Mal d’Africa. Alessandro Passarè, la costruzione di una collezione – Milano, Castello Sforzesco, Sala della Castellana, 27 ottobre 2011 – 30 settembre 2012

Creato il 26 ottobre 2011 da Milanoartexpo @MilanoArteExpo

statua - etnia IBO della Nigeria - in legno policromo alta 76,5 - dettaglio

A Milano, Castello Sforzesco, Sala della Castellana, da giovedì 27 ottobre 2011 al 30 settembre 2012, ingresso libero. La collezione “Alessandro Passaré” si compone di più di 400 pezzi di arte africana, precolombiana e oceanica. Nel 2010 parte della raccolta è stata data in comodato d’uso alle Raccolte Extraeuropee del Castello Sforzesco in vista dell’apertura del futuro spazio di esposizioni per le culture di Americhe, Asia e Africa in corso di costruzione nell’area dell’ex Ansaldo di Porta Genova a Milano. La collezione di diapositive e il materiale manoscritto è, invece, custodito dalla Fondazione ed è in corso di riordino. In occasione dell’anno sull’Africa, che vedrà l’apertura di una serie di grandi esposizioni a Milano, si mostrerà per la prima volta al pubblico questa grande raccolta privata, nota ai collezionisti e agli amatori per alcuni grandi capolavori, ma per il resto in gran parte sconosciuta.

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Alessandro Passaré collezionista.

Luca Pietro Nicoletti

statua - etnia IBO della Nigeria - in legno policromo alta 76,5

Alessandro Passaré  (8 luglio 1927-28 luglio 2006), medico, comincia a costruire la propria collezione verso la fine degli anni Cinquanta. È un momento di grande fervore artistico e culturale per Milano, ed è proprio nel milieu di Brera, fra l’Accademia e il Bar Giamaica, o altri luoghi di ritrovo per i giovani artisti di allora, ed è grazie all’amicizia con alcuni di loro che Sandro Passaré scopre l’arte contemporanea e, poco alla volta, comincia a collezionarla. Ma insieme alle opere, egli ha a cuore l’amicizia con gli artisti, di cui frequenta gli studi. Una bella fotografia del 1965 documenta in modo esauriente il gruppo di amici con cui aveva maggiori rapporti: vi si vede il pittore e fotografo Orazio Bacci e i pittori Hsiao Chin e Ho Kan. A questi, poi, bisogna aggiungere Sergio Dangelo, che ebbe un ruolo determinante nella formazione dei suoi gusti collezionistici. Persino la sua professione di medico interagisce con la sua passione artistica: proprio lui, infatti, aveva in cura il giovane Piero Manzoni, di cui, prematuramente, dovette stilare anche il certificato di morte.

Tuttavia, dal formarsi della collezione di pittura, in buona parte dispersa da Passaré stesso, restano poche ma fondamentali tracce. Alcune opere sono il segnale delle sue frequentazioni milanesi, come quelle dei pittori sopra ricordati e altre di Enrico Baj e Lucio Fontana, o di Tancredi e Burri, cui si affiancano sortite nelle avanguardie storiche (una tela del futurista Oriani, un disegno di Carrà e uno di Picasso) e sulla scena internazionale, come testimonia una grande tela di Matta del 1957 e una serie di dipinti e disegni di Wilfredo Lam.

Verosimilmente, in origine, la collezione doveva contare molti più pezzi e molti più autori, di cui però Passaré decise di disfarsi con il sopraggiungere di una nuova passione: grazie alla frequentazione con Lam, infatti, scopre l’arte africana. È l’aprirsi, per lui, di un nuovo orizzonte e l’inizio di una nuova raccolta: vende le opere d’arte contemporanea, o almeno una larga parte di queste, per comprare l’arte primaria. Sono anni in cui si documenta moltissimo, mettendo insieme una nutrita biblioteca specializzata e soprattutto viaggiando, sia in Africa sia in altri paesi. Acquista opere sia nei luoghi d’origine sia sulle maggiori piazze europee. Come già per l’arte contemporanea, sceglie con un rigoroso criterio di qualità non si trova mai, nella sua collezione, un pezzo brutto ma dal nome altisonante. A maggior ragione, per le arti primarie, tutte nate da anonime mani, Passaré affina rapidamente il proprio occhio nella scelta non solo del pezzo di buona fattura, ma anche del pezzo non contraffatto e di alta datazione.

Con il tempo, insomma, Passarè acquisisce una competenza tale che gli permette di non avvalersi di un

statuetta reliquiario - etnia BAKONGO del Congo - alta 25,5 cm in legno specchio resina

consulente che guidi i suoi acquisti: Passaré, insomma, sceglie da solo, e sceglie bene. Di questa autonomia, infatti, ci rimane traccia nei numerosi appunti che ha lasciato. Durante i viaggi, infatti, Sandro documenta tutto: scatta moltissime diapositive (se ne conservano circa 10.000), annota i luoghi in cui è stato e le cose che ha visto. Spesso, poi, stila delle vere e proprie schede catalografiche delle opere che acquista, corredate di un piccolo disegno e di alcune note in cui segna la provenienza, il luogo dell’acquisto e, quando è mancante, ipotizza una datazione. Il collezionista, quindi, aveva acquisito una competenza nel campo sufficiente per maturare un giudizio autonomo. Al tempo stesso, Passarè dedica a questi argomenti anche alcuni articoli per riviste e giornali milanesi, e sulle pareti della sua abitazione mette in atto il dialogo fra moderni e primitivi, fra i collage di Baj, i segni di Tancredi e le maschere negre, fra la combustione di Burri e i piccoli totem del continente nero. Ed è all’insegna di questa sinergia, mettendo in luce i lati arcaici (o ancestrali) del moderno, che si chiude il suo lungo percorso nel secondo Novecento, guardando al mondo intero a partire da Milano. – Luca Pietro Nicoletti


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