In effetti ho usato un piccolo trucchetto e spero verrò perdonata.
Cercate di capirmi: sono già stufa marcia di sentirmi chiamare ogni giorno per chiedere se sto partorendo (ah per la cronaca: no, non sto partorendo, sempre quaranta settimane dura una gravidanza), che non avrei retto anche ai "come va con il libro?". No, sarebbe stato troppo. Così ho cercato di prendermi i miei spazi.
E' stato più semplice del previsto: ho semplicemente smesso di parlare del nuovo romanzo che stavo scrivendo e, a poco a poco, tutti hanno smesso di chiedere. Qualcuno se n'è dimenticato e qualcuno non aveva più il coraggio di infierire in quello che a tutti gli effetti poteva sembrare un blocco della scrittrice.
Questo mi ha permesso di rintanarmi in mesi di studio matto e disperatissimo e di concludere la mia terza fatica, raggiungendo in extremis l'obiettivo che mi ero prefissata, ovvero quello di terminare il romanzo prima di diventare mamma e di essere troppo impegnata tra p&p (pappe&pannolini).
Quello che è stato il mio meraviglioso "studio" nelle ultime settimane. Grazie al cielo non sono allergica al polline!
Sarà che mi sto beando di questa sensazione di completezza, ma lasciatemelo dire: ritengo che sia il miglior romanzo che ho scritto finora. Mi sono divertita a scriverlo, alcune parti mi hanno emozionata ed è stato bello, proprio bello dare forma a una storia completamente nuova, dare vita a personaggi che mi hanno fatto compagnia per mesi e mesi e che anche adesso continuano a frullarmi nella testa.
Giusto stamattina questa donna resa ormai enorme e irriconoscibile da trentanove settimane di gestazione quasi compiute ha infilato le uniche scarpe che ancora le stanno e ha affrontato il chilometro e rotti e i trenta gradi che la separano dall'ufficio postale, armata solo di una bottiglietta d'acqua nella borsa, per andare a depositare i diritti dell'opera compiuta e quasi contemporaneamente spedirne una copia alla casa editrice che maggiormente stima in Italia.
Pausa ristoro lungo la strada per l'ufficio postale.
No, non vi dirò qual è la casa editrice.Così come non darò nessuna anticipazione riguardante la trama, il titolo o qualsivoglia dettaglio di quello che si trova nel manoscritto. Quindi è inutile chiedere.
Ora che sono al terzo romanzo sono arrivata anche a prendere una decisione dolorosa, ma realistica.
Ho pensato che se questo manoscritto non verrà accolto da una casa editrice non necessariamente famosa, ma seria, credo che dovrei interpretarlo come un segno del destino e ammettere che forse devo ancora trovare qualcosa verso cui sia veramente portata. Appenderò quindi il portatile al chiodo e la smetterò di provarci.
Non smetterò di scrivere o forse sì, staremo a vedere, ma se continuerò a scrivere sarà per autopubblicazione e puro, semplice, onesto hobby. Senza altro impegno.
Dio, come mi sento tristemente adulta.
La Redazione