La condanna preoccupa gli esperti di terremoti. Immediate le dimissioni che si sono succedute a catena.
L’accusa nei loro confronti era di omicidio colposo, disastro e lesioni gravi, per aver fornito rassicurazioni alla popolazione aquilana, in una riunione avvenuta solo una settimana prima del sisma. “Informazioni inesatte, incomplete e contraddittorie” sulla pericolosità delle scosse registrate nei sei mesi precedenti al 6 aprile 2009. La scienza si difende affermando l’impossibilità di prevedere terremoti ma
Il presidente Maiani, rassegnando le dimissioni ritiene ”che la situazione creatasi a seguito della sentenza sui fatti dell’Aquila sia incompatibile con un sereno ed efficace svolgimento dei compiti della Commissione e con il suo ruolo di alta consulenza nei confronti degli organi dello Stato”.
La notizia sta facendo il giro del mondo perché è una sentenza che, con il rispetto per chi l’ha presa, contrasta con un dato scientifico: è impossibile prevedere la gravità di un sisma, almeno è quello che stanno discute
Non è chiara la divisione dei ruoli tra la scienza e chi deve prendere decisioni. Il verdetto fa scalpore. L’Italia è un paese in cui scienza e politica si mescolano talvolta in modo improprio. Ma l’Italia è anche e soprattutto un Paese a rischio sismico, con antichi centri storici spesso mal conservati e costruzioni moderne che non sono resistenti quanto dovrebbero. L’industria edilizia qualche volta risparmia e qualcuno chiude un occhio. L’Italia è anche un paese dove il tasso di corruzione è altissimo e dove l’interesse personale spesso prevalica il bene pubblico. Ma sarebbe triste se a pagare il conto fossero alcuni dei nostri migliori studiosi, oltre alle vittime delle catastrofi.