Mangiate molta frutta e verdura!

Da Lundici @lundici_it

Ogni estate, nei giorni più caldi, ascoltiamo il consiglio: “Bere molto e mangiare molta frutta e verdura!”. Probabilmente in tanti di noi sbufferanno considerando tale ammonimento noioso, già sentito, stucchevole. Siamo sicuri che sia davvero così?

Per cominciare si tratta di un’avvertenza assolutamente giusta che raccomanda di comportarsi in maniera utile ed intelligente. In secondo luogo, se c’è chi l’ha ascoltata mille volte, in tanti – i giovani in primis o una scandinava appena trasferitasi in Italia – potrebbero non averla ascoltata mai.

L’atteggiamento di supponenza di fronte al consiglio su frutta e verdura rappresenta un esempio ed un segnale di una più generale difficoltà e delegittimazione di chi è incaricato di trasmettere valori, regole e precetti che mirano al nostro benessere e formazione come persone; cominciando dagli insegnanti e finendo, banalmente, per l’hostess che intima – con giusta ragione – ai passeggeri dell’aereo di non alzarsi prima che si spenga il segnale delle cinture.

Forse sarà capitato a molti di constatare come, ultimamente, in occasione di anniversari (ad esempio quelli delle morti di Falcone e Borsellino) o di celebrazioni particolari (ad esempio il 25 aprile), si ascoltino commenti di una certa insofferenza, come a dire: “Ancora con ‘ste storie?!? Basta! Le abbiamo già sentite mille volte! Andiamo avanti!”. Come, insomma, se i valori e gli insegnamenti che alcune ricorrenze rappresentano, fossero ormai acquisiti o semplicemente non fosse più necessario ricordarli e trasmetterli. Eppure la tolleranza, l’accettazione della diversità, la capacità di ascoltare e rispettare gli altri, l’obbligo morale a ribellarsi di fronte ai soprusi, ecc. ecc. sono cose che non sono trasmesse geneticamente e automaticamente dai genitori ai figli. Tutt’altro! L’uomo nasce, naturalmente, predisposto a dominare l’altro ed è solo attraverso l’educazione e la memoria che possiamo costruire un futuro che ci risparmi le guerre, le sofferenze, gli orrori del passato.

Auschwitz era nel cuore della civile Europa poco più di sessant’anni fa! Non stiamo parlando del Medioevo. Forse dovremmo smettere di visitare il museo di Anna Frank? Forse dovremmo considerare le gite scolastiche ai campi di concentramento una pratica ormai noiosa, già fatta e già vista? Forse dovremmo credere che il vecchio partigiano che parla in piazza ad un 25 aprile sia un povero fossile appartenente al passato che ci affligge con le solite e barbose storie già sentite un milione di volte? Forse dovremmo tralasciare la lettura della nostra Costituzione perché la scrisse qualche centinaio di “babbioni” sessant’anni fa?

Il quest’epoca di generalizzata crisi delle autorità, il rischio è enorme: evitare di soffermarsi sul valore di un precetto, di un anniversario, di una visita ad un museo, solo perché l’abbiamo già ascoltato o fatto tante volte, significa  condannarsi a nuove sventure e ad una vita più vuota e grama.

Certo, l’educazione non può limitarsi ad alcune frasi o alla celebrazione di un evento passato, ma è comunque un ottimo mezzo per andare oltre, una chiave per aprire una porta. Genitori ed insegnanti dovrebbero tenere bene a mente l’estrema importanza dell’educazione e anche di norme che possono apparire “fuori moda” perché già sentite o pallose. Forse tanti problemi nella nostra società sono cominciati e la vittoria del “berlusconismo” è stata sancita quando i genitori hanno smesso di intimare ai figli di “non stare così vicino alla televisione” o di non guardarla per troppe ore al giorno.

Paradossalmente sono proprio i regimi totalitari a ricordarci l’importanza di precetti ed educazione: nazismo, fascismo, stalinismo avevano posto estrema attenzione sull’educazione dei giovani, ben comprendendo quanto sia “plasmabile”, nel bene e nel male, la mente umana e come sia possibile “installarci” qualsiasi tipo di valore, anche i più biechi e violenti. Educare alla tolleranza, all’apertura mentale o trasmettere precetti, anche banali, ma corretti, come quello della frutta e della verdura, è compito arduo, soprattutto oggi, quando in tanti credono che la scuola e l’educazione debbano essere solamente dispenser di strumenti per cavarsela nel mondo del lavoro. Eppure è assolutamente vitale e necessario, anche a costo di apparire barbosi e “vecchi”.

Ed ora, andrò dal verdurario, lo saluterò con un educato: “Buona sera, come sta?”, comprerò frutta e verdura, aiuterò un’anziana signora a portare la spesa a casa, mi laverò le mani prima di mangiare e – solo dopo aver mangiato – guarderò non più di una partita di football in televisione.

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