«Ci censuriamo continuamente per paura di deludere, offendere, restare soli. Non difendiamo i nostri pensieri e li svendiamo per poco o niente, barattandoli con la dose minima di quieto vivere che ci lascia in quella tollerabile infelicità che non capiamo nemmeno di cosa sia fatta, esattamente. Siamo piuttosto ignoranti in materia d’infelicità, soprattutto della nostra. È per via di questa reticenza che quando ritroviamo i nostri pensieri nei libri, sembra che ce li tolgano di bocca con tutte le parole. Allora li rivalutiamo. Ci viene voglia di riprenderceli, di difenderli. In un certo senso, cominciamo a parlare.»
Diego De Silva lo preferisco quando racconta di Vincenzo Malinconico, “Mancarsi” non so se è una storia d’amore, non so neanche se è una storia.
E’ quasi più un flusso di autocoscienza, con i limiti e le emozioni che questo comporta.
L’ho letto con urgenza e, secondo me, non doveva finire così.