Manovra. La grande tentazione di aumentare il prelievo fiscale. Ma è la mossa sbagliata

Creato il 01 settembre 2011 da Iljester

Svanita la possibilità di escludere dal conteggio degli anni di anzianità, gli anni dedicati allo studio e alla leva, il Governo cerca altre vie per recuperare denaro in manovra. Cosa decisamente non facile, visto che ci si muove in una vera e propria cristalleria, dove ognuno bada al proprio servizio di bicchieri e non gliene frega di quello altrui. Tanto che, Tremonti e Berlusconi sembrano due mamme che cercano di dare lo sciroppo al proprio figlio ammalato, ricevendo solo capricci e bocche chiuse. Soprattutto dai «figli» di Papà Sindacato Rosso.
L’Italia del resto è questa: tutti chiedono e dicono che bisogna fare i sacrifici, ma se li fa qualcun altro è meglio. Anzi, li deve fare qualcun altro. Perché ognuno pensa di avere ragione, senza nemmeno porsi il problema che forse tutti hanno torto. In un modo o nell’altro nel fango della crisi ci nuota il paese intero, e non c’è verso di uscirne se non assieme. Perciò è chiaro che ognuno dovrebbe fare la sua parte, e non dovrebbe tentare meschinamente di scaricare il proprio fardello sulla gobba dell’altro.
Certamente in questa fase delicata, non aiuta la Sinistra. Tutt’altro. L’impressione mia è che oggi Bersani & C., in evidente difficoltà per il caso Penati e per la questione morale all’interno del PD, tentano di cavalcare la crisi e le richieste europee, per mettere in difficoltà il Governo e mantenere disperatamente un consenso, che Di Pietro intende mangiarsi in un solo boccone. E quale modo migliore, se non aggiungere alle bastonate della crisi economica, le urla dell’indignazione ipocrita?
Robe da matti! Robe che solo in Italia accadono. Se in un normale paese, una crisi come questa – che rischia di mandare l’Italia in default – avrebbe unito maggioranza e opposizione in uno sforzo comune, da noi è invece motivo di dissidio e opportunismo elettorale. È un po’ come l’usuraio che sfrutta il momento di difficoltà per dare prestiti a usura. È la psicologia dell’avvoltoio, molto in voga nella politica nostrana.
Del resto, se prestassimo maggiore attenzione alle dichiarazioni che provengono dalla sinistra, c’è da mettersi le mani nei capelli. A sentire Bersani, loro – il PD – la manovra l’avrebbero già cotta e mangiata: un bel surplus di prelievo fiscale sul ceto medio, una tassa sui capitali rientrati in Italia con lo scudo, una bella patrimoniale sui risparmi, e il gioco è fatto. Recuperati i soldi. Senza tanti patemi d’animo e con gli applausi della Camusso e del radicalismo rosso, che – per inciso – solo in Italia trova ancora seguito.
Ma chiaramente essendo la via più semplice è anche la via peggiore, perché una manovra basata sul solito prelievo fiscale (tipica ricetta di chi ragiona in economia con taglio ideologico), in un contesto di depressione economica, è come dire a un depresso che è un fallito e che la sua vita non vale nulla: aggrava solo il problema. Lo acuisce.
L’approccio dunque dovrebbe essere diverso. Dovrebbe andare nella direzione opposta: quella della crescita. Anziché aumentare i tributi per coprire le spese (gli sprechi), la logica del risparmiatore vorrebbe la diminuzione di queste ultime. Dovremmo perciò tagliare tutto ciò che è inutile nei settori in cui le spese sono davvero un’esagerazione: pubblico impiego, sanità, politica, patrimonio statale ed enti locali. Parimenti, dovremmo iniettare una bella tanica di perossido di azoto nel motore dell’economia italiana, con misure finalizzate a incentivare le attività imprenditoriali (sgravi e agevolazioni fiscali) e l’occupazione. Insomma, maggiore liberismo economico, semplificazione normativa e fiscale, privatizzazioni, deregolazione, e perché no? Persino le zone franche in alcune aree depresse del territorio nazionale. Non dimentichiamo infine una legislazione più favorevole ai risparmiatori e meno alle banche, per agevolare il credito imprenditoriale.

di Martino © 2011 Il Jester 


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