Destino manifesto indica quella aggressiva politica espansionistica degli Stati Uniti d'America intorno al 1800.
C'è un dipinto allegorico di John Gast in cui Columbia, la personificazione degli Stati Uniti d'America nel XIX sec. guida i coloni americani alla conquista del west e alla civilizzazione di quel mondo ancora selvaggio.
Il dipinto, intitolato Progresso Americano, è di una semplicità unica nell'interpretazione nella parte sinista ad est, il sole della ragione rischiara la terra, ed al di sotto di Columbia sono rappresentati gli americani che coltivano la terra, piantano i pali del telegrafo, costruiscono ferrovie a sinista ad ovest, nel West, coperti dalla notte dell'ignoranza scappano gli indiani e gli animali selvaggi,
Secondo i nomi dei personaggi, sapete chi erano in realtà Meriwether Lewis e William Clark?
L'indiana Sacajawea della tribù de Shoshoni, ed il marito franco-canadese Toussaint Charbonneau, si aggregarono alla spedizione dopo aver tratto in salvo Lewis ed i suoi uomini.
Sacajawea percorse migliaiadi kilometri in compagnia di questi pionier, dal 1804 al 1806 dal Dakota del Nord all'Oregon, e la sua figura negli anni è stata riconosciuta dal movimento femminista americano, National American Woman Suffrage Association un simbolo di indipendenzadella donna.
Insomma il preambolo a mo di lezione di storia serve a farvi inquadrare il nuovo fumetto del catalogo salda Press (giunto in questi giorni al secondo TP) come qualcosa di più di un semplice horror con zombi vegetali e rane gigantesche.
Manifest Destiny è un titolo altamente appetibile, Chris Dingess, si dimostra un ottimo scrittore, la sua re-interpretazione, nelle macabre tinte horror, della storica spedizione dei due americani, è assolutamente deliziosa, smaliziata, sicuramente meno propagandistica dei primi rapporti inerenti la stessa.
Il ritmo della narrazione è a dir poco serrato, e come la maggior parte dei fumetti dell'ultima generazione, lo story-telling rispetta la cosiddetta regola del wide screen comics, che vuole il media fumetto concepito come un esperienza essenzialmente visiva. Dialoghi scorrevoli e coinvolgenti, un lettering assolutamente adeguato, al contesto storico, una caratterizzazione accattivante, per nulla statica, non esente da evoluzioni che gettano i personaggi sotto luci diverse nel corso delle pagine, basta vedere la crescita, in termini di consistenza dei profili psicologici di Meriwether Lewis e William Clark, verso la fine di questo secondo TP.
Tovo affascinante quando un fumetto ti spinge ad una documentazione extra testo, ed ecco che con veloci ricerche sull'argomento viene fuori che l'incontro tra la spedizione ed il popolo degli Otoe è avvenuto davvero, come è veritiera la reazione degli indiani ai doni degli americani, delle ben poco pratiche medaglie d'oro.
Le tavole di Matthew Roberts sono ipnotiche, come detto, ritengo questa serie un ottimo esempio di wide screen comics, e le solizioni geometriche della griglia di Roberts, nonchè la scelta delle inquadrature, vi terranno incollati al vostro sito di lettura preferito fino all'ultima pagina.
Insomma rispetto ale ultime letture fatte dal catalogo salda, incluso quell'obbrobrio pretenzioso di Outcast, o quell' horror ambientanto in Vietnam con i soliti Zombi, per non parlare dell'altro titolo in cui i soliti risorti non si limitavano a ciondolare e a mordere, ma anche ad assassinare lucidamente (chiedo venia, ho poco professionalmente dimenticato il nome), Manifest Destiny è oro puro e mi sento di consigliarvelo senza alcuna remora. Economicamente è una spesa che spalmate in tipo sei mesi, quindi nono solo non è aggressiva per il vostro portafogli ma sono sicuramente soldi ben spesi, come sempre sta a voi la decisione finale, per me, merita tantissimo. D'antronde meglio un semestrale appetibile, che un mensile narcolettico e pretenzioso.
Direi che vi ho detto tutto, ed il mio dovere di blogger aggiornato sulle ultime uscite per questo mese l'ho fatto.
Vi ho pure fatto ben due recensioni positive, uno schiaffo morale a tutti quelli che mi accusano ormai senza veli di essere un vecchio brontolone incapace di apprezzare tutto quello che non sia scritto da Alan Moore.
Baci ai pupi!