Make or buy? Le strategie di Barcelona e Real Madrid

Creato il 27 febbraio 2013 da Lundici @lundici_it

In una partita del febbraio 2013, il Barcelona Football Club è sceso in campo contro il Levante con la seguente formazione: Valdes, Alves, Pique, Puyol, Alba, Busquets, Xavi, Iniesta, Cesc, Pedro, Messi. Al 14′, Alves si è infortunato ed è stato sostituito da Montoya.

“La Masia”, letteralmente “La Fattoria”, è una ex-casa di campagna, ora vicino allo stadio del Barcellona, trasformata in residenza per giovani giocatori.

A quel punto, i catalani erano in campo con una squadra composta per undici undicesimi da giocatori formati nel loro settore giovanile, conosciuto come “La Masia”. Si è trattato di un momento storico che ha segnato il culmine di un impegno strategico da parte di questo club.

Al contrario, un giorno prima, il Real Madrid, eterno rivale del Barça, era sceso in campo con soli due giocatori cresciuti in seno alla squadra: il portiere e capitano Iker Casillas e il difensore Alvaro Arbeloa. Anche quando è accaduto che la squadra madrilena avesse lacune in alcune posizioni del campo che non potevano essere coperte da giocatori della prima squadra, l’allenatore José Mourinho, si è sempre rifiutato di ricorrere ai giovani della squadra Primavera per risolvere il problema.

Le due società sportive rappresentano due strategie completamente opposte. Da anni gli appassionati di calcio discutono su quale sia la migliore: qual è il più conveniente nel lungo periodo? Quale squadra ha fatto la scelta giusta?

Questo dilemma per quanto riguarda la gestione dei calciatori, è in realtà solo un caso particolare di un problema classico di strategia economica e gestionale, conosciuto come “make-or-buy”, ossia l’alternativa tra produrre internamente ciò di cui ho bisogno (insourcing) o acquistarlo all’esterno (outsourcing).

Quando si analizza una situazione di questo tipo, ci sono diversi fattori che devono essere presi in considerazione. Il primo riguarda, ovviamente, i costi di ognuna delle due strategie. Vediamo, quindi, quanto è costato al Barcellona “produrre” un giocatore come Lionel Messi, certamente il miglior “prodotto” della Masia. Messi è arrivato in Catalogna all’età di 13 anni ed è stato incorporato in prima squadra a 17, trascorrendo perciò quattro anni nel vivaio come “promessa”, con un costo medio di 160.000 Euro l’anno. Quindi, la sua formazione ha avuto un costo totale di 720.000 Euro. Ben al di sotto dei 94 milioni che il Madrid ha pagato per mettere sotto contratto la sua stella Cristiano Ronaldo.

Una foto di alcuni giocatori delle giovanili del Barcellona di qualche anno fa. Si riconoscono in alto a sinistra: Piqué, in alto a destra: Fabregas, in basso a destra: Messi.

A questo punto, è possibile ribattere che, se è vero che crescere Messi è costato 720.000 Euro, il Barcellona ha speso lo stesso denaro per molti altri giocatori che sono rimasti perfetti sconosciuti o sono divenuti giocatori mediocri. Dobbiamo quindi parlare di costi in maniera più globale.

Quanto è costato al club catalano raggiungere l’obiettivo di avere undici titolari tutti provenienti dal vivaio? Il più vecchio degli undici è il capitano, Carles Puyol, nato nel 1978. Il più giovane è Montoya, 13 anni in meno del capitano. Supponiamo che, in media, tutti siano entrati a far parte delle giovanili intorno ai 13 anni e siano passati in prima squadra verso i 18. Staremmo quindi parlando di uno sforzo realizzato dal 1991 (quando Puyol compì 13 anni) fino al 2009 (quando Montoya è diventato maggiorenne). Diciotto anni di lavoro di formazione ad un costo di circa 10 milioni di Euro all’anno (i 160.000 che costa ogni giocatore per 60, che era il numero di giovani della “Masia” fino al 2011), che ci porta ad un investimento complessivo di 180.000 000 Euro. Questo numero sì supera ampiamente il valore di Cristiano Ronaldo. Ma stiamo parlando di costi complessivi; analizziamo quanto sono costati gli undici giocatori schierati dal Real Madrid nella stessa giornata in cui il Barca giocava con 11 titolari “prodotti in casa”:

Cristiano Ronaldo: 94.000.000 Euro
Karim Benzema: 35.000.000 Euro
Fabio Coentrao: 30.000.000 Euro
Pepe: 30.000.000 Euro
Xabi Alonso: 30.000.000 Euro
Sergio Ramos: 27.000. 000 Euro
Angel Di Maria: 25.000.000 Euro
Mesut Özil: 15.000.000 Euro
Sami Khedira: costo sconosciuto
Alvaro Arbeloa: dal vivaio
Iker Casillas: dal vivaio

Totale (senza conoscere il costo di Khedira): 286.000.000 Euro

Sergio Ramos (Camas, 30 marzo 1986) è un difensore spagnolo del Real Madrid che lo acquistò dal Siviglia nel 2005.

I numeri sono ancora a favore del Barcellona. Tuttavia mancano dei dati: Fabregas, Piqué e Alba, dopo essere cresciuti nelle giovanili del Barcellona, sono stati venduti, rispettivamente, ad Arsenal, Manchester United e Valencia, e poi riacquistati. Perciò, al numero calcolato in precedenza, dobbiamo aggiungere i soldi sborsati dal Barcellona per ricomprare questi giocatori, meno quelli ottenuti dalla loro precedente vendita. Per Fabregas, si tratta dei 30 milioni pagati per riportarlo a Barcellona meno zero, dato che fu ceduto all’Arsenal a titolo gratuito. Piqué fu riacquistato per 5 milioni, meno i 3 milioni incassati per la sua vendita: un valore netto di 2 milioni di euro. Per quanto riguarda Alba, sono 12 i milioni pagati al Valencia, meno 6.000 miseri Euro incassati per la sua vendita. Tra parentesi: questi numeri ci dicono che la vendita di giocatori formati nel vivaio non è il “core business” del Barcellona. I costi totali per la formazione degli undici titolari blaugrana aumentano dunque di 44 milioni di Euro, per un totale di 224 milioni di Euro. Siamo ancora sotto all’importo investito dal Real Madrid, anche se si trascurano i costi di riacquisto di Arbeloa, che ha militato per un certo tempo nel Liverpool.

Abbiamo sottolineato sopra che la vendita delle sue giovani promesse non è la principale attività economica del Barcellona. Per il Real Madrid è invece vero il contrario. Starà qui la differenza? Negli ultimi quattro anni, il Real Madrid ha registrato un attivo di 41 milioni di Euro derivanti dalla vendita di giocatori del suo vivaio. Ciò porterebbe i costi sostenuti dal club madrileno a 245 milioni di Euro, ancora comunque maggiori di quelli dei catalani, anche ignorando i costi di gestione del vivaio del Madrid. Insomma, comunque guardiamo le cose, la strategia della Masia barcellonese è senza dubbio vincente dal punto di vista economico.

Quando si analizza una situazione “make-or-buy”, bisogna però prendere in considerazione anche altri fattori oltre a quelli prettamente economici. Per esempio, la questione del management. Se si opta per una strategia di outsourcing, bisogna avere dirigenti che abbiano grande competenza e capacità all’atto di acquistare e vendere giocatori. Il Madrid, a mio parere, è stato carente da questo punto di vista. L’acquisto di un giocatore modesto come Coentrao per 30 milioni di Euro o di una stella in declino come Kakà per 65 milioni di Euro, non sono state certo grandi mosse di mercato. Non sorprende che l’attuale presidente del Madrid, Florentino Perez, l’ex-dirigente Jorge Valdano e altri manager madridisti siano stati presi in giro nell’ambiente calcistico per i prezzi esorbitanti che sono arrivati a pagare per ogni tipo di giocatore.

Un altro punto importante da sottolineare è il controllo si può esercitare sulla qualità del prodotto, in questo caso, il giocatore formato. Nella Masia, al giocatore viene insegnato a giocare in un ambiente controllato, secondo un certo stile, e si può quindi infondergli un insieme di valori che rappresentano il club e questo fa sì che, una volta arrivato in prima squadra, egli non solo si intenda alla perfezione con i suoi compagni che provengono dal medesimo vivaio, ma anche che si identifichi con la squadra e la società e quindi desideri rimanerci per tutta la carriera o comunque per un buon numero di anni.

Anche nel Real Madrid si parla di valori e di amore per il club, ma si tratta spesso di un “wishful thinking” (un’illusione ottimistica), perché questi valori non sono propri del giocatore, che è attratto più che altro da alti stipendi e dal prestigio della società. E’ difficile, perciò, far sì che il giocatore si senta “leale” al Real Madrid. Il desiderio del club della capitale spagnola di creare un modello di giocatore è frustrato dalla sua stessa strategia di gestione dei propri talenti.

La scommessa del Barcellona, inoltre, non è solo conveniente in termini di costi, ma è anche vincente considerando i successi sportivi, dato che nessuna squadra ha vinto tanto negli ultimi anni. Possiamo quindi concludere che ogni euro investito dai catalani nel loro vivaio genera rendimenti molto più elevati rispetto all’euro speso dai rivali madridisti. E ‘una lezione che dovrebbero tenere a mente anche altri club che sono sempre stati tradizionalmente di alto livello e ora, a causa della crisi che attraversa l’Europa, sono costretti a ripensare alla loro strategia, ricercando nuove e più economiche possibilità. Giocare con undici giocatori del vivaio può non essere molto “fancy”, ma anche così si possono vincere coppe e scudetti.

[articolo originariamente apparso sul blog "El inconsciente bogotano"]

[traduzione dallo spagnolo di Gian Pietro Miscione]


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