Qualche giorno fa ho portato la nostra macchina a sette posti in officina per farla riparare. La luce della batteria era accesa e per fortuna che fra un discorso e l’altro con Michele del tipo : sai oggi la maestra ha messo Matilde in punizione perchè è disobbediente e non ascolta mai (il che succede anche a casa), Sofia ha finito i compiti e deve solo esercitarsi un po’ di più con il violoncello e, visto che sei lì che non fai niente , puoi cambiare il pannolone di Annamaria, gli ho detto: a proposito ( in effetti era proprio a proposito) lo sai che la macchina ha una nuova spia che si accende? Per fortuna che esistono gli uomini, in questi frangenti soprattutto. Quando una macchina ha qualche guasto, io mi sento più impotente che di fronte alla ennesima bronchite di Sofia. Fatto sta che Michele è uscito in fretta a guardare ed è rientrato con un pezzo di gomma in mano che sembrava una cintura, ma non di qualche figlio e ha sentenziato che io mi dovevo muovere solo a piedi e portare al più presto l’auto in officina. Quindi ho preso l’auto e la ho parcheggiata presso l’officina della concessionaria della nostra auto, non dirò il modello per non finire dentro. Mi aspettavo di trovare l’ambiente che nel nostro immaginario collettivo, deve essere un edificio dove si riparano le auto. Invece mi sono trovata in una sala luminosa e ben arredata e per un attimo ho creduto di essere nella sala d’attesa di un qualche notaio italiano. Non dico di qualche avvocato, perchè per mia esperienza personale, gli studi degli avvocati- categoria tirchia per definizione, non sono così ben curati (tranne forse quelli di qualche donna avvocatessa, ma non il mio, certo). I meccanici erano più puliti di me che avevo sicuramente qualche macchia da rigurgito o da manine sporche. Erano tutti dietro a computer.. Già da lì avevo capito che quell’esperienza non sarebbe stata economica, ma si sarebbe aggirata come una visita da un dentista o forse più. La macchina doveva rimanere solo poche ore e invece l’intervento a cuore aperto per l’ispezione e il cambio di quella cinghia ha richiesto tre giorni circa. Dopo tre giorni in cui ho riscoperto che in effetti senza macchina non è così comodo ma si potrebbe vivere, perchè a piedi o in bicicletta ho accompagnato i bambini a scuola e a fare sport, sono andata a prendere la mia auto. E’ costata come una vacanza di un mese al mare. Ma suvvia, mi sono detta, sono solo soldi, l’importante è la salute. Importante è la comodità di avere un’auto riparata e sicura. E così me ne sono tornata a casa con un motore quasi nuovo e il portafoglio leggero. La mattina dopo, sabato, abbiamo preso l’auto per uscire e abbiamo sentito uno strano rumore. Credevo che Michele nel far manovra dentro il giardino avesse fatto tutta la fiancata. Cosa strana, perchè sono io che detengo l’esclusiva in fatto di fiancate. Ed infatti, dopo un semplice sguardo dentro il cofano, l’occhi esperto dell’ingegnere ha trovato la cinghia appena cambiata in un altro posto e altri due pezzi si erano rumorosamente staccati e appoggiati sul fondo della macchina. Risultato? di nuovo a piedi il che fa bene alla salute e all’ambiente e stamattina di nuovo in officina. Qui ci ha accolto il meccanico in giacca e cravatta che ha sfarfugliato qualcosa in evidente imbarazzo dicendo che avrebbero provveduto a sistemare tutto e che non era ancora arrivato il ragazzo che aveva lavorato alla nostra macchina. Spero non lo appendano a testa in giù. Aggiungo poi che anche l’anno scorso per la stessa macchina in un’altra officina, il lavoro lasciava molto desiderare in quanto i pezzi erano stati rimontati in fretta e senza stringere i bulloni….
Poi mio marito dice che qui in Germania forse la cultura non conta molto ma formano manodopera altamente specializzata. Dice che qui gli operai sono competenti e super preparati. Studiano e lavorano contemporaneamente per essere così qualificati e fare della Germania quello che è. Sarà. Io lo ascolto. Si sa, le donne di auto non ne capiscono niente. Io so di greco e di latino ma forse quel lavoro sotto il nostro cofano potevo farlo anche io preciso preciso