Manca il destinatario. E forse manca anche il mittente

Creato il 12 giugno 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori

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Hai mai pensato al perché le cose non bastano? Hai mai pensato perché le risposte importanti si negano, delegano, posticipano? Hai mai pensato di essere finito nel cuore di qualcuno senza saperlo e farti i tuoi giri con il naso all´insú come un sole nella vita di qualcuno? Hai mai creduto le cose non vere per non arrenderti? Hai mai aspettato a oltranza coincidenze per abitudine? L´indice segue le righe, la città la sua logica, Chiara senza un posto dove essere, é come tutti noi, quando da un angolo guardiamo le cose muoversi, senza percepire il senso, senza seguire le direzioni, stanchi per pensare alle cose troppo vere che finiscono sempre per scavarci. Hai mai pensato di non chiamarlo più? Ha mai pensato di non accettare piú quelle cose che girano dietro di te, delle persone di cartapesta, gli appuntamenti inutili? Hai mai pensato che quelli che scarrozzano auto di lusso rubano tempo ai figli per pagare la benzina? Per andare piú lontano. Hai mai pensato che non vorresti pensare le cose che pensi?

Chiara arriva da una vita troppo facile, che qualcuno ha giá stirato per lei, cosí l´abisso é sembrata l´eventualitá piú naturale per fuggire alla mania di protezione, ai gesti telecomandati, al dover apparire e conformarsi. Hai mai pensato di dire “non fate piani per me”? Hai presente quando ti preoccupi di tutto tranne che di te? Di conoscerti, di prenderti piú leggermente, di calmarti. E poi quando smettiamo di prometterci agli altri, alle cose da comprare per uno stato di felicitá piú temporaneo dei lavori, ormai. Quando.

Chiara si é costruita il suo abisso a rate, nel suo piccolo mondo di cartapesta e balocchi ammuffiti. Stringe la cartina mal rullata, dita gialle macchiate dal tabacco, mille cuori da scoppiare dentro ad uno. Se pensa. E poi non vede. Che tutto é possibile. A un raggio di poco, a un pezzo di coraggio alla volta. Il nodo si stringe cosí forte dalla paura che servirá, ancora una volta, sperare e sciogliersi. Chiara si legge su Facebook, ha aperto un profilo senza amici solo per sfogarsi e ascolta trash metal. Chiude la porta, risponde quasi balbettando come un telegrafo, stringe i pugni in tasca. Guarda spesso la finestra, ha sempre le mani umide e una ciocca di capelli blu. Cosa sono quattordici anni. Quando non puoi decidere nulla forse sono nulla. Nessuno si sceglie dove nascere, sarebbe un lusso, sarebbe talmente caro che anche volendo solo i soliti sceicchi si sprecherebbero. E quindi pieghiamo la testa al piú bel dono della vita, i genitori, con la rassegnazione di chi sa che si parlerá solo senza comprendersi oppure la alziamo e il tempo diventa nostro alleato e le scelte speranze.

Chiara scrive storta su fogli A4. Perché a un amico certe cose non le puoi dire, ti sentiresti morire. E poi devono sembrare tutti forti e sicuri, i ragazzi, come i grandi. Su quei fogli c´é tutta quell´aria che tira tra le finestre del cuore, vecchia e nuova. Si muovono le tende. Si muovono le cose che non tornano, i pezzi dispari. Chiara non sa davvero cosa ne sará, un po´ci pensa, un po´ci piange. Aspetta, come tutti. Per vedere se sará abbastanza. Sembra che abbia scritto una lettera in aria e l´abbia affrancata con un po´di futuro. Manca il destinatario. E forse per ora manca anche il mittente.



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