Biella, 7 febbraio 2016. Come consuetudine nel quartiere Chiavazza della città di Biella, si compie il rito della fagiolata da Guinness: 136 paioli, 5 quintali di fagioli secchi, 5 quintali di salsiccia, decine di chili di verdure, 25.000 razioni.
La festa inizia il mattino presto con la cottura degli ingredienti, sapientemente dosati e poi mescolati fino alle 14,30, ora di inizio della distribuzione. Non solo gli abitanti di Chiavazza si mettono in fila, arriva anche gente da fuori, tanto la sua fama si è sparsa nel circondario.
Una bella festa, una tradizione. C’è a chi piace e a chi no; a chi piace fa la coda, aspetta con la sua ramina e se la porta a casa, a chi non piace mette sul fuoco la pasta al ragù e resta felice.
Già, sarebbe bello no? Si chiama “vivi e lascia vivere”.
Sul sito della Nuova Provincia di Biella, nel raccontare la fagiolata, si sono spinti oltre, segnalando la presenza di immigrati come aiuto cuochi, un gesto bello visto che un numero consistente di immigrati sosta da mesi nella vecchia direzione didattica di Chiavazza, senza destinazione né occupazione.
I commenti?
A) “pioveva, la pioggia acida è entrata copiosa nei paioli e la fagiolata sarà stata radioattiva, che schifo mangiarla!”
B) “Se l’hanno toccata i negri, farà schifo, di certo ci hanno sputato dentro”
da “La Biella che piaceva”, io onestamente i nomi non li avrei oscurati
In sintesi, le parole giuste non le ricordo e onestamente ho letto in commenti una volta e non ho voglia di rifarlo.
Ne è nata una discussione odiosa e razzista, scontata e disgustosa.
Una bella tradizione bruciata dalla solita ignoranza di una parte di esseri umani destinati, spero presto, all’espulsione fuori dal cosmo.
Chiara