Se l'è anche prodotto questo film Gerard Depardieu, insieme ai 2 registi, nel quale è protagonista assoluto e, a mio parere, molto ben riuscito. Una di quelle interpretazioni che trasmettono spontaneità, perché sentite e in qualche modo, pur nella metafora, autobiografiche.
Serge detto Mammuth è un gigantesco operaio in un macello di suini e lo incontriamo il giorno in cui va in pensione. Tutta la vita non ha fatto altro che lavorare ed ora trovare il modo d'impegnare le giornate non è un problema da nulla. Non particolarmente dotato intellettualmente, non ha hobby, non legge, non pratica sport, mai fatto nulla nel tempo libero. L'impegno verrà fuori dalla necessità di trovare alcuni documenti per le pratiche della pensione. Dovrà recarsi nei luoghi di lavoro dai quali non risultano versati i contributi. La moglie lo convincerà a tirare fuori dal garage, dopo tantissimi anni, la vecchia moto Munch modello Mammuth per il viaggio e lui partirà.
Un on-the-road per le campagne francesi veramente particolare, che se anche fa pensare spontaneamente ad "Easy Rider" se ne differenzia molto nella sostanza.
Serge è un "cavaliere solitario", solo lui e la moto senza compagni d'avventura. E' un particolare, e lo dico da motociclista incallito che ama moltissimo proprio viaggiare in quel modo, non da poco (avrei molto da dirne sui viaggi in solitaria, ma mi riservo l'argomento per un prossimo articolo su Fanfare dove citerò Mammuth). La ricerca dei documenti, causa prima del viaggio, diventerà poi solo pretesto. I luoghi sono cambiati, alcuni posti dove ha lavorato non esistono più e in realtà, in particolare quando viaggiando finirà da parenti che non vede da 20 anni, il viaggio sarà una ricerca d'identità, di senso a sé stesso. Una presa di coscienza, anche amara ma non triste e il senso di libertà che finalmente proverà, non soggetto ad obblighi di lavoro o di marito, gli regalerà un finale che anche se può apparire un po' retorico m'è piaciuto moltissimo!
Parabola al tramonto di un uomo comune, non potevo non amare questo film che metto tra i miei Cult, come motociclista e come uomo che vive la seconda metà del pomeriggio. Pieno di gag talvolta anche acide, dalle quali esce fuori sempre con simpatica poesia ed uno dei personaggi, tra i più stravaganti devo dire, è interpretato proprio da una poetessa ho scoperto, Miss Ming. Belli alcuni momenti "onirici", in particolare quando Serge ricorda un amore drammaticamente perso in gioventù, con flashback vissuti in tempo reale, ricordandone i dialoghi, i suoni, mischiando le belle e già terse immagini del viaggio con visioni sgranate da vecchia videocamera portatile.
Non voglio dilungarmi tanto. E' un film dolcissimo, che consiglio a tutti e per chi ama viaggiare in moto è una visione Obbligatoria.
Solo 2 parole sulla splendida moto utilizzata, vera rarità di valore oggi altissimo tra i collezionisti. Le riprendo da questo link, come anche l'immagine, e le fisso nella rece come compendio.
Qualche commento nei frame, alcuni veramente spassosi...
un discorso scritto! così lo congedano, dopo tanti anni di lavoro, mentre i colleghi già ruminano patatine...
regalo veramente di lusso per il pensionato! un puzzle
la spesa nel supermercato dove lavora la moglie. terribile e da ridere, un altro pensionato è morto davanti al bancone dei surgelati
dettaglio della splendida moto.
tutti soli a mangiare. non si riesce a parlare, Serge ci prova senza successo, però dopo che uno terminerà una telefonata a casa mettendosi a piangere lo faranno anche tutti gli altri ospiti
il bagaglio non è stato messo in sicurezza proprio bene...
il sogno giovanile, rappresentato da Isabelle Adjani
qua e fino alla fine, Serge libero, quando è felice abbraccia il mondo