Una magnifica ossessione. Una sirena a cui non resisto. Il passo Manghen per me e' diventato un appuntamento fisso. Tre ore per arrivarci, altrettante per tornare e idem per andare su e tornare giu'. Ma non ne posso piu' fare a meno. Come per il Monte Grappa, ma le previsioni, ieri, sul Grappa, davano pioggia e quindi a malincuore l'avevo scartato. A Borgo Valsugana davano bel tempo con possibilita' di temporali nel primo pomeriggio, in pieno, cioe' quando saremmo arrivati in cima. Ma tanto e' bastato per decidere di tornare lassu'.
Ieri, dunque, invitato Leonardo, fresco finisher al 70.3 Pescara, e all'esordio sul passo, alle 7.30 siamo partiti da Bologna e in 3 ore eravamo a Borgo Valsugana. In pochi minuti abbiamo inforcato le bici e siamo partiti. Dopo un po' la gamba fresca di Leo ha avuto il sopravvento e dopo un "Ci vediamo al passo" e' andato su del suo passo (piu' alto del mio).
Sotto certi aspetti io preferisco scalare il Manghen (come gli altri passi o salite) da solo: ho bisogno di entrare in simbiosi con la fatica che sto facendo, devo assimilare lo sforzo ed esorcizzarlo: in compagnia non mi rendo conto dello sforzo che sto facendo e perdo di vista la distribuzione dello sforzo stesso. Morale arrivo sfatto. Comunque, solo soletto, mano a mano che salivo, il cielo si impiombava, e il sole, proprio in chiusura della valle, dove inizia il pezzo "da veri duri", mi ha salutato. Intanto Leonardo era lassu', sapevo che per nulla al mondo -soprattutto dopo 17 chilometri- avrebbe certo mollato e avrebbe fatto gli ultimi sei -durissimi- chilometri anche sotto la neve.
Ai 1750m di altitudine con un certo freschino e i primi chicchi di quella che sembrava neve mi sono un po' rivestito (temperatura 6,7°). Ma poi ha smesso e ho proseguito (avrei comunque proseguito!). In verita' non era proprio neve, ma acqua ghiacciata si, sia pure timida. Piu' insistente nell'ultimo chilometro, anche se poi sul passo -giusto un attimo- ci ha concesso una brevissima tregua per le foto di rito.
Neanche il tempo di un paio di foto, di vestirci con tutto con quello che avevamo (eravamo partiti con 24 gradi, e buona grazia che avevamo la ceratina, oltre che i manicotti!), di cliccare il "lap" sul Garmin Edge 800, di girare la bici e di mettere il 50-14, che siamo ridiscesi, congelandoci per i primi 7 chilometri, dove -come da buona regola "in montagna il tempo cambia velocemente"- la temperatura era molto bassa.
Alla fine della discesa (una mezzoretta), ritornati all'auto, ho avuto modo di godere della mia prestazione: in questa mia terza scalata al Manghen ho abbassato il mio tempo di oltre 20 minuti, non ero affatto affaticato e nemmeno l'undicesimo chilometro (abitato di Calamento, un chilometro abbondante al 13/14%, sembrava cosi' duro come l'anno scorso, sia nella prima sia nella seconda scalata. Certo, a Nizza saranno 180 anziche' 23km, e quasi tutto il dislivello fatto oggi (1600m) in 23 sara' nei 180, ma mi sembra di essere in ottima forma.