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"Mama Fatuma" /Racconto liberamente ispirato a "Une si longue lettre"di Mariama Ba

Creato il 21 maggio 2013 da Marianna06

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   Salaam Aleikum! La pace sia su di voi!

 

Sono una donna musulmana.  Mi chiamo Fatuma.  Tutti i venerdi’ vado a pregare in moschea, e tutti i giorni leggo il Santo Corano con grande gioia.

Sono stata sposata con Said, uomo di prestigio sociale.  Volevo tanto bene a mio marito, tanto da accettare la mia antipatia verso la sua famiglia, specialmente le donne.  Pazientai con le sue sorelle che spesso si ospitavano da me.  Mangiavano e a casa mia ed erano provviste di tutto l’occorrente.  Senza nessuna educazione, i loro bambini saltellavano sui miei sofa’, senza che le mamme proferissero parola.  Sopportavo anche i loro sputi con cui insudiciavano i miei tappeti.  Non parliamo poi della mamma di Said.  Spesso passava a casa mia durante le sue molte uscite, ogni volta accompagnata da amiche diverse.  Passava per mostrare loro quanto Said aveva progredito socialmente, e per mostrare loro la sua fama attraverso la bellezza della casa, che non era di sua properieta’.

Nonostante tutto amavo e rispettavo mio marito Said.  Avevo vissuto con lui 25 anni della mia vita, partorendogli ben 12 figli.

Una delle mie figlie, Aisha, mentre si stava preparando per l’esame dell’ultimo anno di Liceo, molte volte veniva a casa con delle amiche.  Una di loro era Amina, molto taciturna ma bellissima.

Un giorno amina comincio’ a indossare abiti costosi.  Sorridendo ironicamente disse ad Aisha: “ Queste vesti me le ha comprate un vecchio.”  Dopo poco tempo venimmo a sapere che Amina sposera’ quel vecchio.  Specialmente i genitori di Amina ambivano tanto il matrimonio della loro figlia, perche’ il vecchio era ricco.  Il cuore dell’uomo, che non si puo misurare,  ora si misura con il parametro denaro!

Chiesi a mia figlia Aisha: “Quando sara’ il matrimonio?’  “Domenica prossima, ma senza festa, perche’ Amina non puo’ reggere la derisione delle amiche.

 

Come seconda moglie

 

   La sera della domenica in cui Amina si sposo’ fui sorpresa a vedere tante persone venire a casa mia.  Tra loro c’era l’Iman della moschea e Shukuru, fratello maggiore di Said.  Chiesero di Said stesso.  Dissi loro che era uscito il mattino e non era ancora rientrato.  Cominciarono a sogghignare, mentre io ero sempre piu’ stupita.  Dopo aver sorserggiato il the’ l’Iman annuncio’ ufficialmente: “Oggi tuo marito Said ha preso una seconda moglie.  Veniamo proprio ora dalla moschea dove ha avuto luogo la celebrazione.”  Poi Shukuru subito aggiunse: “Mama Fatuma, Said ti ringrazia molto.  Allah gli ha fatto dono di una seconda moglie e non poteva rifiutare.  Si congratula con te per aver convissuto con lui 25 anni con la deferenza che una moglie deve a suo marito.  Tutta la parentela ti ringrazia, e specialmente io, fratello maggiore di Said.”

Nascosi la mia collera e il mio dolore.  Sorrisi e pregai di porgere i miei saluti a Said, il marito diventato amico. 

   Chi e’ questa seconda moglie?  Amina, la ragazza silenziosa ma affascinante.

 

   Mamma, rompi il tuo matrimonio

 

   Mia figlia Aisha era piu’ adirata di me.  Mi disse: “Mamma, separati!  Non voglio che tu polemizzi con un uomo e con una ragazza della mia eta’”  Davvero devo rompere il matrimonio dopo aver vissuto con mio marito per un quarto di secolo e aver partorito 12 figli?  Davvero andare lontano dal tradimento subito?’  Domande spietate, e piu’ spietate ancora sarebbero le risposte.

   Dopo lunga riflessione e molte lacrime decisi di rimanere dove sono.  Mai ho pensato che si possa trovare gioia al di fuori del matrimonio.  I miei figli, che si rifiutavano di approvare la mia decisione, mi indispettivano.  Ma poiche’ erano molti, li rispettavo.  Aisha pero’ ammoni’: “Mamma, i tuoi guai non sono finiti.”

   Gli sforzi degli amici di far ritornare a casa mio marito fallirono.  Ogni volta che Said menzionava il mio nome ed esprimeva il desiderio di rivedere i figli, quella ragazza-moglie sveniva.  Said non si fece vedere per nulla.  Ci dimentico’ completamente.

   La mia vita muto’ radicalmente.  Secondo la legge islamica fui obbligata a vivere nella poligamia e a dipendere da cio’ che era disponibile. Ma ero priva di tutto.  Non e’ facile la poligamia!  Le donne che vivono questa condizone ne conoscono le conseguenze, bugie e martirio.  Tutto cio’ indurisce il cuore.

 

   Non sono uno strumento qualsiasi

 

   “Taxi, taxi!  Corri in fretta!”  La mia gola era secca.  Il cuore palpitava forte.  ‘Tassista, corri, corri piu’ in fretta!” 

Finalmente arrivammo all’ospedale, ma mio marito Said era gia’ morto.  Il dottore mi spiego’: “All’improvviso ebbe un infarto.  I massaggi al cuore e la respirazione artificiale sono state armi inefficaci di fronte alla volonta’ di dio.”

   La morte di Said porto’ a casa mia molti conoscenti.  Grida e lamenti lancinanti acuivano il mio dolore.  Indossando un velo nero sulla testa, vedevo l’andirivieni della gente.

   Conformemente ai costumi, Amina, la seconda moglie che visse con Said cinque anni, fu accompagnata al funerale.  La sua presenza mi irritava.  Dopo la sepoltura i partecipanti salutavano i familiari e circondavano noi vedove, porgendo condoglianze e tessendo le lodi di Said: “Said, amico dei giovani e dei vecchi.  Said, vero fratello, marito premuroso, musulmano fedele.  Allah abbia misericordia di lui!”

   Come richiesto, osservai il lutto di 40 giorni.  Dopo le preghiere di purificazione, Shukuru, il fratello maggiore di Said, entro’ nella mia stanza e mi disse: “Appena terminato il lutto ti sposero’. Ambisco tanto che tu sia mia moglie.”

   La mia voce da 30 anni conosceva solo il silenzio.  Ma quel giorno sbotto’piena  di sarcasmo e scherno.  Risposi: “Shukuru, tu dimentichi che io ho un cuore e ho intelletto.  Non sono uno strumento qualsiasi da passare da una mano all’altra.  Tu non comprendi cosa significhi per me sposarsi: e’ un atto di fiducia e di amore.  E’ un dono reciproco tra chi sceglie e chi e’ scelta.”  Sottolineai la parola ‘scelta.’  Shukuru zitti’ e se ne ando pieno di rancore.

 

   Aisatu e Iba

 

   Aisatu, un’altra mia figlia, rimase incinta.  Inizialmente si rifiutava di ammetterlo.

   Come accettare questa realta’ che mi colpiva all’improvviso come un fulmine?  Come immaginare che mia figlia, che si era liberata dalla schiavitu’ del fumo, ora giocasse licenziosamente con un giovane?  Il mio cuore fu ricolmo di tristezza.  La domanda era: “Chi?”  Chi e’ il ‘ladro?”  Perche’ un giovane di condotta lasciva e’ un ladro!  Chi ha causato una simile perdita?”  Sbalordita guardavo mia figlia, molto delicata e sempre pronta ad aiutarmi in casa. Aisatu rivelo’ il nome del giovane: Iba, studente universitario.

   Si conobbero durante la festicciola di compleanno di un amico.  Un giorno Iba ando’ a cercare Aisha alla scuola, e quel giorno mia figlia non torno’ a casa per mezzogiorno.  Iba la invito’ nella sua stanza dell’Universita’, accogliendola gentilmente.  Iba sapeva che Aisatu era incinta.  Tuttavia rifiuto’ l’aiuto di chi si prestava a farla abortire.

   Aisatu mi disse: “Mamma, Iba verra’ a spiegarti tutto cio’ che desideri sapere.”  Difatti, Iba si presento’ in casa.  Era un bel ragazzo.  Vestiva normalmente, ma i suoi occhi dolci erano attraenti.  Il suo sorriso penetrava il cuore.  Questo giovane, ‘tentatore’ di mia figlia. mi incanto’. 

Iba disse: “Signora Fatuma, da tempo desideravo incontrarti.  Comprendo il peso di un figlio per sua madre.  Aisatu mi ha raccontato molte cose su di te e i tuoi parenti.  Tua figlia e’ il mio primo amore, e sara’ l’unico.  Ti chiedo scusa per quanto e’ capitato.  Se sei d’accordo, sposero’ Aisatu.  Mia madre si prendera’ cura di nostro figlio e noi proseguiremo gli studi.  Grazie per ascoltarmi.”

   Davanti ai miei occhi nasceva una famiglia nuova.  Allah benedica il cammino che Iba e mia figlia Aisatu hanno intrapreso insieme.

 

a cura di padre Francesco Bernardi,

direttore della rivista swahili “Enendeni”

 

Nota bene

L’articolo si ispira al romanzo in swahili “Barua ndefu kama hii” di Mariama Ba, Mkuki na Nyota Publishers, Dar Es Salaam 1994. Tuttavia l’originale e’ in francesce: “Une si longue lettre”, Nouvelles Editions Africaines, Dakar 1990.


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