Mancanza di punti di riferimento. Politici, sentimentali, economici, professionali. E, ancora peggio, musicali.

Da Danielabigi81
Non riusciremo mai a capire fino in fondo le canzoni che non abbiamo in un qualche modo vissuto.
Non c'è niente da fare.
Quando l'ascolto è retroattivo, una musica si può amare, puo' piacere, puo' comunque emozionare, ma non è possibile capirla. Si nasconde, si mimetizza.
Se non ti ha cresciuto, facendoti da balia, se non ti ha accompagnato in giro per i caotici labirinti dell'adolescenza, se non ti ha portato in vacanza, dagli amori impossibili, in capo al mondo quando hai deciso che era il momento, agli esami dell' Università e poi a quelli della Vita.
Allora no. Non puoi averla capita.
L'hai apprezzata. Che è un gradino sotto.
E l'opinione, la percezione che hai non è così attendibile. Anche solo per il fatto di non averla mai ascoltata dal vivo, in modo concreto, tangibile, condiviso con altre persone (e non nella solitudine di uno scadente i-pod) e ancora di più, non aver recepito con una certa precisione cio' che voleva trasmettere, chi quella musica l'ha creata.
Per esempio. Io amo i Queen. Mi sono sempre piaciuti e mi piaceranno sempre.
Sono ai vertici più elevati della mia personalissima classifica di gradimento musicale.
Vuoi perchè me li faceva ascoltare mio fratello, nei 33 giri, quando ancora i miei recettori sensoriali erano permeati solo da qualche Fivelandia e dagli 883. Vuoi perchè "Bohemian Rapsody" e "The show must go on" sono tra le canzoni più megagalattiche mai composte. Vuoi perchè Freddie è stato uno dei più grandi uomini di palcoscenico.
Ma questo non toglie un fatto dato per assodato e di cui mi rammarico. Non avro' mai la benchè minima idea di come sarebbe stato essere là, allo stadio Wembley, quel giorno del 1987.
Ad esempio.
Questo intendo. Che solo chi era presente, ha recepito quella Magia. Quella Grandezza Suprema.
Anche per il nostro Lucio Dalla, sono nata troppo tardi per poterlo capire. Mi sono persa il bello. Ho ascoltato "Tutta la vita" tante volte e, nonostante la sua bellezza, non mi appartiene. Sono della generazione di "Attenti al Lupo", che no, non mi è mai piaciuta, ma la ricordo bene. Mi ha accompagnato da una qualche parte, che ora non ricordo.
Non è che sia significativo solo ciò a cui si assiste ma, almeno, ti deve capitare di ascoltarlo casualmente, alla radio, mentre stai comprando un gelato, sei in colonna per andare al mare, stai facendo l'amore, o le pulizie in una mattina in un sabato di sole, ti deve capitare di condividere quella musica con gli amici o i colleghi, fidanzati o amanti.
Dev'essere lì, nell'aria. In quel momento storico. Senno' evapora la sostanza e non la cogli.
E' questo forse uno dei motivi per cui si parla meno di musica, le si conferisce un'importanza nemmeno paragonabile a quella degli anni passati. Non è più rappresentativa di un periodo storico, non ci ricorderemo la prima in classifica del Luglio 2011. O del Febbraio 2012 (qual'è?). Non scandisce il tempo, gli eventi, le fatiche, gli amori. Non si puo' più (ahimè) disquisire a lungo sull' eterna bellezza rivoluzionaria di un album come "Tommy" o sul confronto tra Keith Moon e John Bonham. Sono anacronistici.
Anche se.
Forse proprio per questo è un bene essere anacronistici in fatto di musica.
Come dire.
Voi avreste il coraggio di cantare ai vostri figli "Mon Amour" di Gigi D' Alessio?




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