Ammetto di essere partito prevenuto nella visione di questo film: lo avrei voluto fare a pezzetti piccoli piccoli, avrei voluto parlar male dell'ennesima sceneggiatura non originale di Aja e del suo fido lanzichenecco Gregory Levasseur , suo sodale dai tempi di Alta tensione, avrei voluto sparare a zero sulla febbre da remake che sembra aver contagiato Aja da quando ha varcato l'oceano.
E invece per stavolta devo mettere le pive nel sacco perchè, pur essendo un remake( e io sono sempre poco tenero con i rifacimenti) questo film ha al suo arco diverse frecce.
Diciamo per prima cosa che è un film intelligente se non furbo: sicuramente Aja , Levasseur e il regista Franck Khalfoun( quello di -2 livello del terrore sicuramente non un bel biglietto da visita) la prima domanda che si sono fatti è di come approcciare a una vera e propria leggenda dell'underground come Maniac di William Lustig senza essere ridicoli, troppo derivativi o far arrabbiare i fan irriducibili del film originale.
E loro che fanno? non ci si confrontano affatto! Spostano l'ambientazione del film da New York a Los Angeles colta nella sua spontaneità notturna e i cui sobborghi comunque hanno un aspetto molto più patinato di quelli brutti sporchi e cattivi della Grande Mela, scelgono un protagonista che anche fisicamente è agli antipodi di quello che era Joe Spinell, una specie di Danny Trejo ante litteram ma ancora più grosso e sgraziato e che era l'arma in più del film di Lustig.
Elijah Wood ( ottima trovata quella di far vedere che finalmente Frodo Baggins è cresciuto) è brevilineo, ha la faccia pulita , non c'entra proprio nulla con Spinell ed è proprio per questo forse la scelta della regia è quella di usare molto la soggettiva del protagonista, intervallata a volte con sequenze in terza persona.
Scelta registica spuria ma interessante e che costringe lo scenografo a cospargere il film di vetri, specchi e superfici riflettenti in genere un po' come succedeva in Riflessi di paura.
Ed è questo il modo di leggere le sequenze più riuscite dell'altro film ( quella dell'omicidio ai bagni della stazione, quella della coppietta appartata in macchina abbattuta a fucilate o quella dell'omicidio della ragazza a casa sua dopo averla pedinata) sono bypassate oppure risolte in modo del tutto differente cercando proprio di non essere paragonabili a quelle originali.
Se quindi la trama è piuttosto fedele all'originale , cambia notevolmente la forma e la sostanza della narrazione: se il film di Lustig era uno slasher violento e sanguinario votato all'eccesso visivo e senza inutili derive psicanalitiche, qui entra in campo la psicopatologia di un individuo che si vede asessuato e che è incapace di provare sentimenti per l'altro sesso, castrato da tutta una serie di traumi infantili ripetuti che lo hanno devastato in modo definitivo.
E quando non è possibile sottrarsi al confronto come nel finale, il Maniac del 2012 non ne esce sicuramente con le ossa rotte, anzi.
Elijah Wood nei panni di Frank Zito si rivela un ottima scelta di casting: è un freak malinconico, dolente e solitario che vede tutto attraverso una lente deformante.Più da compatire che da odiare e il rapporto ispido che ha con Anna ( la bellissima Nora Arnezeder, una vera e propria dea che non si riesce a capire come possa avere attenzioni per un bassotto trasandato come il Wood di questo film, ma del resto anche nell'altro film una bellezza come Caroline Munro aveva attenzioni per un Joe Spinell che era tutto meno che attraente, anzi piuttosto inquietante) è testimonianza della sua incapacità fisica e psichica di concepire un essere di sesso femminile nel suo universo malato e distorto.
E anche in questo il Frank Zito del 2012 è molto diverso da quello del 1980 che non si faceva tanti scrupoli a prendersi quello che voleva.
Insomma oggi avrei voluto demolire Aja e il suo team per questo film e invece mi tocca risparmiare gli strali per la prossima volta.
Perchè il Maniac del 2012 è un qualcosa di superiore alla media della concorrenza.
Nonostante tecnicamente sia un remake.
( VOTO : 7 / 10 )