Ce l’ho con un sacco di gente. Tanto per iniziare, con quelli che il giorno della Befana fanno gli auguri alle donne, a tutte le donne ogni anno, sempre, con costanza, con convinzione divertita, con compiacimento, fino a quando la regina con la falce non li fa tacere (sempre troppo tardi): anche con lo humor, tutto da rifare.Ce l’ho con quelli che, anche per ridere, mi chiamano comunista perché sono di sinistra: nullatenenti cerebrali che bevono la propaganda, gli slogan e le semplificazioni lessicali perché così è più facile (del resto anche coi cani, in fase di addestramento, si usano sempre le stesse parole, in modo che abbinino il suono al comando).
Ce l’ho con chi svende le ideologie al vincitore, e con chi non usa le parole come dovrebbe.
Maledico i violentatori della lingua, quelli che chiamano l’impedimento “legittimo”, quando di fatto è “legittimo un cazzo”.
Maledico quelle capre col diritto di voto che tra un orecchio e l’altro non trovano spazio per la giustezza quantomeno lessicale, se non filosofica (non è che si possa poi pretendere).
E spero che ci sia un dio che faccia espiare loro la malafede, la semplificazione verbale e la profanazione ideologica attraverso estenuanti scariche diarroiche: fino alla redenzione, amen.
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