Magazine Sport

Maldini, Del Piero, Totti – Riflessioni sulla fine di un’epoca (By Bruce Wayne)

Creato il 27 ottobre 2013 da Simo785

Paese che vai, usanze che trovi. E pure le tifoserie non fanno eccezione a questa regola, specie se il paese (anzi: il Paese) in questione è l’Italia, patria dei campanili e delle questioni settentrionali e meridionali.

Vai a Milano. Trovi, oltre alla fu Inter di Massimo Moratti, il Milan di Silvio Berlusconi e Adriano Galliani. “Milan-Milan-solo-con-te!”, Brigate Rossonere e presidente portato a spalla dagli ultras. Ed in mezzo a tutto questo la bandiera di Paolo Maldini.

Figlio di Cesare, cavallo di razza. Ha surclassato il padre non solo nell’immaginario dei tifosi (e delle tifose), ma anche, effettivamente, sul campo, diventando uno dei migliori terzini sinistri di sempre (il buon Cesare era un difensore che faceva il suo mestiere o poco più). Poi però accade che nel 2009 – a venticinque anni, 647 partite e 29 gol di distanza dall’esordio in prima squadra – si ritira, e le nebbie della fredda Milano lo inghiottiscono senza trovare eccessivo calore da parte dei tifosi. Simbolo di un calcio che, anche nel Bel Paese, sta perdendo il suo appeal?

Molto probabilmente sì, se si considera che anche a Torino un tale Alex Del Piero ha ricevuto un congedo perlomeno tiepidino. Sì: la partita d’addio. Sì: il ricordo del gol – meraviglioso: un capolavoro estetico prima e più che atletico – che infilò contro il Piacenza all’indomani della morte di Gianni Agnelli, che da intelligenza finissima quale era lo aveva ribattezzato “Pinturicchio”. Ma nulla a che vedere col tripudio solitamente riservato a quei campioni che, nell’immaginario collettivo, smettono di essere semplicemente degli atleti professionisti e diventano veicolo di identità condivise.

Poi, certo, trovi il Francesco Totti della situazione. Quello che, quando uno dice che non è un campione, si ritrova ad essere minacciato di morte dai tifosi (e se le cose devono stare così è da preferirsi il gelo nordico al calore capitolino). Ma si tratta, in fondo, di un passato che resiste. Ed eroicamente, eh! Non si può dire che manca, a Francesco Totti, la tempra della bandiera, del simbolo che a quasi quarant’anni si ostina a volerne dimostrare (e spesso riesce pure a dimostrarne) venti. Però è forse una congiuntura storico-geografica, la sua.

È il resistere estremo di un passato che stoicamente non molla al cospetto di una piazza tanto calorosa da rischiare, a volte, di scottare. Ma, con tutta probabilità, è anche l’ultimo esempio vivente di una storia che pare essere giunta al suo epilogo. Perché non pare facile, nemmeno a Roma, immaginare oggi un altro Francesco Totti, come invece vent’anni fa fu facile individuare il “Pupone” pronto a prendere il posto del “Principe” Giannini nel cuore dei tifosi.

Maldini, Del Piero, Totti – Riflessioni sulla fine di un’epoca (By Bruce Wayne)


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :