “Premesse a Cassandra” e “Cassandra” – la coproduzione Scena Nuda/Teatro Due/Balletto Civile, porta sul palcoscenico del Magna Graecia Festival, un classico depurato dalla ogni sua intrinseca leggenda, per trasformare la figura della profetessa pazza, in qualcosa di straordinariamente umano e fragile. Una donna senza appigli nella tradizione, che svuota sé stessa attraverso un’indagine di meditazione etica. Viene fuori l’immagine intensificata della donna/Cassandra, amplificata dalla forza morale che generano i contenuti e i puntelli e le stesse canzoncine partigiane.
In un angolo della scena si piazza la voce narrante, Christa Wolf appunto, al centro tre anime eclettiche dalle cui mosse studiate si rivela Cassandra arroventata dalla struttura della rievocazione: un tuffo perenne nei sentimenti, come emergono nella memoria dal presente al passato e ancora nel presente, a poche ore dalla morte. Una elegia con lamenti, invocazioni, paure, amore e qell’odio “gonfio e succoso” che appartiene a Cassandra, alla Wolf e a tutte le donne del mondo.
Cassandra è sempre stata vista come un personaggio tragico; è Christa Wolf, con le sue teorie, a renderla una figura moderna, provando a isolarla dall’archetipo. Attraverso le suggestioni che Cassandra vive durante la guerra di Troia, il futuro è visto nel suo reale svolgersi, il presentimento diventa presente assoluto che gli altri non intendono sorreggere. E’ un lento scivolare verso le questioni del contemporaneo, una sudato ragionamento sulla cultura occidentale. Lo spettacolo in sé rappresenta un buon antidoto, un lavoro composito ben limato nel far emergere Cassandra, un cabaret sornione con qualche eccedenza macchiettistica e poche geometrie di luce, ma ricco di slancio affabulatore grazie all’irriverente incastro linguistico delle lolite in scena e al leit motiv musicale.