Ora - conclusa la spedizione nella città della stazione nota, dove ha utilmente impegnato la mattinata tutta in una intensa sessione di etno-antropologia contemporanea - mentre aspetta (cercando di ricordarsi di non perdere la password) la correzione dei pallini delle 100 domande del quizzone, si concede di mettere per scritto alcuni scatti e osservazioni sparse. Ecco allora, divisi e ordinati per punti, i suoi due centesimi di riflessioni:
- contrariamente a quanto si potrebbe immaginare sulla carta - e senza nulla togliere (anzi: a conferma) al giudizio sulla prova che ha già esposto, e che per lei resta comunque demenziale - 100 minuti per 100 domande (a prescindere che si sappia, o meno, la risposta) sono un tempo infinitamente lungo. Perché se la sai (per l'appunto), rispondi (annerendo il tuo pallino coscienziosamente); se non la sai, uguale come sopra (ché per tirare a indovinare, uno su quattro, non c'è bisogno di stare a rigirarci tanto); ne restano a quel punto una ventina di davvero incerte, alle quali è possibile, con tutta calma (e dopo avere fatto la maglia, l'uncinetto, il punto a croce, il punterba, la manicure, la lima e lo smalto), dedicare diversi istanti di meditazione;
- come era prevedibile (a giudicare da ciò che incontra a scuola quotidianamente), molti 'compagni di avventura' sarebbe meglio perderli che trovarli (e alla 'povna, che si è messa nei panni degli amati alunni, è venuta in mente solo e sempre La giornata di uno scrutatore di Calvino);
- non solo: i 2/3 dei concorrenti a dirigente scolastico si sono distinti per urla selvagge, provocazioni, raffazzonati tentativi di aggiramento delle regole e piùcherettismi di ogni tipo (per il verbale: vince la medaglia colui che è arrivato in aula sotto la scorta, imponente, della polizia di Stato);
- si è distinto, va detto, anche il parco sorveglianza: di fronte ai già accennati tentativi fraudolenti, i colleghi addetti al rispetto della legge non hanno trovato di meglio che urlare, urlare, urlare ad abundantiam, salvo poi, nei fatti, accontentarsi, italicamente, di abbaiare senza mordere, chiudendo entrambi gli occhi e agitando il ditino pedante ("oggi la perdòno, ma che sia l'ultima volta") di fronte a gente colta in flagrante e accanita copiatura (commento della 'povna fuori campo: "e sarà l'ultima volta sì, per forza: hai novant'anni per gamba, al prossimo concorso non ci arrivi...");
- qualche burlone, al ministero, ha sostenuto che il concorso si stava svolgendo "in contemporanea nazionale, perché le procedure siano trasparenti"; e qualche babbione periferico ci ha creduto ingoiando esca e tutto, intrattenendo i candidati nelle due ore e più di attesa inutile ripetendo, fiducioso, come un mantra: "tutti stiamo facendo le stesse cose, minuto per minuto all'unisono, regione per regione!" (e alla 'povna - che senza di lei si sentirebbe persa - è venuto alla mente, e non solo una volta, questo sketch di Lucianina);
Dal canto suo, la 'povna si è rannicchiata tranquilla nel suo banco, ha predisposto in bell'ordine la bottiglietta d'acqua, i fazzoletti, il Ventolin, ha ringraziato mentalmente Hogwarts, istituzione benedetta (che le ha fatto provare il brivido di un concorso coi controcazzi - tre scritti e tre orali in tre materie diverse - quando aveva diciott'anni), e poi, quando è suonata l'ora della pugna, si è dedicata con lena ad annerire. Non è comunque riuscita a sfuggire agli stakeholders, che l'hanno perseguitata durante il compito con una domanda dedicata, secca e dura. Ma la 'povna, che conosce i suoi polli (e sa anche che lo sceneggiatore, in questi casi, ha un senso tutto suo dell'umorismo), si era preparata almeno a questo. E mentre riempiva il suo pallino con tranquilla sicurezza, borbottava la sua nuova variazione, come un mantra: "Maledetti stakeholders, sono ancora in piedi!".
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