In sostanza siamo noi stessi che decidiamo quando e come guarire nei limiti del possibile. In riferimento al tipo di malattia invece ritengo influisca sia la componente genetica che l’apprendimento sociale alla malattia, esempio pratico: se abbiamo dei genitori ansiosi, apprendiamo una modalità di comportamento ansiosa che ci causerà una serie di disturbi fisici, come la tensione muscolare, per cui potremmo essere predisposti biologicamente.
Infine vi rivelo che noi siamo quello che scegliamo di essere, anche inconsciamente, indossiamo le vesti di un personaggio della memoria o inconscio collettivo, e ci ammaliamo dei suoi stessi mali. Concretamente se recitate la parte della santa, sarete anche delle donne fragili, che si ammalano facilmente, che si sentono addosso un peso.
La donna che vuole essere per forza magra perché grassa è porca-vacca-troia: perché l’uomo vuole scopare la vacca e sposare la santa magra, meglio malaticcia.
Dagli aggettivi che utilizzate per descrivere il vostro malessere si possono fare dei collegamenti con i malesseri del vostro presente, passato o preoccupazioni future. Che cosa vi fa soffocare, vi prude, vi pesa, vi blocca, vi impedisce di muovervi nel vostro quotidiano? Nella vostra storia personale, nella socialità, nel vostro modo di interpretare eventi sta il riflesso del vostro malessere. Che indossiate l’abito talare, militare, da schiavi o quant’altro, prendetene consapevolezza: “chi sono” e chi voglio diventare invece, per guarire? Potreste inventare un rito personalizzato di nuova vestizione, abbandonare la pelle o cambiare maschera nel palcoscenico sociale e a questo punto teatro personale, entrare in una nuova dimensione, crescere, maturare, prendere consapevolezza e affiancare a medicina, religione o altri credi, anche questa possibilità!