Prendendo spunto da un post letto in un blog amico faccio qualche riflessione.I vizi pubblici dei greci sono ormai sotto gli occhi di tutto il mondo da 4 anni a questa parte. Non credo ci sia stato un momento in tutta la mia vita che ho visto occuparsi tutto il mondo per così tanto tempo di questo paese. Per lunghi anni era caduto nell' oblio, non faceva notizia, nessuno se ne occupava, ci si ricordava soltanto in prossimità dell’estate e poi a vacanze concluse.Tutti felici e contenti a decantare la bellezza del mare, l’ospitalità della gente, la bontà del cibo saporito e ancora abbastanza genuino. I greci forse per la prima volta nella recente storia vivevano in un clima finalmente spensierato e prosperoso.Finchè improvvisamente l’incanto si ruppe ed entrarono nel vocabolario lemmi fin’allora sconosciuti: spread e troika quelli più usati e temuti con i quali tutti hanno dovuto fare i conti. Svanì l’ospitalità, svanì il carattere allegro e spensierato dei greci e tutto precipitò in una spirale di angoscia cupa e paura che pochi spazi lascia all’ allegria e alla spensieratezza.Con l’avanzare della crisi altre parole, non sconosciute questa volta, ma dimenticate, come malnutrizione, emigrazione, parole che sembravano definitivamente scongiurate sono tornate di grande attualità lasciando poco spazio all’allegria e alla spensieratezza.Il paese simbolo della crisi è in un tunnel e non si vede l’uscita. Per colpa di chi? Credo di essere la persona che fa le critiche più feroci a questo paese, di cui conosco a fondo i vizi e le virtù. So perfettamente a che livello endemico sia la corruzione, conosco l’incapacità dei politici, l’odiosa furbizia della gente, la mancanza di progettualità a tutti i livelli, l’abitudine di scaricare le responsabilità indicando come responsabili prima l’america, ora la germania e potrei continuare ma mi fermo qui.Non sono una persona che pensa e dice: “si, ma anche qui, o anche altrove…”, ma so con certezza che la crisi si, è globale, stiamo sicuramente assistendo al tramonto definitivo della vita come la conoscevamo, e pensare che la crisi si supererà e si tornerà come prima va dall’illusorio al dannoso.Nulla sarà più come prima; si è definitivamente chiuso un ciclo e si sta aprendo uno nuovo di cui non conosciamo ancora i contorni.La Grecia è la prima a vivere questo cambiamento e il fatto che sia la prima è esattamente a causa dei sui vizi pubblici e non più privati che l’hanno trasformata da un potenziale paradiso a un attuale purgatorio.Non si va più a vivere in Grecia per stare belli spensierati. L’angoscia si vede ovunque e la si tocca in ogni dove; la paura ha arcuito e accentuato quei tratti caratteriali spigolosi e bruschi che quando si stava bene erano molto smussati. Ma la Grecia è un paese vivo, che pulsa, che sta tentando di trovare una strada, la sua strada, per ritrovare se stesso.Certo, si può anche andare, estraniarsi da tutto e vivere in un paradiso isolato, avulso dalla realtà, scegliendo una sorta di autismo sociale.
Perr questo post scelgo un piatto che
è un connubio di due regioni che al turismo sfrenato e corruttore hanno scelto una via diversa, più consone alla storia e al paesaggio.La pasta, le makarounes, sono di Karpathos, splendida isola del dodecaneso, seconda per grandezza dopo Rodi, mentre il piatto è della regione di Mani, nel sud del Peloponneso, regione selvaggia e indomita con paesaggi a tratti lunari.Dunque, per fare la pasta prendiamo 125 gr. di farina (io ho usato la 00 di molino chiavazza) e la setacciamo. Aggiungiamo un pizzico di sale e con 75 gr. di acqua a temperatura ambiente facciamo un’impasto soffice ed elastico. Lasciamo riposare per un’ora e tiriamo in una sfoglia sottile su una superficie ben infarinata.
Tagliamo a quadretti di 4 cm. per lato e prendendo uno alla volta li avvolgiamo intorno a uno stecchino come nella foto. Sfiliamo lo stecchino e
sistemiamo le makarounes man mano che le prepariamo su un tovagliolo infarinato. Lasciamo asciugare per un paio di ore.
Mettiamo a lessare in acqua poco salata per circa 12 minuti. Facciamo sciogliere in una padella due cucchiai di burro (o olio evo se preferite) e aggiungiamo un paio di manciate di ricotta salata stagionata grattugiata. Quando si sarà sciolto il formaggio aggiungiamo le makarounes scolate e facciamo insaporire mescolando delicatamente.Prepariamo per ogni porzione un uovo al tegamino e serviamo ponendolo sopra la pasta. Nota: le makarounes possono avere anche la forma dei cavatelli.