E' notte fonda quando inizia la danza e succede ogni volta che comincio a svegliarmi: appena inizio a muovermi, a contrarre e a distendere gli arti, a emettere i miei tipici urletti, papà mi prende alla svelta in braccio, cercando di prevenire il pianto imminente e dirompente, mi solleva dalla culla e mi mette sul suo cuscino, la testa contro la sua e il ciuccio ben assicurato in bocca. Il suo scopo immediato è di farmi riaddormentare prima che sia troppo tardi, ovvero prima che io esploda in grida inconsolabili. Il suo fine ultimo è invece quello di ritardare le mie poppate, allungando i tempi di attesa fra le une e le altre. E così, ogni due ore circa e ogni notte, io e papà balliamo sul letto una danza la cui coreografia è la seguente: io sputo il ciuccio e lui me lo ridà; io giro troppo il volto verso il cuscino e lui mi rimette in posizione semi supina; io gli faccio un sorriso inatteso e anche lui - vinta a quel punto la stanchezza - mi sorride. Il tutto si protrae sempre per almeno un'ora, cioè finché papà non cede e mi prepara il latte.