Ogni fascia d’età, se ci pensate, ha il suo personaggio sfortunato con cui confrontarsi e confortarsi. Faccio solo un esempio per le mamme: la sfortunata Bridget Jones sempre fuori posto. Come noi leggiamo quei libri, venendone fuori divertite e un po’ rincuorate, anche i bambini oltre ai supereroi hanno bisogno di personaggi che partono male ma alla fine trovano la via d’uscita.
Fortunatamente i miei bambini alla fine non hanno mai avuto problemi seri con i coetanei, o forse è bastato iniziare a parlare delle situazioni che si creavano per capire insieme il malinteso che stava alla base dei loro piccoli problemi.
Avevamo ricevuto il Bully Book un po’ di tempo fa. Era inutile che io lo propinassi da leggere a mio figlio in forma preventiva contro il bullismo. Non è il modo giusto di proporgli una lettura. In un turno del centro estivo invece c’è stato qualche problema con un paio di bambini, anche a lui le mie parole per invitarlo a riflettere sembravano sempre le stesse. “Mamma, tu non hai capito il problema!”. L’ho capito invece, eccome se l’ho capito. Ci siamo passati tutti e ognitanto capita anche adesso che sono grande. Giustamente a lui sembrava una situazione più difficile e ha accettato di leggere il libro.
Il Bully Book inizia con la storia di un bambino che all’improvviso viene escluso dai soliti amici. Un compagno di classe che riteneva come lui, stessi interessi, stessi gusti, all’inizio del nuovo anno scolastico si presenta in classe cambiato: vuole stare con il bullo delle classe e fare tutto quello che fa lui. Come farlo rinsavire? Come non sentirsi esclusi? Ci sarà una soluzione!
Non vi voglio dire che i libri facciano miracoli perché non è il caso. Non essendo un manuale di auto-aiuto (mi fa un po’ ridere l’idea di un testo del genere per bambini) non contiene nemmeno la risposta precisa al problema specifico che potrebbero avere i vostri figli. Vi posso invece dire per certo a cosa serve questo libro:
1) a non sentirsi sbagliati quando capitano situazioni di emarginazione con i compagni (“Non sono solo io! capita anche al bambino del libro)
2) a guardare da fuori le figure tipo: il bullo, la vittima del bullo, la persona che si lascia influenzare; i bambini da soli non hanno una capacità così automatica per riconoscere i “ruoli” che le persone prendono nelle situazioni, vederli nei personaggi è più semplice e aiuta, credetemi, per parlare con loro del problema che vivono;
3) il finale positivo, quello che riscatta il bambino emarginato (l’antieroe), dà speranza che essere tagliati fuori non sia una marchiatura eterna, ma una occasione per dimostrarsi migliori.
Se lo trovate, prendetelo e tenerlo pronto. Spero ovviamente che non vi serva, ma la crescita prima o poi passa per tutti in questi piccoli problemi con cui prendere le misure.
The Bully Book di Eric Khan Gale, edizioni San Paolo, è il mio consiglio di lettura per questo venerdì.