Con la cerimonia d’investitura della carica di presidente ad interim del Mali,avvenuta ufficialmente ieri, Dioncounda Traoré, ci prova a riportare la calma nel Paese e garantire ordine e sicurezza dopo l’avvenuto colpo di stato del 21 marzo scorso.
Dioncounda Traoré, già presidente dell’Assemblea Nazionale maliana, un settantenne con laurea in scienze matematiche, i cui studi sono stati compiuti in prevalenza in Mali, impegnato in politica e nel sindacalismo da sempre, è affiancato al momento dal capitano Sanogo, autore del golpe, che ha costretto alla fuga e alle dimissioni l’ex-presidente Amadou Toumani Touré unitamente ad altri politici del precedente governo.
Sanogo, sempre nel corso della stessa cerimonia, si è affrettato a dichiarare ufficialmente chiusa la crisi maliana.
Ma la crisi invece è apertissima.
Le prossime elezioni sono a data da destinarsi. E questo già vuol dire tempi lunghi per quelle che sono le garanzie di una vita politica ,che possa scorrere regolarmente e all’insegna di una probabile democrazia.
E non è bene.
Questo cambio del presidente con una personalità che senz’altro privilegerà ,con la dovuta energia, il proprio Paese e non sarà affatto il burattino di turno nelle mani di potenze straniere, come la Francia, fa riflettere.
E fa ipotizzare o almeno sperare in un’Africa che ha cominciato finalmente ad aprire gli occhi sul proprio futuro, che intende difendere da eventuali ingerenze esterne.
E questo è bene.
Anzi direi molto bene.
Quando si è parlato del golpe del 21 marzo , non si sono taciute le grosse difficoltà economiche in cui versa attualmente il Mali, ragion per cui un esercito mal equipaggiato era destinato a sconfitta certa e a morte sicura contro i ribelli del Mnla, che rivendicano l’Azawad, dove nel sottosuolo ci sono le ricchezze del Paese, che fanno gola a tutti.
Si è detto allora che era un golpe “tiepido” ma forse i golpisti avevano , più della presidenza e della lobby politica del momento, ben chiaro il reale polso della situazione. E cioè tanto malessere e tanta povertà diffusa.
Si sa che in Africa i giochi di potere sono all’ordine del giorno per accaparrarsi cariche a vita.
Li conosciamo bene i diversi padri-padroni inossidabili d’Africa.
Quindi ben venga quest’uomo “nuovo” se s’impegnerà effettivamente per il bene del Paese e della sua gente.
Quello che si vorrebbe da lui però, in attesa di una regolarizzazione della vita politica, ad elezioni avvenute, è che non ci siano altro spargimento di sangue e devastazioni.
E questo in relazione alle sue stesse dichiarazione di combattente per l’unità del Paese contro i Tuareg e i loro compagnoni interessati ad ogni genere di bottino, cioé le sette islamiche fondamentaliste, che stanno approfittando del caos per inserirsi stabilmente nella vita politica e sociale del Mali con le conseguenze, quanto ad oscurantismo, che non è difficile immaginare.
Al momento anche il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, poco propenso ad interventi, resta fermo in attesa di osservare quelli che potranno essere gli sviluppi prossimi venturi.
E così anche l'opinione pubblica internazionale, che non è stata neanche ampiamente informata dai media.
Se non dalla stampa di settore.
Noi intanto ci auguriamo, per amore di pace, che Dioncounda Traoré possa essere sul serio la "carta" vincente.
E che i maliani possano ritornare a vivere in corcordia e serenità.
Senza tralasciare però di dare la dovuta assistenza alle notevoli sacche di povertà purtroppo ancora presenti nel Paese.
Specie quelle, troppo spesso dimenticate , nelle regioni del nord ,dove ribelli e fondamentalisti hanno buon gioco.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)