Manifesto surrealista, parte IV

Da Ragdoll @FotoComeFare

“Il panorama dei nostri sogni è invisibile durante la nostra vita da svegli.

La sua realtà è confinata in un luogo tra immaginazione e fantasia.

Come possiamo esplorare un sogno se non possiamo portare le nostre macchine fotografiche con noi durante il viaggio?”

(Henri Cartier-Bresson)

pagna. Barcellona. Barrio Chino. 1933 © Henri Cartier-Bresson/Magnum Photos

Il divano di Freud

Nel tardo 1800, un qualunque artista avrebbe impiegato gran parte dei suoi studi approfondendo i più grandi maestri del disegno.

Pablo Picasso, il cui padre era stato un insegnante d’arte, fece studiare a suo figlio i classici di Rubens, Velasquez e Raffaello. Non andò diversamente per René Magritte, Dalì o tutti gli altri surrealisti.

Gli artisti generalmente trascorrono la prima metà della loro vita studiando le tradizioni e la metà successiva cercando di liberarsene.

Capire le tecniche utilizzate dagli artisti nei secoli precedenti può lasciare con un misto di emozioni. In certi momenti può farci sentire ispirati, in altri sconfitti o confusi.

Il linguaggio visivo è in sviluppo continuo da almeno 50.000 anni. È molto più antico di qualunque altra opera nella storia e ha molte più sfumature.

Quindi: come possiamo aggiungere qualcosa a questo già vasto mondo?

Le famose figure distorte di Picasso non erano il risultato della sua incapacità di disegno. Era un disegnatore altamente qualificato. Pablo Picasso

I surrealisti decisero di intraprendere un viaggio verso una nuova terra, in cerca d’ispirazione. Con l’aiuto di Sigmund Freud improntarono il loro lavoro sui sogni e sulle meccaniche irrazionali della mente umana.

Nonostante non fossero in grado di dipingere nel sonno, molti artisti e poeti tenevano un diario sul comodino. Quando si svegliavano poi, scrivevano rapidamente tutto quel che avevano sognato.

La speranza era quella di eliminare i filtri razionali che applichiamo nel risvegliarci, nel momento in cui torniamo alla vita.

La “Prima Comunione” fu dipinta da Picasso all’età di 14 anni. Non male per un ragazzino che non aveva ancora nemmeno visto spuntare i primi baffi. Sua sorella e suo padre fecero da modelli. Pablo Picasso

L’originalità è un’illusione

Henri Cartier-Bresson non credeva nell’originalità. Se parli con molti artisti contemporanei scoprirai che nemmeno loro credono nella creazione mitica di idee veramente originali.

HCB diceva sempre: “Non esistono idee nuove, solo nuove interpretazioni”.

Possiamo pensare alla sua macchina fotografica come al desiderio di organizzazione la scena trasmettendo significati attraverso la disposizione degli oggetti nello spazio.

Ma dormire accanto alla macchina fotografica non le permette di funzionare all’interno delle nostre menti. Come si può catturare su pellicola uno spazio onirico?

Francia. Marsiglia. 1932. © Henri Cartier-Bresson/Magnum Photos

Sii ragionevole, Henri

Un anarchico auto proclamato, Bresson: sono molti gli aspetti che lo riguardano che possiamo considerare irragionevoli. Ciononostante, il suo lavoro ha un flusso semplice da seguire, che si apre a spiegare un tentativo lungo una vita: ovvero quello di illustrare cosa c’è nella mente immersa nel sogno, attraverso scene prese dal mondo reale.

Un buon momento per entrare in un sogno è il momento in cui ci addormentiamo.

USA. Massachusetts. Boston. 1947. © Henri Cartier-Bresson/Magnum Photos

HCB ha fotografato molti soggetti dormienti. Sono ottimi soggetti perché praticamente non si muovono, non si lamentano e le loro lievissime contrazioni rivelano un’energia che scorre appena sotto la superficie dei loro corpi fermi.

HCB era un uomo sensibile, con un approccio artistico. Quando voleva capire il regno dei sogni, iniziava con la rappresentazione del momento in cui le persone lasciano i propri corpi e si addormentano.

Le sue immagini di persone dormienti ci ricordano che il suo lavoro, nel complesso, non è semplice come appare. Anche se era sveglio quando scattava la foto, questo non significa che l’immagine rifletta il mondo che si vede da svegli.

Napoli. © Henri Cartier-Bresson/Magnum Photos

Con i bambini addormentati, HCB è riuscito a disporre un bellissimo arabesco attraverso l’intera immagine. Napoli. © Henri Cartier-Bresson/Magnum Photos

Chiunque abbia bambini può confermare: quando dormono sono in uno stato di trance. Un bambino dorme con una tale intensità, grazia e potere che, come adulti, non possiamo che ammirare il modo in cui dormono.

E se un bambino non è ancora abbastanza per attirare il tuo sguardo, HCB ha fotografato una fila di bambini, ognuno dormiente a modo suo. Dormono e sognano con l’intensità di un ghiacciaio antartico.

Il modo in cui HCB ritrae il sonno è un invito a deporre le associazioni razionali della nostra routine quotidiana e scivolare in un panorama alieno, dove le leggi della fisica e della logica vengono rovesciate.

Napoli. 1960. © Henri Cartier-Bresson/Magnum Photos

Addio Isaac Newton

HCB era un mago. Usava giochi di prestigio per minare le leggi della gravità. Una fotografia è un oggetto bidimensionale, lo sappiamo tutti. Eppure nella maggior parte dei casi noi cerchiamo di scattare foto tridimensionali. Altrimenti nessuno sarebbe ossessionato da obiettivi f/1.4.

HCB, a Napoli, scatta quest’immagine nel senso opposto. Usa la sua bidimensionalità per appiattire il campo. La ringhiera in primo piano è compressa con la strada sullo sfondo. Cosa ci fa dire che si comporta proprio così? Esaminiamo l’anatomia di quest’immagine.

Nota che la statua e la donna sembrano essere quasi della stessa dimensione, anche se in realtà la donna è molto più alta della piccola statua. Napoli. © Henri Cartier-Bresson/Magnum Photos

In primo piano, c’è una scultura scolpita sulla ringhiera. Sullo sfondo abbiamo una donna che scende lungo la strada. Dall’angolo in cui HCB ha fatto la fotografia, la scultura e la donna sono della stessa dimensione. In realtà il vecchio scolpito probabilmente non raggiungerebbe il fianco della donna, ma HCB usa la prospettiva a suo vantaggio.

Una nozione di base della prospettiva classica afferma che se ci sono due oggetti identici, quello più lontano dall’osservatore apparirà più piccolo. In questo caso la donna sembra più piccola della scultura. Bresson capovolge la loro scala di grandezza.

La mente razionale vuole vedere la donna che cammina dritta sul terreno. Napoli. © Henri Cartier-Bresson/Magnum Photos

Ma la mente surrealista vede che la donna sta scendendo lentamente lungo il corrimano in primo piano. Napoli. © Henri Cartier-Bresson/Magnum Photos

Ogni mago in gamba sa realizzare un buon trucco, ma per questa scena HCB ha un altro asso nella manica. È una cosa sottile, ma scommetto che il fotografo si è divertito molto nell’azzeccare il momento giusto.

Sembra che la donna cammini lungo il corrimano in primo piano. Ovviamente tutti gli adulti si renderanno subito conto che sta camminando sul terreno, esattamente come ci si aspetta che sia. Ma quando HCB parla di “spostare la testa di 2mm”, sta pensando a immagini come questa.

Allineando il passo della donna con il corrimano in primo piano crea l’illusione che stia scendendo giù lungo la ringhiera, mentre in realtà cammina in avanti.

Bresson cerca scene che sfidano le credenze più comuni.

Anatolia. Manisa. Festeggiamenti del 29 di ottobre. Ritratto di Ataturk. © Henri Cartier-Bresson/Magnum Photos

Quando sono cresciuto

Mentre Bresson fa il giro del mondo gioca con i suoi soggetti. Non abbiamo la possibilità di guardare in ordine i suoi negativi, quindi è difficile riuscire a seguire i suoi collegamenti mentali.

Ma con un’adeguata ricerca, l’umorismo dei suoi lavori e la sua esplorazione del mondo dei sogni sono presto svelati.

Quando sognamo gli oggetti tendono a volare e galleggiare a mezz’aria. La gravità è ben più sconvolta rispetto a una donna che cammina lungo un corrimano. Le cose, semplicemente, sono prive di senso.

In Turchia, catturando questa scena in bianco e nero, HCB inserisce la testa di Ataturk, fluttuante, in un campo di bambini. Il volto galleggia come un fiore in un mare di bambini. Il fotografo ha forse persino cercato di dare dei piedi a questa testa volante, ma in realtà sono leggermente troppo a sinistra per essere verosimili.

Non ho mai avuto la possibilità di sedermi a parlare con Bresson, ma ho capito che era una persona pensierosa e riflessiva. Una parte della natura di un fotografo giramondo sono gli orari multipli nella sua testa.

Forse HCB rifletteva su come i capi di stato una volta fossero bambini. Sembra una connessione ovvia.

Ma, a parte il significato contenuto nell’immagine, è utile capire il modo in cui ha usato il bianco e nero per unire la scena. Quest’immagine non avrebbe mai funzionato se fosse stata a colori.

In bianco e nero, riesce a collegare la bambina in primo piano e la testa di Ataturk e a farle esistere insieme. Ma con la confusione giusta da farci cercare il resto del suo corpo, finché non ci rendiamo conto che è solo una fotografia che fa parte della cornice di HCB.

Lo scatto che ribalta tutto

Ho letto una quantità incredibile di letteratura confusa sull’emergere delle luci o delle ombre in un’immagine. Alcune persone sostengono che siano i bianchi a spiccare, mentre altri dicono che, in realtà, sono i neri a farlo. Se ti capita di imbatterti in uno di questi articoli dagli una lettura, poi chiudi la finestra e non ci pensare più. Fanno più male che bene.

Dai suoi giorni alla scuola di André Lhote, HCB aveva capito che un bianco isolato o un nero fine a sé stesso non danno nessun risultato. La teoria del contrasto simultaneo dice che la relazione tra luce e ombra definisce se una forma avanzi o si ritragga.

Per dirla con parole semplici: le figure ad alto contrasto avanzano, o spiccano in primo piano, mentre quelle a basso contrasto recedono, o si “appiattiscono” sullo sfondo. Le convenzioni classiche consiglierebbero a un artista di dare alto contrasto al soggetto principale e un contrasto inferiore agli oggetti a distanza.

Quest’idea permette ad un artista di aumentare l’illusione della terza dimensione su una superficie piatta. Abbiamo discusso quest’idea precedentemente, in un articolo sugli studi sulla pittura di Leonardo da Vinci.

Italia. Basilicata. Matera, 1971. Il primo ministro Colombo inaugura una statua di Alcide De Gasperi. © Henri Cartier-Bresson/Magnum Photos

In Basilicata, HCB ribalta di nuovo tutte le regole e crea una scena dove il soggetto volteggia nello spazio.

Il soggetto principale (la donna al centro) è la figura a maggiore contrasto, nonostante in ordine di profondità sia la quarta figura della composizione. HCB la pone su uno sfondo nero in modo da far sì che il suo volto bianco spicchi, emergendo. Nascondendo il suo corpo sullo sfondo, con un grande bouquet di fiori, aggiunge ulteriore peso all’illusione dell’assenza di gravità.

Nel contempo, tutte le figure in primo piano sono a basso contrasto e questo produce l’effetto di farle recedere immediatamente sullo sfondo, nonostante siano più vicine alla macchina fotografica.

Guarda il punto sul lato destro dell’immagine, dove c’è un forte contrasto tra bianco e nero. Viene in avanti, mentre i fiori, a più basso contrasto, si ritraggono sullo sfondo.

È quasi come guardare il negativo di un film: ogni cosa nel mondo dei sogni di HCB è capovolto. Lo sfondo in primo piano e il primo piano sullo sfondo: sta davvero iniziando a emergere l’anarchico che c’è in lui.

Francia. Parigi. Giardini del Palazzo Reale. 1959. © Henri Cartier-Bresson/Magnum Photos

Le bande grigie si ritraggono sullo sfondo, mentre il forte contrasto degli alberi in bianco e nero e della terra si porta in avanti. La figura principale, sul lato sinistro, sottolinea questo movimento. Francia. Parigi. Giardini del Palazzo Reale. 1959. © Henri Cartier-Bresson/Magnum Photos

Tornati in Francia, riusciamo ora a capire perché questa sua immagine dei giardini del Palazzo Reale sia così accattivante. La fotografia è un trucco.

Le chiome degli alberi, che sono più vicine a noi, hanno un contrasto basso. I loro grigi medi riempiono lo spazio, mentre i tronchi e le parti inferiori degli alberi scuri si stagliano contro un terreno interamente illuminato, grigio chiaro. I tronchi spiccano, mentre le chiome recedono.

Per centrare quest’effetto HCB aggiunge due figure nere su un terreno pressoché bianco, per ricordare ai critici che non è stato “fortunato”, come tante volte l’avevano etichettato. Sapeva esattamente cosa stesse cercando e ha atteso finché non è successo. L’effetto che ne risulta è il contrario dei principi dell’arte classica, nel linguaggio delle vedute oniriche surrealiste.

È solo rovesciando tutte le regole che Bresson può trasformare i giardini reali in un terreno alieno.

Giappone. Hokkaido. Hakodate. 1965. © Henri Cartier-Bresson/Magnum Photos

Bambini, giocattoli e bambole

Per ottenere immagini così potenti HCB aveva bisogno di mantenerle semplici. Il suo tentativo di rovesciare la logica si sarebbe disfatto se avesse aggiunto dettagli inutili. Bresson esercita la disciplina, nel suo lavoro, e a volte la usa persino come soggetto.

Una persona beneducata è sorprendente. È il motivo per cui i turisti vanno tutti i giorni a infastidire le guardie di Buckingham Palace, perché è strano vedere dei ragazzi così beneducati, con i loro cappelli di pelo. Il Giappone è un paese noto per la sua disciplina. La disciplina è intrinseca in ogni aspetto della vita giapponese, dai monaci zen ai piloti kamikaze.

Nell’immagine, tutti i ruoli sono al rovescio. Gli esseri umani sembrano illustrazioni e le pubblicità sembrano persone vere. Giappone. Hokkaido. Hakodate. 1965. © Henri Cartier-Bresson/Magnum Photos

Mentre era in viaggio a Hokkaido, HCB ha trovato una particolare disposizione di figure.

In questa scena i ragazzi in primo piano lavorano tranquilli, sembrano figure di un orologio a cucù. Hanno una postura meccanica, sembrano irreali. Si danno da fare con il loro lavoro senza dire una parola. Alle loro spalle incombono le spalle nude, animate, delle giovani ragazze del dopoguerra giapponese.

HBC sta ribaltando l’ordine della vita di nuovo, ma in una maniera completamente diversa. I ragazzi, che sono “veri”, si comportano come bambole, mentre i manifesti delle bambole sullo sfondo sembrano chinarsi e sussurrare qualcosa nelle nostre orecchie.

Ciò che è vivo è morto e ciò che è morto è vivo. È un rovesciamento di ruoli curioso, perché la realtà è subordinata al regno dell fantasia su cui si basa la pubblicità.

Stati Uniti. New York City. Manhattan. Museo di Arte Moderna. “La danza” di Henri Matisse, pittore francese. © Henri Cartier-Bresson/Magnum Photos

Emergendo da un sogno

Non è forse il grande sogno di ogni artista che un dipinto prenda vita? Si tratta di un sogno che molti di noi hanno considerato. Non sarebbe bello se, solo per qualche minuto, potessimo toccare le mani di un Michelangelo, stenderci sui campi di un Van Gogh o imbarcarci e partire in un Gauguin?

Un misto di fortuna e di tempismo perfetto ha portato HCB più vicino a questo sogno. Più di quanto molti di noi riusciranno mai a essere. Al Museo di Arte Moderna HCB ha realizzato il suo desiderio.

Ma, proprio come in tutti i sogni, a volte non possiamo controllare ogni dettaglio.

Le suore sono disposte in modo da sembrare che danzino con le figure del dipinto. Stati Uniti. New York City. Manhattan. Museo di Arte Moderna. “La danza” di Henri Matisse, pittore francese. © Henri Cartier-Bresson/Magnum Photos

Quando le figure sono emerse da questo Matisse, si sono trasformate in suore. Hanno perso la loro libertà poetica, si sono vergognate immediatamente della loro nudità e hanno attraversato la cornice indossando le vesti monacali.

Bresson è sempre stato un ammiratore di Matisse e ha passato molti mesi a fotografarlo mentre dipingeva. Si dice che abbia passato almeno quattro mesi seduto in silenzio nell’angolo dello studio di Matisse prima di fare un solo scatto. La fotografia è un gioco di pazienza e di sguardi attenti, perché le opportunità arrivano e se ne vanno in un battito di ciglia.

HCB è riuscito a estendere il cerchio delle danzatrici di Matisse e a espandere il significato della loro danza felice. Sembra volerci dire che una volta lasciato il sogno o il dipinto cambia tutto. Perciò, attenzione.

Che sia un sogno o un incubo, la macchina fotografica comprime soggetti separati in un’unica inquadratura per creare nuovi significati. HCB potrebbe aver avuto ragione. Forse non esistono idee nuove, ma certamente esistono nuovi modi di arrangiarle.

Svizzera. Canton Grigioni. Stampa. Il pittore e scultore svizzero Alberto Giacometti nella sua casa. 1961. © Henri Cartier-Bresson/Magnum Photos

Il coltello tascabile di Henri

Quando Pierre Assouline chiese a HCB perché collezionasse coltelli tascabili, la sua risposta fu: “Hai mai provato a sbucciare una mela con una Leica?”

Quando HCB iniziò ad avere successo nel suo percorso professionale viveva in Messico. Prima di lasciare Parigi si era recato con un amico in visita da una donna che aveva la reputazione di essere una preveggente, la quale gli raccontò cosa gli sarebbe successo nella vita. Predisse che sua sorella sarebbe morta, che si sarebbe sposato con Ratna Mohini e che avrebbe viaggiato dall’altra parte del mondo, sarebbe stato derubato e non gliene sarebbe importato nulla. Era tutto vero.

Arrivando in Messico HCB venne truffato e derubato di 1500 franchi (tutto il denaro che aveva con sé), ma gli rimasero la sua Leica e il coltello. I soldi non gli mancavano. Fortunatamente riuscì a utilizzare un pagherò da 1200 franchi, che gli avrebbe garantito di cavarsela.

Ma da lì in poi certamente ogni mela messicana che gli sarebbe capitata per le mani, sarebbe stata sbucciata con quel suo fedele coltello tascabile.

Il pittore cubista George Braque usa un motivo spezzato nelle sue immagini, che con il tempo hanno influenzato HCB.

Mentre non era impegnato a spellar mele, HCB iniziò a sviluppare uno stile figurativo ibrido, in parte surrealista e in parte cubista. Aveva amici tra gli artisti di entrambi i movimenti. Le loro conversazioni erano parte dei suoi dialoghi quotidiani.

Gli elementi che sono più caratteristici in queste immagini sono il capovolgimento di luci e ombre, come abbiamo visto precedentemente, e l’introduzione di figure che appaiono dal nulla.

Se facciamo caso alla disposizione generale di sagome oscure e di luce, l’influenza cubista si rende immediatamente chiara. Svizzera. Canton Grigioni. Stampa. Il pittore e scultore svizzero Alberto Giacometti nella sua casa. 1961. © Henri Cartier-Bresson/Magnum Photos

L’ambientazione non è immediatamente chiara in questa fotografia che ritrae Alberto Giacometti. Ci sono linee e sagome forti, ma il senso della profondità viene fatto a pezzi. Le forme delle luci e delle ombre dominano sulle forme delle costruzioni.

Se dovessimo descrivere questa scena al telefono a qualcuno, diremmo che la foto rappresenta “un uomo che sta in piedi tra due case di legno”. Ma questa spiegazione non riesce a catturare gli elementi visivi della scena.

All’inizio, quando HCB aveva ancora appena iniziato a fotografare, aveva basato sui modelli classici le sue prime immagini famose. In questa foto, invece, abbiamo una figura luminosa su un terreno scuro o una figura scura su un terreno luminoso.

Il soggetto principale è illuminato in modo da dare l’illusione di un piano tridimensionale o di una superficie bidimensionale. Un fotografo deve conoscere i trucchi necessari a trasformare un foglio di carta piatto in una finestra sulla realtà. Ma questo HCB l’aveva fatto con successo per decadi e aveva deciso che fosse tempo di invertire le regole.

Ci si è chiesti: “Cosa succederebbe se il soggetto non fosse chiaro? Se Giacometti fosse in ombra e le sagome intorno a lui fossero il centro focale della scena?”.

HCB voleva usare la macchina fotografica come un coltello e ha tagliato la realtà. Questa scena spezzettata è costruita attentamente per apparire come se stessimo guardando attraverso uno specchio rotto.

La fotografia non è una rappresentazione attendibile della realtà. È quel che passiamo la maggior parte del tempo a cercare di evitare.

Ma forse HCB voleva esprimere un lato nascosto della psiche del suo stretto amico Giacometti.

Potremmo stare guardando al sogno di Giacometti o di HCB, non è chiaro, ma quel che sappiamo è che il fotografo ci sta allontanando dalle comuni aspettative nei confronti di un’immagine, tramite una visione sconnessa di sagome e valori fortemente contrastanti.

Due giovani ragazze in cui HCB si è imbattuto durante una festa. Mexico City. 1934. © Henri Cartier-Bresson/Magnum Photos

Donne nella mente

Una notte, durante una festa a Mexico City, HCB è salito per le scale e ha trovato due ragazze lesbiche a letto insieme. Ha raccontato di averla trovata una scena profondamente intensa.

Erano così totalmente assorbite l’una nell’altra, che ne fece una fotografia. Sicuramente le donne rimasero in mente al giovane HCB durante la sua permanenza in Messico.

Messico. Stato di Oaxaca. © Henri Cartier-Bresson/Magnum Photos

Nell’immagine finale HCB ci mostra una scena che è quasi completamente bianca, o quasi completamente nera.

Le forme richiamano quelle dei triangoli che compongono una girandola, sottolineate in alto dalla sagoma di una donna e, sulla destra, dal profilo inconfondibile di una chioma. Le figure sembrano quasi lo schizzo di un disegnatore che voglia ritrarre le caratteristiche essenziali della femminilità.

Quel che HCB ci dà sul soggetto sono solo indizi minimi, ma è comunque abbastanza per permetterci di capire da dove provengano queste figure fluttuanti. Sono improvvisamente in un sogno. L’effetto è frastornante.

Non possiamo sapere da cosa derivi la figura in alto. È forse una statua? O è l’ombra di una donna vera e propria? Per quel che ne sappiamo, potrebbe anche essere un’ombra proiettata da un oggetto completamente diverso.

Ma all’interno dei confini dei nostri sogni non sempre le cose hanno senso. Gli oggetti appaiono dal nulla e poi scompaiono senza lasciare traccia.

Catturare la natura elusiva dei sogno nella fotografia di strada è una sfida complicata.

E’ chiaro: HCB era un maestro della fotografia. Ma se studi le sue immagini approfonditamente ti accorgi che la sua comprensione va’ ben oltre quella dei suoi contemporanei.

HCB ha saputo portare la fotografia di strada al livello dei pittori, che hanno bisogno della pittura per inventare scene che esistono solo in sogno. HCB, sempre pronto a cogliere qualunque sfida, deve aver pensato: “Scommetto che riuscirò a scovare un sogno senza usare matita o pennello”.

Per leggere i precedenti episodi di questa serie di approfondimenti su Henri Cartier-Bresson, segui questi link:

Articolo di ADAM MARELLI liberamente tradotto dall’originale:http://www.adammarelliphoto.com/2012/01/surrealist-manifesto/


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