Mancini, Kovacic e la ribellione al potere dei procuratori

Creato il 06 aprile 2015 da Aplusk

Finalmente c'è qualcuno che grida rispetto e riporta le pedine sulle giuste caselle dello scacchiere. Mi riferisco a Roberto Mancini.


Il tecnico dell'Inter si è reso protagonista di un episodio che, con un pizzico di furbizia, dovrebbe essere replicato dall'intera categoria degli allenatori del pallone che merita - e in questo caso hanno ragione - la piena autonomia decisionale.

Nulla di eclatante, ma una sottile presa di posizione. Parto col riportarvi le parole dell'allenatore dell'Inter qualche giorno fa: "Se devo dire qualcosa la dico direttamente al giocatore, non al suo procuratore che non mi interessa neanche conoscere". Il ragazzo è ovviamente Mateo Kovacic, il suo procuratore risponde al nome di Nikky Vuksan, che non più tardi di qualche giorno fa ha deciso di usare il pretesto delle voci di mercato attorno al suo giovane assistito, per inviare una bella stoccata al nuovo tecnico: "Mateo non lascerà l'Inter per nessuna ragione. L'Inter ha allungato e migliorato il suo contratto portandolo a 4 milioni di euro. Che senso avrebbe se non lo considerassero un giocatore su cui puntare? Probabilmente l'unico a non vederla in questo modo è Mancini, che non lo utilizza come e quanto dovrebbe".

Mancini, Kovacic e la ribellione alla dittatura delle procure

Roberto Mancini sta trovando diverse difficoltà nell'impiego del centrocampista croato, utilizzato a spizzichi e bocconi e scavalcato nelle preferenze da Shaqiri e Palacio, ma è una normale fase di studio e assestamento. Oggi è Kovacic a pagare le amare conseguenze della mancanza di risultati, domani potrebbe essere Xherdan Shaqiri, giusto per fare un nome.

Ma l'affermazione diretta dell'allenatore dell'Inter cela un'attesa ribellione alla latente dittatura moderna delle procure, capace di spostare gli equilibri interni, di determinare la sorte dei giocatori, di mandare al muro contro muro i propri assistiti. Le società hanno perso ormai da diversi anni la libertà decisionale nei confronti dei propri calciatori regolarmente contrattualizzati, sferzate regolarmente da capricci che si trasformano in minacce e rimarcano che questa è una problematica crescente, una dittatura delle procure che diverrà degli Intermediari (dal 1 aprile è divenuta ufficiale la riforma voluta da Blatter), un giochino che troppo spesso rende i contratti simili a carta da stracciare e che può limitare e influenzare il lavoro di un tecnico, figura che non sembra più completamente libera di vivere gioie e dolori delle proprie scelte.

Mino Raiola è stato uno dei primi padri-padroni di tali manovre sibilline (Balotelli?); ci riproverà con Paul Pogba. A parte pochi coraggiosi, la quasi totalità dei presidenti preferisce vezzeggiare e adulare il lavoro degli ex agenti, con ovvie e spesso clamorose conseguenze.

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