Titolo: Mansfield Park
Titolo originale: Mansfield Park
Genere: romanzo
Autore: Jane Austen (Jane Austen Society of Italy – JAusten.it – Wikipedia)
Nazionalità: Regno Unito
Anno prima pubblicazione: 1814 (9 maggio)
Ambientazione: Mansfield Park, Northampton – 1801-1809
Personaggi: Fanny Price, Edmund Bertram, Henry Crawford, Maria Bertram, Julia Bertram, Mary Crawford, Sir Thomas Bertram, Maria [Ward] Bertram, Mrs. [Ward] Norris, Tom Bertram
Casa Editrice: Garzanti
Traduzione: Simone Buffa di Castelferro
Copertina: Marie Krøyer nel giardino di Skagen di Peder Severin Krøyer (1892)
Pagine: 485
Provenienza: Amazon
Link al libro: JAusten.it – IN LETTURA – ANOBII – GOODREADS
inizio lettura: 9 maggio 2014
fine lettura: 18 giugno 2014
Voto: 8 e 1/2/10
…uno di quei mutamenti che il tempo è solito portare con sé, sovvertendo i piani e le decisioni dei mortali, per loro ammaestramento e per divertimento dei vicini.
(Pagina 483)
Mansfield Park è una delle letture austeniane che ancora mi mancava, e quale occasione migliore per festeggiare il bicentenario della sua prima pubblicazione che approcciarmi a questo romanzo per la prima volta? Una lettura come sempre molto soddisfacente, in cui ho ritrovato tutto ciò che più amo in Jane Austen!
Fanny Price ha dieci anni quando viene mandata dai genitori, indigenti e con un sacco di figli, dai ricchi zii Bertram, che si sono offerti di ospitarla a Mansfield Park. Inizia così per Fanny un periodo che la cambierà inevitabilmente in gusti e cultura, ma le lascerà intatto l’animo generoso e altruista e la morale irreprensibile.
Vi prego non prendete troppo in considerazione il “riassunto” che ho scritto qui sopra perché m’è venuto uno schifo, ma la quarta di copertina neanche mi piaceva. Il fatto è che c’è parecchio da dire su quel che succede in questo romanzo, e trovare la giusta via di mezzo tra l’essere esaustivi e non spoilerare non è facile. Non lo è mai, però in certi casi mi trovo più in difficoltà che in altri. La trama, come in tutti i romanzi di Jane Austen, si dipana nell’arco di svariati mesi, mostrandoci episodi della vita della protagonista, qualche amore contrastato, una fuitina (come in Orgoglio e Pregiudizio, ma stavolta protagonista è una donna sposata), un finale prevedibile (ma non per questo arrivarci è stato meno emozionante, specie nelle ultime pagine.
L’ambientazione è affascinante come sempre, anche se raramente ci muoviamo da Mansfield Park. Mi piace molto scoprire nuovi aspetti della vita dell’epoca, specie delle donne, e in questo romanzo ho scoperto nuove cose, alcune positive, altre molte meno. Per esempio quando le cugine di Fanny parlano della sua ignoranza onestamente mi sono stupita di come fossero istruiti i bambini dell’epoca: io rimarrei scioccata oggi come oggi se sapessi che un dodicenne sa creare la cartina dell’Europa, e dire tutti i fiumi della Russia (che neanch’io li so!), i re d’Inghilterra e gli imperatori romani, per non parlare poi delle scienze! e invece le signorine Bertram davano per scontate (pur essendone molto orgogliose) tutte queste conoscenze! E mi fa piacere quindi scoprire che le bambine non erano istruite solo nel canto, nella musica, nel disegno e nel cucito!
Mansfield Park by Bethem on deviantART
Assai meno positivo è invece un aspetto che non mi giunge tra l’altro neanche nuovo, ovvero il modo crudele con cui vengono trattate le donne che “sbagliano”, che si macchiano del grave peccato della licenziosità in ambito sessuale. Come anche Jane Austen fa notare (vedi citazioni in basso, pagina 480) subiscono un trattamento ben peggiore di quello riservato all’uomo loro “complice”, in quanto vengono ostracizzate da amici e parenti, e se questi dovessero per buon cuore decidere di perdonarle e riaccoglierle tra loro, verrebbero a loro volta allontanati dal resto della società. Il tutto condito con notevole ipocrisia, perché se la fanciulla in questione si sposa, con l’uomo con cui ha commesso il fatto o anche un altro compiacente se si trova, ecco che la dignità è ristabilita, e anche se magari se ne parlerà male per generazioni, è comunque riammessa in società. E’ una cosa che a pensarci ancora mi fa tanta rabbia, specie considerato che anche se per fortuna i costumi sono molto cambiati da allora, certe mentalità di fondo sono ancora molto radicate anche nella società odierna.
Ma bando alle riflessioni tristi, passiamo a parlare dei personaggi che come sempre nei romanzi, in quelli di Jane Austen ancora di più, sono la parte che preferisco. Stavolta devo dire che hanno suscitato in me reazioni diverse da quello che mi aspettavo. Edmund, il protagonista maschile, si presenta bene all’inizio ma ben presto comincia a starmi un po’ antipatico. Si comporta in maniera estremamente gentile e generosa con Fanny, e la aiuta in tutti i modi, ma finisce col plagiarla più o meno coscientemente, e si dimostra assai poco acuto per gran parte del romanzo; pur rimanendo comunque una bella persona, manca del fascino che caratterizza solitamente gli eroi austeniani. Insomma, in definitiva a me Edmund non è piaciuto.
Maggior presa su di me hanno fatto, stavolta, i personaggi, diciamo così, negativi, ovvero i Crawford, specialmente Mary. Se non fosse stata una ragazza falsa ed egoista mi sarebbe piaciuta parecchio con la sua voglia di canzonare tutti, di non lasciarsi mai abbattere e di non prendere sul serio niente. Mi è piaciuto perfino il suo cinismo nel considerare il matrimonio in senso utilitaristico (cioè che ad una ragazza serve ad avere più denaro, una posizione sociale, una casa a Londra, ecc.) e, soprattutto, poco romantico, asserendo (come la saggia Charlotte Lucas) che marito e moglie quando convolano a nozze non si conoscono affatto, e si ritrovano solitamente a dover condividere il resto della vita con una persona molto diversa da quella che credevano. Ripeto, se non avesse avuto tanti lati troppo negativi (come per esempio la sua crudeltà nello sperare, e non farsi problemi a renderlo palese, che Tom morisse così Edmund avrebbe ereditato la fortuna di Sir Thomas), mi sarebbe piaciuta un sacco. Il fratello Henry ha anche lui qualche momento positivo, e anche se nel complesso non l’ho molto apprezzato, di sicuro dà un po’ di pepe alla storia.
Ma veniamo alla nostra eroina: conosciamo per la prima volta Fanny Price quando ha solo 10 anni. Poi rapidamente facciamo un salto e la troviamo giovane donna cresciuta all’ombra dell’ingombrante famiglia altolocata, servizievole e ingenua nei confronti degli altri e della vita in generale. Ho detto ingenua? Bè, all’inizio, nel suo rapportarsi con Edmund, mi aveva dato un po’ questa impressione, ma ben presto mi sono resa conto che Fanny ingenua non lo era neanche un po’, che sì subiva l’influenza di Edmund, ma non si lasciava ciecamente guidare da lui in qualsiasi cosa, rimanendo invece ferma sulle sue decisioni se pensava di essere nel giusto. Ad un certo punto addirittura Fanny sembra l’unica del gruppo a non farsi ingannare, a vedere le cose come stanno, e si stupisce che gli altri, Edmund in particolare, non vedano la lampante verità. Soprattutto, non avendo gli occhi foderati dal prosciutto dell’amore, nota molte più cose e non si fa imbambolare. E’ l’unica a non cedere mai alle lusinghe di Mr. Crawford perché, a differenza delle sciocche cugine, non si è lasciata ingannare da lui né dal suo “cambiamento”, e anche quando arriva quasi a crederlgi, ancora non si fida (forte comunque nelle sue convinzioni grazie all’amore segreto che porta per Edmund).
Che dire dello stile? Fin dalle primissime pagine mi sono goduriosamente immersa nella scrittura che ormai mi è divenuta familiare della Cara Zia Jane: il sarcasmo, l’arguzia, la caratterizzazione che la contraddistinguono non si fanno attendere, e ci accompagnano per tutto il romanzo. A prescindere dalla trama e dai personaggi, anche solo per questo leggere Jane Austen è un piacere! Mi sono poi emozionata molto in quei momenti, verso la fine, in cui abbandona un momento la parte di narratore esterno e parla per se stessa.
Poi, non c’entra con lo stile ma purtroppo non riesco proprio a passarci sopra: c’erano diversi refusi, alcuni veramente irritanti come il solito pò con l’accento. Grrrrr!!!
La copertina di questa mia edizione della Garzanti è bellissima! Mi è piaciuta fin da subito, e anche se non è propriamente attinente al romanzo la trovo comunque adatta. Il titolo è, come tutti quelli di Austen, estremamente conciso. Tra i vari romanzi austeniani è forse quello che mi piace di meno, visto che gli altri, contenendo sostantivi soli o accoppiati mi stimolano di più la curiosità, ma comunque non è male.
Opinions of Mansfield Park.
Commento generale.
Ero incredibilmente emozionata iniziando a leggere questo romanzo, perché non sono ormai molte le opere di Jane Austen che mi rimangono ancora da leggere, e sebbene le riletture siano sempre gradite, nulla è penso paragonabile al piacere di scoprire qualcosa per la prima volta. Mansfield Park è un bellissimo romanzo, non ai livelli di Orgoglio e Pregiudizio o Ragione e Sentimento, mi verrebbe da dire, ma mi riservo un giudizio più definitivo dopo averlo riletto un paio di volte, visto che i romanzi di Austen solitamente mi piacciono sempre di più ogni volta che li rileggo! :)
Perché comunque di Mansfield Park mi è piaciuto veramente tutto, e ci ho ritrovato pienamente tutte le cose che di Jane Austen amo di più. Anche il fatto che per esempio il protagonista maschile non mi abbia affascinato come mi aspettavo, lo trovo comunque un pregio perché differenzia ai miei occhi questo romanzo dagli altri di zia Jane.
Ora non mi resta che continuare a festeggiare il Bicentenario con trasposizioni varie, e aspettare il momento giusto per una rilettura, che non può mancare!
Curiosità
In questo romanzo riveste un ruolo importante l’organizzazione, da parte dei personaggi, di uno spettacolo teatrale. L’opera scelta è Lovers’ Vows, una commedia tedesca riadattata in inglese da Elizabeth Inchbald. Consiglierei a chi avesse intenzione di leggere Mansfield Park di dare un’occhiata almeno al primo atto della commedia (disponibile gratuitamente QUI) perché le interazioni e le caratterizzazioni dei personaggi sono importanti al fine di comprendere alcuni capitoli del romanzo incentrati sulla distribuzione dei ruoli e le prove.Sfide
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Ingenua [io] nel crederla ingenuaTrasposizioni
Ancora nessuna!Un po’ di frasi
Circa trent’anni prima, Miss Mary Ward, di Huntington, provvista di una dote di sole settemila sterline, aveva avuto la fortuna di conquistare Sir Thomas Bertram di Mansfield Park, nella contea di Northampton, e di raggiungere così la posizione di moglie di baronetto, con tutti gli agi e le prerogative che vanno uniti al possesso di una bellissima casa e di rendite cospicue. [incipit] Ma è certo che in questo mondo gli uomini in possesso di grandi ricchezze non sono tant quante sono le graziose ragazze che li meritano. (Pagina 3) [Mrs. Price] scrisse a lady Bertram una lettera che, esprimendo così grande contrizione e sconforto, rivelava tale sovrabbondanza di figli e, insieme, tale scarsezza di mezzi da disporre tutti alla riconciliazione. (Pagina 5) Ma lei sa che sono una donna di poche parole e dichiarazioni. Mrs. Norris (Pagina 6)Questa fa ridere se si conosce il personaggio. Mrs. Norris: E ricordate che essendo così progredite negli studi e così intelligenti, dovrete essere sempre modeste; poiché per quante siano le cose che già sapete, ve ne rimangono molte altre da imparare. Una imprecisata signorina Bertram: Sì, so che ce ne saranno finché non arriverò ai diciassette anni. (Pagina 19) Fin dal primo momento Mr. Rushworth fu colpito dalla bellezza di Miss Bertram, ed essendo incline al matrimonio, ben presto immaginò di esserne innamorato. (Pagina 38) Se quest’uomo non avesse dodicimila sterline di rendita all’anno, sarebbe un perfetto cretino. Edmund (a proposito di Mr. Rushworth) (Pagina 40) Tutti dovrebbero sposarsi appena possono farlo in modo vantaggioso. Miss Crawford (Pagina 43) Miss Crawford: Tutti ci cascano, prima o poi. Mrs. Grant: Nel matrimonio non sempre, mia cara Mary. Miss Crawford: Specialmente nel matrimonio. [...] Non c’è una persona su cento, dell’uno o dell’altro sesso, che, quando si sposa, non ci caschi. Dovunque io volga gli occhi, vedo che è così; e capisco che per forza deve essere così quando penso che di tutte le transazioni questa è quella in cui le persone si aspettano di ricevere di più dagli altri e intanto non si mostrano quali veramente sono. [...] Da quanto ho potuto osservare personalmente, si tratta di un affare impostato tutto sull’intrigo. Conosco tante persone che si sono sposate con la speranza e la certezza di trovare un qualche ben preciso vantaggio nell’unione che contraevano, oppure certe doti o virtù nel compagno e che, avendo poi scoperto di essersi completamente sbagliate, sono state costrette ad accettare proprio il contrario di quanto si erano aspettate. E questo non è quel che si dice ‹cascarci›? (Pagina 46) Lui aveva lungamente soggiornato a Londra, ed era più vivace e più galante di Edmund; dunque lo si doveva preferire; e a buon diritto, inoltre, poiché era il primogenito. Mary era sempre stata certa che il primogenito le sarebbe piaciuto di più. Si conosceva bene; era fatta così. (Pagina 48) Non pretendo di essere in grado di correggere gli altri, ma mi rendo conto che spesso sbagliano. Miss Crawford (Pagina 51) …o succedeva qualcos’altro; quel qualcos’altro in cui trovano conforto tutti quelli che chiudono gli occhi per non vedere la realtà o la mente per non capirla. (Pagina 110) Si spaziò in lungo e in largo sulla gentilezza, la modestia, la dolcezza del suo carattere che fu caldamente lodato, quella dolcezza che nel giudizio dell’uomo è parte così essenziale del valore di una donna che, benché a volte egli ami dove non la si trova, non può mai crederla assente. (Pagina 299) A Sir Thomas premeva che su quel punto il carattere di Mr. Crawford non desse prova di cedimenti. Voleva che egli dimostrasse di essere un modello di costanza; e pensava che il miglior mezzo perché egli vi riuscisse era di non metterlo troppo lungamente alla prova. (Pagina 350) Dopo alcuni giorni il ricordo dei suoi libri divenne così imperioso e stimolante che Fanny trovò impossibile non ricercarne nuovamente la compagnia. [...] Fece l’abbonamento, sbalordita di sentirsi qualcuno in prima persona, sbalordita dalla sua iniziativa e da tutte le inerenti implicazioni; essere in condizione di prendere a prestito dei libri, di sceglierli! (Pagina 405) Gli alberi, benché non ancora completamente rivestiti di foglie, erano in quella fase deliziosa quando il loro aspetto dice che una nuova bellezza è alle soglie, e che mentre tanto già incanta lo sguardo, molto rimane ancora da immaginare. (Pagina 457) Che il castigo, il pubblico castigo del disonore, dovesse in uguale misura toccare a lui per la parte avuta nell’offesa non è, lo sappiamo, una delle barriere che la società innalza a sostegno della virtù. In questo mondo la pena è meno proporzionale di quanto sarebbe desiderabile. (Pagina 480) Nessuno presuma di saper descrivere i sentimenti di una giovane donna, nel ricevere la dichiarazione di un amore che quasi non si era permessa di sperare. (Pagina 483)
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Traslocarono dunque a Mansfield, e la Canonica, alla quale al tempo dei suoi due precedenti occupanti Fanny non aveva mi saputo avvicinarsi senza una qualche penosa sensazione di ritegno o di allarme, presto divenne così cara al cuore e così perfetta ai suoi occhi come ogni altra cosa, in vista e sotto l’egida di Mansfield Park, era sempre stata per lei.
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