Rispetto alla volta precedende sul rio Winkel c’è poca acqua e il guado non è un guado….. due passi e sei di la, nella bella radura prativa di Stampoden che precede la ripida salita nel bosco. Anche il bosco, seppur caotico è stato ripulito e il sentiero, sempre ripido fino alla forca si percorre senza problemi. A dire la verità l’afa è insistente e in questo tratto, che porta alla scaletta, si suda un po’.Non è una gran giornata, già da subito l’azzurro del cielo viene nascosto da coperte di nuvole grigie e minacciose, ma per il momento non dovrebbe piovere. All’interno del bosco non filtra aria e nessun sollievo mitiga il seppur breve sforzo della salita. Le belle visuali verso Malga Auernig, il Monte Carnizza e il Corona in parte sono impoverite dalla grigia cornice e anche dopo forca Glome, sul versante meridionale, pur cambiando i panorami la situazione non cambia.
Sotto dense e grigie formazioni nuvolose appaiono la Val Canale e la Val Pontebbana, con le inconfondibili picche di Gleris. Così sarà la giornata, per cui, pur essendo un percorso non molto lungo, ce la prendiamo un po’ meno comoda, cercando di raggiungere la cima sperando che il tempo tenga. Vallette erbose tra abeti e larici, dolci saliscendi, un pendio coperto di mughi e siamo alla piccola forcella tra il Malveurich basso e alto. Nonostante tutto è sempre bello guardarsi attorno e riconoscere le cime che vanno dal Montasio al Zuc dal Bor, dalla Creta dei Rusei a quella di Pricot che con la sua mole nasconde una parte del Monte Cavallo…… all’altra ci pensano le nuvole.
Da qui alla cima il passo è breve, una piccola talpa ci segue, un solo tratto che richiede un minimo di attenzione ed eccoci in vetta a suonare ancora una volta la campana con l’augurio di tornare. Mentre il cielo si fa ancor più grigio e un venticello preoccupante ci viene incontro, lo sguardo va alla ricerca di quella canale sulla parete della Creta, dove scorre quella linea, quel desiderio che è diventato reale e il cui ricordo resterà sempre scritto, custodito in uno dei cassetti più belli della memoria.
Ancora il vento, gelido stavolta, ancora uno sguardo attirato come un magnete al Vallone di Winkel e ancora alla Creta, alle Torri. Dal contenitore metallico prendo il libro di vetta…… mi cade, lo raccolgo aperto su una pagina…….. la firma di Flavio …….. lo dico a Marisa. Non servono parole, ma ci piace l’idea che non sia stato un caso !Pur con un occhio al cielo e con una maglia in più ci fermiamo un po’ in cima, poi dopo una foto ricordo, decidiamo di scendere e lo facciamo completando l’anello per la mulattiera delle gallerie di guerra.
Il tempo tiene, diciamo che è grigio fisso con varie sfumature. Scendendo di quota si torna al riparo dal vento. Il procere è tranquillo, i passi si susseguono su terreni già noti, rilassati e sereni. E’ pur sempre una bella cima il Malvuerich, forse un po’ privato della giusta considerazione.Piacevolmente, con ancora un piccolo pensiero rivolto alla vetta, con la sensazione di essere osservati e protetti percorriamo la spettacolare mulattiera di guerra scavata nella roccia fino a Sella Pridola, con i resti della sua casermetta e delle sue trincee, dedicando anche qualche sguardo alla conca di Pricot e alle piccole baite.
Poi giù, ancora sul sentiero nel bosco fino al Vallone del Winkel e all’omonima baita.
C’è un tavolo in legno, due panche. Ideale per fermarsi un po’ a finire di scrivere il racconto di oggi …….