Luca Craia
Dal Corriere Adriatico del 27/10/2011
“Nessuno vuol più fare l’operaio”
Le aziende calzaturiere faticano a trovare figure specializzate. Ciccola: “Facciamo gli Stati Generali”
Montegranaro A fronte di molte aziende che, anche nel distretto calzaturiero, non riescono a far quadrare i conti e sono costrette a mettere in mobilità molti dei loro dipendenti, ci sono invece altre ditte che sono in cerca di personale da assumere. Molti imprenditori però, anche a Montegranaro, cercano, appunto, ma fanno fatica a trovare.
Finché si tratta di reperire manodopera non specializzata la cosa può apparire ancora semplice ma quando si va alla ricerca di tecnici del settore, che abbiano alle spalle anni di esperienza o che siano anche giovani ma che abbiano le giuste competenze, l’impresa risulta delle più ardue. Figure professionali del genere, che oltretutto arrivano a percepire stipendi di un certo livello, sono ormai rare come l’oro: premontatori, orlatrici, tagliatori o operai che si occupino del finissaggio dei fondi sulla forma sono ormai richiestissimi ma introvabili. Molti imprenditori ammettono che sono in pochi ormai, specie fra gli italiani, quelli che vogliono ancora “sporcarsi le mani” e che tanti piuttosto preferiscono svolgere mestieri ritenuti, a parer loro, meno degradanti e faticosi, come l'agente di commercio o il magazziniere. Ne risulta il fatto che negli opifici montegranaresi gli operai provengono da ogni parte del mondo e, almeno all’inizio, sono in grado di svolgere mansioni ben poco qualificate, mentre i dipendenti chiamati a ruoli di responsabilità hanno ormai tutti i capelli bianchi: manca insomma il necessario ricambio generazionale.
Quello che preoccupa infatti è sì la situazione attuale, in cui certe mansioni ormai sono svolte solo da gente in età avanzata, ma anche e soprattutto quella futura, come ammette anche il titolare della Doucal’s Gianni Giannini, poco più che trentenne ma da molti anni nell’azienda di famiglia: “Il nostro distretto è ormai riconosciuto in tutto il mondo e avrebbe grandi potenzialità. Per questo, invece di scappare altrove o tentare altre vie, sarebbe più opportuno continuare a fare quello che sappiamo fare meglio e che tutti ci invidiano. Le aziende oggi sono costrette a non lasciarsi scappare operai specializzati che ormai sono anziani proprio perché non trovano giovani in grado di sostituirli e nei prossimi anni la situazione sarà sempre peggiore dato che le nuove leve sono davvero poche. In molti si stanno specializzando nel settore stilistico ma in quello tecnico, che sarebbe quello che ha più bisogno, i giovani sono rari. Per arrivare ad avere una preparazione e una conoscenza effettivamente tale della calzatura servono tantissimi anni di esperienza e di duro lavoro a stretto contatto con chi, questo know how, è in grado di tramandarlo”, continua Giannini, “perciò, se non si punta sulla formazione di addetti specializzati, fra pochi anni non avremo più tecnici e operai in grado di occuparsi di quelle che sono le fasi più importanti nella realizzazione di una scarpa di qualità”. Quando si affronta l’argomento della mancanza di addetti specializzati, un elemento da non sottovalutare è poi quello relativo all’Istituto Professionale del Settore Calzaturiero che aveva sede a Montegranaro e che ora è chiuso. In molti credono che sia stato un errore e che quella scuola che avrebbe potuto sfornare proprio quelle figure che oggi sono fra le più ricercate.
Fra questi l’imprenditore Enrico Ciccola, titolare dell’azienda Romit: “Con la chiusura dell’Ipsia dove pensiamo di andare? Io sono stato tra quelli che hanno più creduto nell’importanza della formazione ma è stato mandato tutto in malora, essendo mancato il sostegno sia delle associazioni che degli imprenditori. Il nostro è il distretto calzaturiero più importante d’Italia ma in questo senso è anche quello che è rimasto più indietro”. Senza alcun intento polemico poi aggiunge: “Qui sarebbe opportuno indire una sorta di Stati Generali dell’industria calzaturiera per fare il punto della situazione e stabilire una linea d’azione comune”.
giovedì, 27 ottobre 2011
Barbara Rossi