Malparlieri è una bellissima parola di origine provenzale per designare una categoria infame, ovvero coloro che sono sempre pronti a infangare e infamare, per interesse o per puro gusto, la reputazione altrui . La specie infestante prospera dovunque: nei gruppi di giovani, nei luoghi di lavoro, nelle trasmissioni televisive, sulle colonne dei giornali, e ultimo ma non ultimo, nell'immensa comunità virtuale della rete. Così, tra il serio e faceto, senza dimenticare che, davanti ad una reputazione distrutta e alla conseguente rovina che ne segue- economica, politica, sociale o personale che sia; e spesso è tutto questo insieme- la farsa spesso si trasforma in tragedia.
La citazione di Rossini potrà apparire al tempo stesso pleonastica e imprescindibile. NeIl Barbiere di Siviglia, il viscido Basilio non ci mette molto a convincere don Bartolo della opportunità di screditare il Conte d'Almaviva per allontanarlo dal cuore della bella Rosina. E così, dove il paragone per bellezza o per doti personali sarebbe impietoso, ecco che arriva la calunnia, un venticello/un'arietta assai gentile/ che insensibile, sottile,/lentamente, dolcemente/ incomincia, incomincia a sus-sur-rar.
Ma ciò che è veramente agghiacciante è la condizione della vittima della calunnia, vittima certa di morte civile, se non fisica: Il meschino calunniato,/avvilito, calpestato,/sotto il pubblico flagello/ per gran sorte va a crepar.
Una delle novelle più note della monumentale raccolta pirandelliana è senza dubbio La patente, nota anche per la versione televisiva, sceneggiata da Vitaliano Brancati e interpretata da Totò, forse con qualche guittezza di troppo rispetto alla sobrietà del testo originale.
Rosario Chiàrchiaro, il protagonista, è chiamato davanti al giudice D'Andrea, trasparente alter ego dell'autore, che non può rassegnarsi al processo intentato dal Chiàrchiaro contro due giovani figli delle baronie di paese, beccati in flagrante a fare gli scongiuri al suo passaggio, in virtù della fama di iettatore che ha portato l'uomo alla rovina completa:
Il giudice D'Andrea si curvò, si prese la testa tra le mani, commosso, e ripeté: Povero caro Chiàrchiaro mio, povero caro Chiàrchiaro mio, bel capitale! E che te ne fai? che te ne fai? - Che me ne faccio? - rimbeccò pronto il Chiàrchiaro. - Lei, padrone mio, per esercitare codesta professione di giudice, anche così male come la esercita, mi dica un po', non ha dovuto prender la laurea? - La laurea, sì. - Ebbene, voglio anch'io la mia patente, signor giudice! La patente di jettatore. Col bollo. Con tanto di bollo legale! Jettatore patentato dal regio tribunale. - E poi? - E poi? Me lo metto come titolo nei biglietti da visita. Signor giudice, mi hanno assassinato. Lavoravo. Mi hanno fatto cacciar via dal banco dov'ero scritturale, con la scusa che, essendoci io, nessuno più veniva a far debiti e pegni; mi hanno buttato in mezzo a una strada, con la moglie paralitica da tre anni e due ragazze nubili, di cui nessuno vorrà più sapere, perché sono figlie mie; viviamo del soccorso che ci manda da Napoli un mio figliuolo, il quale ha famiglia anche lui, quattro bambini, e non può fare a lungo questo sacrifizio per noi. Signor giudice, non mi resta altro che di mettermi a fare la professione dello jettatore! Mi sono parato così, con questi occhiali, con quest'abito; mi sono lasciato crescere la barba; e ora aspetto la patente per entrare in campo! Lei mi domanda come? Me lo domanda perché, le ripeto, lei è un mio nemico! - Io? - Sissignore. Perché mostra di non credere alla mia potenza! Ma per fortuna ci credono gli altri, sa? Tutti, tutti ci credono!Ma Chiàrchiaro rimane sordo alle obiezioni e alle implorazioni del giudice. Consapevole del fatto di trovarsi davanti un uomo di pena che comprende la sua, nondimeno si dichiara irremovibile di fronte alla prospettiva di perdere, ormai, il suo unico capitale:
Nella sua condizione disperata e grottesca, umoristica, Chiàrchiaro è fratello di Belluca, il protagonista de Il treno ha fischiato : esponenti di un'umanità avvilita e torchiata dalla vita e dal sistema sociale a cui non pare vero di riconoscere in questi infelici dei perfetti capri espiatori, in cui forse lo stesso Pirandello, - che conosce l'esperienza della declassazione a seguito del crollo delle miniere di zolfo in cui erano investite le risorse della famiglia- si è rispecchiato e riconosciuto.
RISORSE E NOTE A MARGINE *Il testo dell'aria rossiniana- e considerazioni analoghe sul tema - qui
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-e657dcb5-6616-4ec1-bc33-461fddab0983.html
**Il testo integrale della novella La patente, con annessa versione teatrale qui