Mamma, non aiutarmi, per favore!

Da Massimo Silvano Galli @msgdixit
Uno dei quesiti che spesso attanagliano le famiglie in procinto di varcare, con i loro pargoli, la soglia della scuola dell'obbligo è come scegliere la scuola migliore. 
Ovviamente, ogni possibile risposta lascia il tempo che trova, poiché le variabili che rendono un percorso scolastico degno di questo nome sono davvero molteplici e nessuno può garantire che la maestra che mi hanno detto tanto brava e a cui voglio affidare mio figlio, l'anno successivo, magari in un contesto istituzionale, relazionale e personale differente, restituisca la stessa qualità e capacità; stessa cosa dicasi se, ad esempio, cambia la dirigenza dell'istituto, magari portando con sé modelli funzionali altrove, ma che si rivelano disfunzionali nel nuovo contesto. 
Insomma, noi esseri umani ci muoviamo sempre in articolati territori dettati dalle regole della complessità e nulla davvero può essere dato per  scontato.
Come fare, allora? 
Alle molte famiglie che mi chiedono come scegliere, una pur generica indicazione è però possibile: la scuola migliore è quella in cui vi diranno di non seguire a casa i vostri figli.
Avete letto bene: non seguire a casa i vostri figli.
Sì, capisco che la cosa possa un po' sconvolgere, dato che, invece, il suggerimento della gran parte delle scuole è spesso l'esatto contrario, tipo: "Mi raccomando, ora che inizia la scuola vera, i vostri bambini hanno bisogno di essere seguiti a casa.". Ma, a mio avviso, tale indicazione, se non adeguatamente accompagnata da adeguate istruzioni sul come seguirli, rischia di produrre più danni che benefici.
Il suggerimento della scuola dovrebbe, invece, essere: "Mi raccomando, i vostri figli devono diventare delle persone capaci e responsabili. Se faticano a fare i compiti a casa o non hanno capito qualcosa, ditegli di rivolgersi alle loro maestre, noi siamo qui apposta per aiutarli. Se volete davvero sostenerli in questo percorso: rendeteli il più possibile autonomi, insegnategli a chiedere aiuto, anziché anticipare le loro difficoltà sostituendovi. Aiutateli a costruire un loro metodo di studio, ma non fate le cose per loro. E' molto meglio un brutto voto ma vero, che un bel voto da dividere in due.".
Sono tanti i bambini che riceviamo in studio il cui vero grande problema sono i loro genitori: mamme e papà che passano ore e ore seduti insieme a loro davanti a un libro o un quaderno; angosciati, loro per prima, dalla possibilità di prendere un brutto voto o che i loro piccoli possano in qualche modo inciampare, e allora altamente sostitutivi e, senza saperlo e senza accorgersene, altamente dannosi.
Il bambino, foss'anche il ragazzo, ha invece bisogno di essere aiutato a capire come studiare, come organizzare al meglio le sue giornate di studio affinché rimanga il sacrosanto e importantissimo tempo dello svago e del divertimento, come essere ascoltato quando deve ripetere la lezione e magari aiutato a divettare più padrone del suo lessico ma mai, mai, sostituito -e non solo nel fare, perché anche la sostituzione emotiva e altrettanto dannosa (quando il bambino ha bisogno che il genitore sia semplicemente accanto a lui se non non riesce a fare i compiti).
Questo supporto ai genitori per aiutarli ad aiutare al meglio i loro figli, è parte integrante del nostro lavoro e dell'approccio neuropedagogico.
Massimo Silvano Galli