Maleficent

Creato il 02 giugno 2014 da Arpio

Anche conosciuto come “La bella addormentata: the untold story”, è il film che questa settimana ho visto seduto comodamente al cinema. In realtà il mio sguardo era puntato su Edge of Tomorrow, ma il gruppetto in mia compagnia non era della stessa idea e quindi abbiamo dato il nostro contributo alla causa Disney, che ormai controlla metà della cinematografia in uscita e una buona fetta dell’intero globo terracqueo. Comunque…Maleficent riprende un classico della stessa Disney datato 1958, che a sua volta si ispirava a una fiaba tradizionale europea che molti scrittori nei secoli hanno trattato e riscritto in maniera differente, fra i quali si annoverano Charles Perrault e i fratelli Grimm, che ne traggono due storie abbastanza simili che fanno da ispirazione al cartone animato del ’58. Quest’ultimo film, invece, tratta la storia in maniera decisamente più moderna e audace, riscrivendola quasi completamente e invertendo in buona sostanza la maggior parte dei ruoli.

Protagonista della vicenda è infatti Malefica, la fata dipinta in tutte le storie come cattiva e che lancia il sortilegio sulla Principessa Aurora. Qui Malefica è una fata buona che nasce e vive nella “brughiera”, una terra incantata al confine con il regno degli uomini. Malefica conoscerà ben presto un umano, Stefano, del quale si innamora. Stefano, però, fra l’amore e l’ambizione sceglie quest’ultima e si allontana da Malefica, che diventerà la protettrice della brughiera dagli assalti umani. Quando il Re chiede vendetta su Malefica e promette in ricompensa la corona, Stefano torna dall’amata ma invece di ucciderla le strappa le ali. Malefica si convince che il vero amore non esiste e medita vendetta su Stefano, raggiungendola quando nasce sua figlia Aurora, sulla quale scaglia la maledizione. Con il passare degli anni, Malefica segue la crescita della bambina e la aiuta sempre più spesso, tanto che cerca anche di annullare il maleficio senza risultati.

Da notare gli zigomi affilati come lame di Angelina

Malefica è quindi il “buono” della situazione: la donna tradita dall’ingordigia della persona che amava e che vuole solo ottenere vendetta, mentre il Re Stefano assume i panni del cattivo di turno. Viene buttato nel cesso il vecchio e superato concetto di “strega cattiva” e di “principe azzurro”, arrivando a nuove verità sicuramente più moderne e meno dogmatiche delle precedenti. Malefica fa sì del male, ma solo come risultato del suo cuore spezzato, per poi tornare sui suoi passi quando capisce che invece di infliggere la punizione a una povera bimba innocente, si sarebbe dovuta concentrare sul suo vero “nemico”. Ovviamente è presente anche la figura del principe azzurro, interpretato da un bebbolo clamoroso che compare in tre scene e non serve a una mazza di nulla, se non a dimostrare che l’amore non si limita alla sua forma primordiale tra innamorati. Alcuni spunti della pellicola sono sicuramente efficaci e ben rappresentati.

Ovviamente non manca qualche nota dolente, prima fra tutti la forzatura di ritrovarsi di fronte una fatina buona che si chiama Malefica…cioè veramente gliela stai tirando, poi se aggiungiamo anche il fatto che ha le corna caprine e le ali con gli artigli in cima non è che andiamo tanto lontani…gli mancano solo le gambe da satiro con gli zoccoli. Anche il fatto che la stessa Malefica abbia dei poteri che usa in alcuni contesti mentre in altri no, lascia un po’ perplessi…perché invece di dare una bastonata a una guardia non lo lanci a mezzo miglio con la magia? Il sonno centenario descritto dalla fiaba e dal cartone animato, invece, pare non esistere visto che Aurora dopo essere caduta vittima del maleficio dormirà sì e no un paio d’ore. Epica, infine, la scena della battaglia finale tra Malefica mascherata da catwoman e Stefano da samurai, combattuta all’interno di un cerchio formato da lunghi scudi rettangolari che i soldati battono a terra per incitare il loro signore…mentre io in sala mi limitavo a urlare Nazukao! Nazukao! (e se avete colto la citazione allora vi voglio bene).

Per stringere: il film è puro intrattenimento con una piccola dose di riflessione (ma abbastanza piccola, eh). Sicuramente un esperimento ben riuscito di abbattimento degli standard narrativi della stessa Disney, per creare qualcosa di diverso dal solito.



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