Per loro oggi è suonato il gong.
La Guardia di Finanza di Torino ha sequestrato beni e valori per oltre un milione di euro, accumulati da quattro addetti. I sequestri sono stati cos’ stati fatti verso undici immobili, tra ville, appartamenti e box e 12 conti correnti, libretti e buoni postali in Lombardia, Piemonte e Sicilia dal Nucleo di Polizia Tributaria di Torino delle Fiamme Gialle, coordinato dalla Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo piemontese, che ha scoperto e sequestrato anche 150.000 euro in contanti, nascosti nell'armadietto di uno spogliatoio.
Le persone alle quali sono stati sequestrati i beni sono R.M., di 54 anni, dipendente di una compagnia aerea; B.R., di 47, dipendente di una società di catering; A.R., di 48, e M.F., di 47, dipendenti di un corriere espresso, tutti senza precedenti penali. La droga - secondo le indagini delle Fiamme Gialle - arrivava a Malpensa in pacchi da 20-30 chili all'interno delle stive di servizio degli aerei. Uno degli indagati, responsabile delle operazioni sotto-bordo per conto di una compagnia aerea, all' arrivo dei voli ritirava personalmente i pacchi e, grazie al suo ruolo, riusciva a consegnarli agli altri complici, evitando così i controlli.
Con questo sistema - sempre secondo le indagini della Guardia di Finanza - in meno di un anno sono stati portati a termine una dozzina di viaggi per un totale di 260 chili di cocaina purissima. L'organizzazione pagava seimila euro per ogni chilo di cocaina che arrivava in Italia, per cui - secondo le Fiamme Gialle - i quattro sono arrivati a guadagnare fino a venti volte lo stipendio percepito come normali lavoratori dipendenti, per un totale di oltre un milione e mezzo di euro.
Il gruppo di narcotrafficanti era stato smantellato nello scorso marzo del 2011, con l'arresto del presunto capo, G.A., di 40 anni, di Pinerolo (Torino). Pur vivendo prevalentemente in Sudamerica, l'uomo aveva mantenuto una serie di contatti attraverso i quali gestiva i traffici di cocaina, utilizzando posta elettronica, cabine telefoniche, internet point e utenze cellulari internazionali.
Dopo gli arresti le indagini sono proseguite fino ad arrivare ai quattro lavoratori dell'aeroporto di Malpensa che nonostante i guadagni, non hanno cambiato abitudini di vita e hanno investito il denaro in immobili, intestati anche a un prestanome.