Maledetti sintomi!

Da Sessuologiacagliari @DessiAntonio
Arrivate allo studio di uno psicologo le persone spesso mostrano disperazione, angoscia rispetto a fatti che in quel momento della loro vita diventano sempre più pesanti, o si lamentano per i sintomi che manifestano, per i quali non trovano soluzione. Dopo un po' mi sono spesso reso conto che uomini o donne, dalla mia posizione di psicologo, con i quali ho avuto il privilegio di parlare rispetto ai loro problemi chiedevano di cambiare, di depotenziare i loro sintomi, ma spesso con l'inconsapevolezza che non può esistere nessun cambiamento se si è in una spirale che conduce a compiere ogni giorno gli stessi comportamenti e a mantenere inalterati i contesti relazionali entro i quali questi si manifestano. Questo si è rivelato molto vero sopratutto in un ambito del quale mi occupo da ormai più di quattro anni, quello dei disagi connessi alla sfera sessuale, ma non solo. Paradossalmente la richiesta davanti ad un disagio sessuale è sempre quello di vederne la risoluzione nel ripristino della funzionalità sessuale, ma spesso questa non è una buona soluzione. Non a caso poi si entra in un ginepraio di sessioni amorose tutte concluse con pianti o sconforti per non essere riusciti "a penetrare",  "ad avere un orgasmo", "ad eiaculare". Una donna che non prova un orgasmo per esempio può certamente chiedere di provare l'orgasmo, ma è molto importante che a tutto questo sia affiancata una analisi di più ampio respiro che consideri i fattori affettivi e relazionali entro i quali questa incapacità si manifesta, e non solo. Spesso questo spaventa. "Il mio partner è perfetto", "Ma tra di noi l'unica cosa che va male è il sesso"... Ma non è certamente di aspetti legati alla clinica che mi interessa parlare, quanto piuttosto del valore che può assumere una crisi psicologica, ciò che è realmente una vera risorsa, a patto di avere una buona bussola per orientarsi. Quando sento nel mio studio qualche persona che si lamenta del proprio malessere spesso dico che in realtà il tutto è un grande vantaggio, e che stare male dopotutto significa essere vivi. Ho visto tante espressioni davanti a questa mia affermazione: stupore, a volte anche rabbia per aver la sensazione di non essere realmente capiti nel proprio disagio. I momenti di disagio e di crisi psicologica portano possibilità di cambiamento e di crescita, ma spesso si preferisce la retromarcia. Uno psicologo non può accettare richiesta di retromarcia. Quindi, davanti a ciò spesso si apre un grande bivio, da una parte la richiesta di mantenere e di riportare il tutto come prima, ciò che uno psicologo e psicoterapeuta non dovrebbe mai accettare come proposta per un contratto terapeutico, dall'altra la possibilità che si possa lavorare su ciò che ha portato un disequilibrio nel funzionamento di una persona, la quale, con l'aiuto del terapeuta può sviluppare maggiormente il suo sentire e trasformarlo in opportunità di crescita e poi cambiamento. Senza crisi non potremmo cambiare. Sembra strano, ma tutto ciò crea movimento, permette di esplorare parti di sè, offre su un piatto d'argento l'opportunità di orientarsi verso nuovi orizzonti. I momenti di crisi possono essere dei momenti molto creativi della nostra vita, e di certo un cuore che batte non nasce da uno scrigno di diamanti, ma spesso da una palude. Nei momenti più bui si possono scoprire tante cose di sè, imparare che una strategia non funziona, e anche se sembra di aver ormai raggiunto il fondo, in quel fondo ci si ritrova, nella parte più fragile, una parte con la quale forse non si erano ancora fatto i conti. Superare una crisi rende più forti e permette di conquistare se stessi. Troppo spesso le persone assumono un atteggiamento molto critico nei loro confronti, si puniscono per provare ansia, obbligano se stessi ad avere rapporti sessuali, donne che si sentono difettose per non provare l'orgasmo con il loro uomo senza guardare il vuoto affettivo a cui sono sottoposte. Così non può funzionare. Incolparsi, prendersela con la propria fragilità significa bloccare sempre di più se stessi e consegnarsi al fallimento e alla sconfitta. I sintomi sono la chiave per uscire dalla gabbia. Sembra strano, eppure ho spesso il privilegio di vedere questo. A volte le persone preferiscono ancora torturarsi, incolparsi, stare ingabbiate in relazioni che sono totalmente frustranti. A che prezzo? Guardare se stessi da una vetrata, accettando il sapore amaro di una sconfitta verso di sè.