“Come fai a leggere questo schifo?”
Gli appassionati di pulp si sentono spesso rivolgere questa domanda.
Io rispondo sempre allo stesso modo: “Spiegami tu piuttosto come cazzo fai a non leggerlo.”
A dirla tutta, ci sono moltissime ragioni per amare il pulp. Prima cosa: è fottutamente reale, una polaroid stropicciata che testimonia il degrado in cui ci troviamo a vivere. Seconda cosa: non ha peli sulla lingua e le scene spinte non mancano. Qualche esempio pescato a caso nel mucchio? Semplice: Fight Club di Chuck Palahniuk, Battle Royale di Koushun Takami, Bastogne di Enrico Brizzi.
Ma facciamo un piccolo passo indietro. Se vi piace il pulp, significa che leggete storie torbide piene di sesso e violenza. “Eh no belli, non siete potenziali serial killer, toglietevelo dalla testa, siete solo amanti dei sapori forti.” E come darvi torto. Se portate le chiappe dal vostro giornalaio di fiducia (di norma, un tizio che non stacca gli occhi dal minitelevisore che nasconde vicino ai porno) e comprate un quotidiano qualsiasi, troverete un sacco di roba pulp; l’unica differenza è che, in questo caso, le storie non sono inventate, ma sono fottutamente vere. Dove sta la differenza? Un consiglio: se potete, rispondete alla domanda solo in presenza del vostro azzeccagarbugli. L’adorazione per il pulp è cosmopolita, progressista e internazionale, in opposizione al perbenismo nostalgico legato ad una letteratura classica, un po’ troppo asettica e puritana. Sentite qui. Tempo fa, me ne stavo in un localino d’infima categoria in cerca d’ispirazione. Sbuffavo e borbottavo, mordicchiando il tappino della penna. Il barista, intesa l’antifona, mi guarda e dice: “Perché non ti siedi accanto a quegli ubriaconi là in fondo e non ti fai raccontare le loro storie?” E così ho fatto. E, sialodatoilcazzo, ho riempito due interi bloc-notes. Morale: se siete degli aspiranti scrittori e non avete problemi a sporcavi le mani, cercate tra gli emarginati e troverete un sacco di sbobba da usare per le vostre storie.
Un’ultima cosa. Sapete qual è stato il grande merito di Charles Baudelaire? Riuscì a spezzare l’idea tradizionale secondo cui l’arte fosse tanto più riuscita quanto più nobile era la materia che veniva plasmata. E come dargli torto. Il tizio dei Fiori del Male ha colpito dritto nel segno, nonostante l’assenzio.
Andrea Mariani