I lampi delle luci delle varie stazioni della metro erano lumi di candela. Trovandosi spesso in quel vagone, si scambiavano occhiate maliziose di chi occhiate maliziose non ne sa dare. Era come se i loro sguardi inciampassero in un terreno sconosciuto: quello del corteggiamento. Ed era piacevole cadere entrambi, più di situazioni cavalleresche o comiche. Sguardi luminosi nel sottosuolo. Erano così catturati da non essere interrotti dai passanti. La situazione perfetta e peggiore era che il treno si rompesse e dovessero calvalcare davvero quegli sguardi che in 20 minuti svaniscono ma in più tempo diventano reali. Un giorno che scesero alla stessa stazione lei inciampò per la pioggia. Decise di cadere anche lui, di proposito, restando in questo gioco di sguardi che non li coinvolse mai nella realtà ma li fece vivere ogni giorno in quell’universo parallelo fatto di silenzi e sguardi maldestramente fugaci e intensamente sognanti.
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