La loro origine e’ molto antica e misteriosa, due maschere uniche al mondo che si esibiscono insieme ma diverse fra loro, ancora oggi ricche di fascino sia per l’abbigliamento sia per il modo di muoversi.
I Mamuthònes indossano l’abito in velluto scuro, la mastruca nera (casacca di pelle ovina caratteristica dei pastori sardi) e scarpe in pelle conciate a mano. Sul volto “sa visera”, una maschera nera antropomorfa, mentre sul capo il berretto sardo (coppola) ed il fazzoletto del vestiario femminile (su mucadore) che avvolge visera e berretto. Sul dorso del Mamuthòne, legato da una serie di cinghie in cuoio è sistemato un pesante mazzo di campanacci di varia misura mentre un altro carico più piccolo di campanelle è collocato sul davanti all’altezza dello sterno e dello stomaco.
I Mamuthònes sono accompagnati dagli Issohadores, portatori di soha, una lunga fune di giunco ma che prima era di cuoio pesante.
L’Issohadore non porta ne la maschera nera ne i campanacci ma indossa parte del Costume tradizionale maschile. L’abbigliamento prevede sul capo la nera berritta sarda legata al mento da un fazzoletto variamente colorato, larghi pantaloni e camicia di tela bianchi, sopraccalze di lana nera, il corpetto rosso del costume tradizionale maschile, a tracolla una cinghia in pelle e stoffa dove sono appuntati piccoli sonagli, uno scialle, di solito scuro con bellissimi ricami, legato alla vita con la parte variopinta che scende lungo la gamba sinistra.
I due gruppi coinvolgono gli spettatori portando avanti una vera e propria cerimonia tanto affascinante quanto misteriosa in segno di allegria e tempi propizi.
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