MALTA: Passaporti in vendita. Come prostituire la cittadinanza europea

Creato il 15 novembre 2013 da Eastjournal @EaSTJournal


di Davide Denti

Quanto vale la cittadinanza europea? 650.000 euro in contanti, pare. E’ questa la sostanza della nuova legge passata dalla maggioranza laburista a Malta. Il nuovo Individual Investor Programme, dietro il solo requisito pecuniario, concederà a facoltosi applicanti il beneficio della cittadinanza dell’arcipelago, con annessi benefici: cittadinanza europea, libertà di movimento in Schengen, e viaggi visa-free per gli Stati Uniti. Sono previsti anche sconti-famiglia: solo 25.000 euro ciascuno per gli altri passaporti per i parenti più prossimi, oltre al primo. La gestione delle candidature e della procedura sarà esternalizzata alla società Henley and Partners, che dovrebbe trattenere il 4% degli incassi.

Tutto legale, ha confermato a denti stretti la Commissione europea: non esistono regole comuni sulla concessione della cittadinanza, poiché gli stati membri non hanno voluto che l’UE avesse diritto di parola sulla materia. Dunque, per paradosso, la concessione della cittadinanza comunitaria, che è complementare a quella degli stati membri, resta regolata da 28 leggi diverse. Come cittadini UE, questi “nuovi maltesi” avranno diritto a viaggiare, vivere, lavorare e, se la fortuna dovesse girare per il verso sbagliato, accedere alla protezione sociale in tutti gli altri 27 stati membri.

Secondo l’Economist, con tutta probabilità chi avrà le capacità finanziarie per far domanda per un tale canale saranno, da una parte, i nuovi ricchi dei paesi emergenti in cerca di una vita più confortevole nell’Occidente, o i vecchi ricchi occidentali in cerca di un mezzo per oscurare la propria cittadinanza originaria durante i propri viaggi. In ogni caso, come ricorda il Berlaymonster, ”chiunque abbia 650.000 euro in tasca e voglia spenderli per diventare europeo non è probabilmente il tipo di persona che vorremmo veder muoversi liberamente all’interno dell’UE”.

L’opposizione al provvedimento è venuta dal Partito nazionalista (centrodestra) all’opposizione, che ha promesso una raccolta firme per un eventuale referendum. “Non vogliamo essere paragonati ai paradisi fiscali dei Caraibi”, ha dichiarato il capo dell’opposizione Simon Busuttil. La nuova procedura, secondo l’opposizione, manca di trasparenza, in quanto i nomi dei nuovi cittadini non saranno resi pubblici. I nazionalisti hanno annunciato che, in caso dovessero tornare al governo in futuro, revocheranno i nuovi passaporti – anche se ciò potrebbe essere costituzionalmente complicato, secondo l’avvocatura dello stato. L’annuncio che i nuovi passaporti potrebbero essere politicamente “a scadenza” potrebbe raffreddare gli entusiasmi dei Paperoni stranieri pronti ad un viaggio di sola andata per Malta.

I motivi dietro alla svolta non sono chiari. Il governo di Joseph Muscat considera di incassare inizialmente circa 30 milioni il primo anno (fanno una cinquantina di nuovi cittadini), per poi aumentare la portata a 200-300 nuovi maltesi negli anni successivi. Ma Malta non è finanziariamente in crisi, e il motivo di cassa non può essere sufficiente. L’obiettivo, secondo il governo, è di attrarre nuovi cittadini  ”di talento” sull’isola. Cosa intenda per talento il primo ministro non è chiaro, dato che sembra far riferimento più alla moneta di biblica memoria che non ad effettive capacità personali.

Malta non è il primo paese europeo che cerca di fare affari svendendo i propri diritti di residenza e cittadinanza; Austria, Portogallo, e Cipro l’hanno già fatto in passato, anche se in forme meno sfacciate. Ma è il primo che non richiede nessun tipo di requisito aggiuntivo, come la necessità di investire forti somme nell’economia del paese; solo soldi cash. 

Vienna offre il passaporto a chi investe 10 milioni di euro nel paese o dona 3 milioni ad un ente caritatevole. In Portogallo, chi investe almeno 1 milione di euro ha la possibilità di guadagnare un passaporto dopo 5 anni. A Cipro, chiunque abbia perso più di 3 milioni di euro nel bail-out del paese può riscattare un passaporto in cambio. Precedentemente, sull’isola era possibile ottenere la cittadinanza depositando 17 milioni di euro in banca, vivendo e facendo affari sull’isola, e mantenendo una fedina pena pulita. Ma il sistema non aveva funzionato a dovere, come dimostrò nel 2012 la revoca della cittadinanza a Rami Makhlouf, cugino del presidente siriano Assad, dopo il suo blacklisting da parte dell’UE. Spagna, Gran Bretagna, Bulgaria e Lettonia sono altri paesi che offrono diritti di residenza (ma non di cittadinanza) a facoltosi investitori.

La legislazione maltese sulla cittadinanza, così come quella sull’immigrazione e sull’asilo, hanno bisogno di una riforma urgente. Ma non certo nella direzione della commodificazione e della trasformazione in merce di quello che dovrebbe essere il legame fondamentale tra un individuo e uno stato. Né in quella della creazione di due standard diversi sull’immigrazione, basati solo sulla capacità del portafoglio: uno, legale, per i super-ricchi in cerca di una seconda vita o di un passaporto di comodo per i loro loschi affari; e uno, illegale, per i richiedenti asilo in fuga da conflitti e miserie di Africa e Medio Oriente, che quando non annegano nel Mediterraneo si ritrovano soggetti a detenzione obbligatoria.

Foto:  padesig, Flickr

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