MANiCURE – Il mio primo stalker

Creato il 16 ottobre 2014 da Signorponza @signorponza

Bentornati nella rubrica più superficiale del web! Ecco, se ci fosse un premio per questo, molto probabilmente a questo punto sarebbe mio! Il mio sarcasmo e la mia simpatia innata sono giustificatissimi, mi duole sottolineare che questa rubrica nasce proprio con l’intento di raccontare di tutti quei ragazzi che poi in qualche modo, per un motivo e nell’altro, non si rivedranno più. Mai più. Ecco forse, chiarendo questo aspetto il mio fuggire davanti a situazioni irreali vi può apparire sicuramente più comprensibile. Se non volete perdere gli aggiornamenti sulla mia disastrosa vita sentimentale, invece,  potete cliccare qui, ma adesso non posso far altro che lasciar spazio al post di questa settimana. E famosela na risata va! (#einvece)!

Il mio primo stalker

E’ davvero inusuale per me introdurre un argomento del genere. Da stalker quale sono, non mi sono mai immaginato alle prese con qualcuno che stalkerasse me. E ovviamente la divina provvidenza, che è davvero divina, ci ha pensato a rendermi pan per focaccia. Ovviamente nella maniera più cruenta possibile. Era un assolato pomeriggio estivo ed io ero lì che ammazzavo il pomeriggio su una delle applicazione più geniali che potessero mai inventare. Grindr, per l’appunto. Come se ci mancasse qualcosa per farci altre pippe mentali a noi ghey. Ad ogni modo il caldo era talmente tanto che neanche il ventilatore sparato in faccia mi dava una qualche soddisfazione. Ed io scambiavo la solita, nota e oramai routinaria conversazione con Luca 32 A+.

Nell’immaginario collettivo, o comunque nella mia testa, quella A+ doveva essere un qualche valore aggiunto che mi ha spinto ad andare oltre il “ciao”. Luca è un farmacista che lavora vicino casa mia. A quanto pare dalla mia foto dice anche di avermi visto più di una volta in farmacia. Io non ho ancora ben capito dove sia la farmacia dove lavora lui, ma certo è che io sia potuto andare nella sua. Insomma chi di voi non va in farmacia? Le nostre chiacchiere ovviamente si fanno più intense quando scambiamo le foto e lui mi manda le sue foto nudo. Ecco lì ho davvero capito che forse era il caso di non lasciarselo scappare. Alto q.b., leggera pancetta, che fa sexy però, occhi e capelli neri. Decidiamo di fissare un appuntamento il pomeriggio seguente.

Ci vediamo a piazzale Adriatico, vicino casa, e ci sediamo nel bar in piazza. Facciamo quattro chiacchiere, ed hey, è davvero un tipo simpatico. Rido di gusto alle sue battute. E lui alle mie. Ci intendiamo su tante cose. Arriviamo a parlare addirittura della donazione degli organi. Così, random. Io intanto ripenso alle sue foto nudo, ed ecco, ovviamente mi aspetto che tergiversi la conversazione verso qualcosa di più pratico da fare. Lui non lo fa. Anzi, il tutto prende una piega da primo appuntamento. Potrei anche farmi dei selfie da mostrare a mio nipote un giorno, “Ecco questo è lo zio con lo zio Luca nel giorno del loro primo appuntamento!” penso soddisfatto. Ovviamente non lo faccio.

L’appuntamento finisce e ci promettiamo di rivederci per una cena. Scambiamo i numeri. E ci salutiamo. Da questo momento iniziano una serie di cose che io amo definire inaspettate. Luca 29 A+ mi scrive su whatsapp e iniziamo una conversazione fiume su tutto quello che gli piace fare a letto. Particolari. Foto. Tanto che io penso che in realtà quello che è venuto al bar sia un’altra persona. Glielo dico pure, e lui dice che si inibisce troppo a parlarne dal vivo, e che preferisce così. Io sorrido, tra me e me. Ecco, io vorrei farle piuttosto che leggerle determinate cose. Ma non ci formalizziamo troppo. Il giorno dopo, puntuale come al solito mi ritrovo ad aspettare l’autobus per andare a lavoro, sono le 6:30 del mattino ed ecco apparire Luca 29 A+ “Buondì, come stai? Oggi ho il giorno libero, ho deciso di farti una sorpresa e venire con te a lavoro!” dice sorridente.

Io un po’ basito. Ma lui è determinato, e alle 7 del mattino mi accompagna fino all’altra parte della città. Io vado a lavoro e lo saluto davanti il timbro marcatempo. Dopo quasi otto ore di lavoro, al limite della sopravvivenza dopo una giornata orrenda, che non vedi l’ora di andare a casa indovinate chi incontro proprio girato l’angolo? Eh sì, il dramma è sempre dietro l’angolo neanche a sottolinearlo. Proprio lui, Luca 29 A+: “Hey, ciao, che fai di bello? Sono qui che mangio un gelato… Ne prendo uno anche per te?” sorriso a settordici denti. “Ma Luca sei ancora qui da questa mattina?” dico sorpreso e basito. “Ma no. E’ che passavo da queste parti!” dice convinto. “Ma come passavi da queste parti? Abiti dall’altra parte di dove siamo! Come hai fatto a passare di qui?” sottolineo. “Ecco… E’ che mi dispiaceva pensarti solo che tornavi a casa!”. Bene. Viaggio di quasi 45 minuti per tornare a casa in compagnia di Luca. Che ho quasi l’idea che si stia leggermente accollando.

Che poi, porello, è davvero di compagnia. Ma insomma, è anche un po’ invadente. Finalmente arrivo a casa, ma Luca inizia una nuova conversazione: ceniamo assieme questa sera? Io decido di non rispondere. Inizialmente, risponderò dopo magari, insomma mica può pretendere che io stia li davanti al telefono a non fare niente, infatti vado a buttare la spazzatura. Mentre scendo le scale di casa penso all’eventualità sesso sfrenato. Che ecco, non mi dispiacerebbe. Ma proprio mentre apro il cassonetto per buttare la mia busta indovinate chi appare? Proprio lui. Luca. 29 A+. Come dire, piena. “E tu che ci fai da queste parti?” mi dice sorpreso. Cerco un modo per suicidarmi. E per non vedere più la tua faccia. “Ho notato che non hai risposto al messaggio, cos’è devi vedere qualcun’altro?” dice sorridendo furbetto. Ecco un altro che pensa che la mia vita sia fatta di un via vai di uomini che si nascondono dentro gli armadi. Einvece.

“Ehm. No. Questa sera ho già un impegno. Però Luca, mi pare che tu stia un po’ esagerando. Insomma, sono tornato a casa da venti minuti. Credevo te ne andassi a casa tua. Che ci fai ancora qui?” dico quasi in collera. “Cos’è mi stai pisciando?” (che non è un modo per dire facciamo pissing, nel gergo gggiovane romano sta per dire “mi stai solando?”, N.d. AB). “Non ti sto pisciando. Però ecco, non ti pare di stare un po’ esagerando? Insomma ci conosciamo da 48 h, neanche, e mi hai fatto già venire l’ansia”. Tutto questo senza neanche farci una trombata. Ma stiamo scherzando? “Comunque a cena non ci sono. Scusami, ora risalgo, è stata una giornata pesante!”. E lo lascio lì. Spero sia tornato a casa. Passa qualche giorno e di lui nessuna notizia. Grazie al cielo.

Passano altri giorni, ed io mi dimentico quasi di averlo conosciuto. E indovinate un po’? Distrattamente finisco nella farmacia dove lavora. Questa volta davvero. Inizialmente non mi vede perché io mi perdo nei dispenser di creme snellenti punto vita per uomini, ovviamente. Mi giro e me lo trovo a mezzo centimetro dal naso. “Che ci fai qui?” mi dice in cagnesco. “Sai com’è. E’ una farmacia!” dico. “Bè, io non ti servirò, non mi è piaciuto come mi hai trattato” dice sogghignando. Ecco mi giro e me ne vado indignato. Lui rimane a bocca aperta che mi guarda ancora. Io basito e imbestialito vado in un’altra farmacia, e penso che insomma non è davvero possibile che io trovi tutti pazzi per la via. Questo addirittura invasato stalker che fa tutto da solo. Decido di non prendermela e lasciar correre. E di bloccare definitivamente il suo numero. La morale? Se deve nascere come una scopata, e non si scopa entro le prime 24h, addio. Cancellare, stop dimentica.

Luca 29 A+

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