Così dormiamo adesso. Mi stringe la mano e si gira. Ed io pensavo che potesse finire in dramma.
Chiaro, non è stata questione di un giorno e abbiamo ancora ricadute, al mattino presto abbiamo mantenuto l'abitudine della tetta, ammesso che non mi salti e corra fuori emozionato per l'arrivo del nuovo giorno.
Mi sento di dire -se è possibile - che gli voglio ancora più bene.
Mi è passato quel senso di pesantezza, ancora prima di entrare in casa dei nonni, perché appena varcata la soglia mi sarebbe saltato addosso, ma non cercando me, ma le sue tette. E così l'angoscia di volermi sedere e non poterlo fare pena l'assalto.
Adesso invece mi abbraccia e mi bacia e sono altri baci ed altri abbracci, che prima non mi dava. Io ricambio, più serena, più tenera, più motivata. Lui sente che sono più rilassata, che gioco più volentieri se non mi sento in suo potere. Piace a entrambi il contatto fisico, dormire insieme e la stupenda routine che vede papà come lettore ufficiale delle favole della buonanotte.
Mi sembra più grande, oramai sta saltando i riposini e gioca per ore nel campo con il figlio del socio, arriva a sera demolito dopo aver fatto il falò, aver giocato nel frutteto, con il cane, con le pietre, che arriva sveglio giusto in tempo per metterlo in ammollo e cominciare le procedure della disincrostazione e poi cenare.
Io lo guardo, cercando di non perdermi un minuto, ma senza interferire nel suo mondo.
L'altro giorno ha riacceso il falò da solo, felicissimo e attento a non scottarsi. Credo quasi che avendogli negato la tetta nei momenti più assurdi, tipo mentre gioca o solo perché annoiato,e proponendo le attività più diverse, beh ci abbia preso gusto. Forse ero io che non volevo lasciarlo, magari pensava "le sto attaccato perché la vado così triste" e alla fine guardate, mi molla così su due piedi "tu mami fuera" dalla capanna che si è montato.
Però questo, dormiamo mano nella mano.