MANET: un destino di colori

Creato il 01 maggio 2011 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

Puntata speciale di Che tempo che fa. Fabio Fazio   avvalendosi della competenza, del gusto raffinatissimo e della fine arte oratoria di Flavio Caroli, protagonista insieme allo scrittore Andrea Camilleri, ci porta nel  mondo colorato di Edouard Manet con la sua rubrica d’arte e pittura.

Dirigendo con maestria il pubblico tra le pieghe delle suggestive emozioni suggerite dalla ricerca di nuove espressioni pittoriche di un Manet che rifiuta l’impressionismo e preferisce mostrare scene di vita quotidiana della borghesia parigina invece di scene mitologiche e allegoriche.  Caroli inizia il suo racconto precisando che Manet, pur essendo amico di Monet non volle mai essere identificato col gruppo degli impressionisti, né partecipò mai alle loro esposizioni. Manet sceglie temi tradizionali attualizzandoli, “realisticamente”. Un realista classico, innamorato della pittura del passato, un pittore della vita moderna  al quale piaceva dipingere temi di cronaca del tempo.

Vuole dipingere la luce, ai cui effetti è interessato. Cerca dunque ciò che rifletta la luce o produca materiali effetti di chiaroscuro, ed il corpo umano nudo è un ottimo prototipo per la tecnica del contrasto cromatico e luministico, qui usato quasi con intento dimostrativo. “Olympia” prostituta dell’alta società parigina, è distesa in una sinfonia di bianchi, una voluta ambiguità dei passaggi tonali bianco su bianco, omaggio alla virtù, giocato con l’estrema ironia del nero su nero che ben esaltano il doppio senso dell’immediata comprensione dell’immagine. La testa della serva e il gattino nero, ai piedi della donna scompaiono quasi nella oscurità dello sfondo. Il bianco delle lenzuola viene rilevato con sovrapposizioni di pennellate grigie, mentre il corpo nudo della donna si presenta di un bianco uniforme in un esercizio di virtuosismo stilistico del tono luminoso in bilico tra il bianco-luce e il nero-oscurità.

Monet che dipinge sull’atelier galleggiante” è un piccolo olio su tela realizzato da Manet nel 1874, testimonia la vicinanza e l’amicizia tra i due artisti Manet e Monet. Il dipinto, rimasto incompiuto, ritrae il pittore Monet di profilo, intento a dipingere su un battello, in compagnia della moglie; I colori dominanti sono quelli della natura, ma soprattutto quelli dell’acqua, su cui si riflette il paesaggio circostante: un piccolo borgo sulle rive della Senna. L’acqua è dipinta secondo la tecnica di Monet, con piccoli tocchi di colore azzurro, verde, giallo e rosa; questa tecnica dona vitalità e movimento al fiume. Oltre lo scafo, è visibile la sponda della Senna, e, sullo sfondo, il verde della natura si mischia con il grigiore delle fabbriche della periferia parigina.

Dopo l’esecuzione di Nanà, quadro bellissimo, semplice, con ancora protagonista una prostituta, Henriette Hauser, in  deshabillè, intenta ad incipriarsi il viso, leggera e profonda, Manet si prepara al suo capolavoro, il celeberrimo “Bar aux Folies Bergère”. Suzan, cameriera alle Folies-Bergère, è raffigurata nello scenario dove abitualmente lavora. In questo momento, parzialmente paralizzato, utilizza l’effetto dello specchio, un gioco di prospettive, il moltiplicarsi degli effetti luminosi al di là di quell’inverosimile specchio, lei che sembra ascoltare apaticamente un cliente, e poi ancora, l’animata società parigina riflessa alle sue spalle, il tutto contribuisce a creare poesia e musicalità sulle luci sui mandarini e sui fori, luci sulle bottiglie, luci sul fondo riflesso nello specchio, tutto questo a fianco della barista malinconica e apatica nella sua sensuale bellezza, appariscente e voluttuosa, occhi  stupendi ma, senza sguardo o con lo sguardo altrove. Grande psicologia dell’attimo, grande tratto della pittura realista.

Tutti questi quadri sono la dimostrazione inequivocabile di come la pittura di Manet sia decisamente moderna, sul piano della visione, rispetto a quella del passato. E’ un arte rara, una psicologia catturata in profondità, ed è lì Manet!


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