28 luglio 2014 Lascia un commento
Malevich lo sappiamo, attraverso il suprematismo cambio’ la storia del XX Secolo creando un vero e proprio punto di svolta per l’arte figurativa prima e concettuale poi.
Non intendo soffermarmi sugli aspetti tecnici e teorici della rivoluzione che introdusse anche perche’ per comprendere il suo lavoro serve incrociare la tecnica iconografica russa con l’impressionismo, il futurismo, il cubismo senza dimenticare, anzi e’ fondamentale, il periodo storico e soprattutto lo stretto legame, cercato prima e subito poi, con la dittatura comunista che in quegli anni e per molti decenni a venire, scosse il mondo.
Anche sotto questo profilo la mostra e’ straordinaria. In rigoroso ordine cronologico, essa presenta la vita dell’artista attraverso le sue opere, le prime di stampo nettamente impressionista declinate nelle varianti puntinistiche e divisionistiche, ricordiamo che Malevich nacque in Russia nel 1878, per respirare presto, anzi con straordinaria puntualita’ le prime espressioni cubiste che ben presto si uniranno all’esperienza futurista nella chiara concomitanza stilistica con quanto Boccioni e Depero mostravano dalle nostre parti.
Il suprematismo, come il futurismo, fu multidisciplinare e proprio nel voler ridefinire il sistema artistico tutto, cerco’ nuove vie per coniugare poesia, teatro, pittura e musica ed e’ in questo periodo, nel 1915 (o retrodatato al 1913) che Malevich concepi’ il "Quadrato nero" prima e il bianco su bianco poi, dopodiche’ nulla fu piu’ lo stesso. Egli usci’ dalla raffigurazione e dal tratto per esprimere energia, l’idea non la materia e non la forma. Non si limita a indicare una strada verso qualcosa di nuovo, Malevich imprime sulla tela il potenziale del cosmo, qualcosa molto piu’ vicino alla fisica che alla pittura. Il balzo in avanti compiuto dal movimento suprematista fu travolgente e ben presto trascino’ con se’ altri artisti quali Larionov, Goncharova, Tatlin e Lissitskij, senza dimenticare Kandinskij e Rodchenko ma come non vedere la sua rivoluzione applicata alle aree di Mondrian, ai quadrati di Albers, agli Achrome di Manzoni e nel concetto di spazio allargato di Fontana e quanto ancora oltre.
Malgrado cio’ Malevich non fu un artista fortunato.
Nei suoi ultimi anni Malevich torno’ ad una pittura formale pur non rinnegando il suo passato ben visibile nelle ampie aree bidimensionali e compatte nei ritratti e soprattutto in qual quadrato nero che assunse come firma.
Morira’ di cancro nel 1935 dopo aver cambiato per sempre la storia dall’arte.
Ecco in sintesi la sua vicenda umana ed artistica, fedelmente riproposta la Tate Modern, una mostra curata benissimo, molto dettagliata e ben illustrata, perfettamente contestualizzata e ottimamente riassunta. Grande lavoro dei curatori che in sale ampie divise per periodo storico, ci offrono davvero tutto quanto si potesse vedere e pretendere, dove niente e’ lasciato al caso e non manca davvero nulla tra le opere fondamentali dell’artista.
Riconosco che stiamo parlando della galleria di arte moderna piu’ importante al mondo ma certo e’ che una mostra cosi’ organizzata e curata, dovrebbe essere presa ad esempio soprattutto dalle nostre parti.
Andare a Londra solo per Malevich? Si perche’ no, si potrebbe anche fare, perlomeno io lo consiglio.