Manoppello: Santuario del Volto Santo

Da Giuseppe Capone

Santuario del Volto Santo - Manopello (PE)

Santuario del Volto Santo
Poco fuori dal centro storico di Manoppello si trova la chiesa santuario del Volto Santo, appartenente all’ordine dei Cappuccini, che ospita una delle più note e importanti reliquie del mondo cristiano. Nel tabernacolo dell’altare maggiore è esposto infatti il Volto Santo, ritenuto da molti l’autentico velo col quale la Veronica coprì il volto di Gesù deposto dalla croce . La preziosa reliquia è costituita da un velo trasparente, sul quale sono impresse delle macchie di sangue ed i connotati di un volto maschile con occhi aperti e bocca anch’essa semiaperta.
Volto Santo e Vera icona Secondo gli studi recenti e minuziosi del prof. Heinrich Pfeiffer, questa reliquia è da considerare la vera immagine di Cristo e costituirebbe, assieme alla Sindone di Torino, l’unico esempio conosciuto di “acheropita”, ovvero di oggetto non fatto da mani umane. A tale conclusione si è giunti dall’analisi meticolosa del velo che non ha riscontrato tracce di pittura, sia dalla sovrapposizione dell’effigie del Volto Santo con la Sindone ma anche con le più significative icone e copie della Veronica. 

Volto Santo

Se però nella Sindone il Cristo ha gli occhi chiusi, essendo morto, il Volto Santo di Manoppello raffigura Cristo con gli occhi aperti, e in questo Pfeiffer vede appunto l’immagine del Cristo “redivivo”. Avvincente la storia della sua presenza a Manoppello: la reliquia, collocata all’origine nell’altare della Veronica in S. Pietro a Roma in occasione dell’Anno Santo del 1350 dovette essere trafugata nel 1608 e portata segretamente a Manoppello. Ma l’antefatto di questo furto è raccontato in un manoscritto del 1646, dove si narra che a Manoppello un pellegrino si sarebbe avvicinato nel 1506 ad un certo Giacomantonio Leonelli, consegnandogli un plico con preghiera di trattarlo con cura.Anni più tardi una discendente del Leonelli, Marzia, vedendosi negato il diritto ereditario sull’icona, avrebbe indotto il marito, l’uomo d’armi Pancratio Petrucci, a trafugarla nel 1608. È qui che il racconto da leggenda si muta in storia: tutto viene riferito in modo credibile, perfino la vicenda legale che porta il notaio De Fabritiis prima ad acquisire da Marzia l’immagine sacra nel 1618, e poi a donarla ai Cappuccini nel 1638: è apparso tuttavia evidente come la prima parte del resoconto vada ritenuta falsa, non potendo il Volto Santo stare già da cent’anni a Manoppello. Insomma, viene da pensare che il manoscritto ebbe la funzione di costruire un alibi, tale da giustificare il legittimo possesso della reliquia da parte dei Padri Cappuccini.
Museo

Museo

Ma il Santuario non esaurisce la sua importanza nella sola reliquia del Volto Santo, e se la chiesa risulta rimaneggiata ed ha perso la sua immagine originaria, l’attiguo Tesoro custodisce tra le altre cose una interessante e ciò nondimeno poco conosciuta sezione di Arte Sacra.Innanzitutto occorre visitare la sala degli ex-voto, oggetti di offerta e di ringraziamento in occasione di richieste devozionali legate al culto del Volto Santo.In fondo alla sala spicca un tabernacolo in legno del Settecento, con inserti di madreperla, prodotto in seno all’ambiente cappuccino da artigiani ed intagliatori di origine veneta chiamati marangoni; uno stile alquanto diffuso in Abruzzo.Il Tesoro ospita anche una sezione etnologica, con una raccolta di oggetti d’uso che illustrano le culture e il folklore di vari Paesi sudamericani, ma quella più interessante è quella dell’Arte Sacra, dove sono conservati gli arredi e le opere pittoriche che costituivano il corredo artistico dell’antica chiesa cappuccina. Colpiscono in particolare le parti residue di un altare dipinto, entro il quale s’inquadra ancora una ben conservata Madonna Immacolata con i Santi Francesco e Antonio di Padova, tela del 1841 del pittore Francesco Maria de Benedictis di Guardiagrele.Ai lati di detto altare si osservano un San Michele Arcangelo e un San Francesco, tele di fine Cinquecento attribuibili al pittore napoletano Giovan Bernardo Azzolino. Tra gli oggetti, si nota un tronetto in ferro battuto e due ostensori per l’icona del Volto Santo: accanto ad uno abbastanza dozzinale datato 1902, è degno di nota quello cesellato in argento, la cui parte superiore settecentesca riporta la data del 1714 e le punzonature della manifattura napoletana.Nel refettorio, visitabile facendo richiesta ai Padri Cappuccini, si potrà osservare una notevole tela settecentesca, recentemente restaurata ed attribuita al teatino Donato Teodoro, pittore provinciale che interpreta la lezione del Giordano e del Solimena attraverso contatti con Girolamo. L’opera raffigura un non meglio precisabile Sacrificio del Vecchio Testamento, dove nei personaggi protagonisti sembrano riconoscersi Mosè ed Aronne.
Nei dintorni 

Abbazia di Santa Maria Arabona

Dopo aver visitato il Volto Santo non si dovrà rinunciare ad una visita al paese di Manoppello, che offre un repertorio di portali barocchi, e chiese notevoli tra cui quella di San Nicola, dal magnifico portale medievale. In una piazzetta lungo il corso si trova un monumento che ricorda una della pagine più drammatiche e nobili di questo paese: la memoria della tragedia del 1956 di Marcinelle (Belgio), dove dei 60 abruzzesi che persero la vita nella miniera del Bois du Cazier, 23 provenivano da Manoppello. Ma il monumento più insigne è senz’altro l’abbazia di Santa Maria Arabona, pervasa dalla mistica atmosfera dell’austera architettura dei Cistercensi, che si potrà raggiungere riscendendo a valle e seguendo la strada verso Pescara per alcuni Km fino a Manoppello Scalo.

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