Ormai circola talmente tanta robaccia in rete che non bisognerebbe innervosirsi quando si leggono sequele di diktat apocalittici rilasciati da sedicenti esperti sulle cose più varie. Ma queste tirate contro l'euro e la necessità per il paese di uscirne al più presto diventano sempre più fastidiose e pericolose perché vengono lette e commentate da chi non ha la minima dimestichezza con l'economia e che però poi va a votare con le conseguenze che abbiamo visto in questi giorni. Allora voglio dirvi come la penso, naturalmente è un pensiero personale e non sono depositario della verità. Gira da un po' roba come questa qui, (scusate avevo messo il link ma adesso lo tolgo per non dargli ancora visibilità, dopo il danno anche le beffe!). Ora, come sempre, quando vuoi dimostrare una cosa sbagliata, la devi sostenere dicendo un po' di cose vere, inframmezzate con mezze verità e tante balle. se vogliamo esaminare seriamente il problema, bisogna certo dire che naturalmente ci sono persone a cui questa soluzione conviene e infatti sta brigando da tempo malignamente, per andare in quella direzione. Intanto bisogna sgombrare il campo da un peccato originale che rischia di fuorviare il ragionamento se si è su sponde diverse. Ci sono due tipi di economia antitetici e senza vie di mezzo. O si sceglie un'economia arcadica di sussistenza e autoproduzione,con l'orticello dietro la capanna e il baratto dei pochi prodotti negli incontri settimanali in prossimità degli incroci o si sceglie l'economia di mercato. Ognuna delle due scelte ha pari dignità e ognuno decidendo deve essere responsabile verso se stesso e la propria famiglia delle sue conseguenze. Io personalmente credo che non sarei in grado di accettare la prima, beneficiando dei suoi vantaggi (a mio parere pochi) e sopportandone gli svantaggi (per me troppi e assolutamente inaccettabili). Detto ciò non me ne occuperò, esaminando la seconda, che ha vantaggi a mio parere assolutamente preponderanti, sui pure ovvi svantaggi. L'economia di mercato come tutte le cose, ha delle regole. Nelle regole entra la matematica e le cifre e queste non sono opinabili. Nell'economia di mercato ogni tipo di attività ha la sua giustificazione se genera un profitto, altrimenti non ha ragione di esistere. Il profitto (o guadagno o utile o salario che dir si voglia) compensa l'attività stessa. Lo stato deve difendere questo principio mettendo a sua volta regole e correzioni per regolarne il buon andamento ed al tempo stesso difendere in qualche modo la parte più debole o più sfortunata o meno capace dei suoi aderenti (sudditi, cittadini). In alcuni casi più blandamente, come nella mentalità anglosassone in cui il residuo della mentalità calvinista porta a pensare che ognuno debba essere responsabile di se stesso e si merita le proprie fortune o sfortune, e quindi la protezione viene demandata ai vari sistemi di charity e solo molto parziamente coadiuvata dallo stato, oppure come avviene nella mentalità europea, lo stato tende a farsi maggiormente carico delle problematiche sociali intervenendo direttamente a vantaggio di chi non ce la fa (e questo è ovviamente la soluzione che mi piace di più). Tutto questo però ha un costo, che lo stato affronta indebitandosi e cercando di recuperare questi soldi con la fiscalità, a volte riuscendoci, a volte no, per i motivi più vari, come un pessimo modo di governare, sprechi, concessioni di aiuto superiori alle possibilità del paese stesso e così via. Si genera così un debito che a questo punto lo stato si accorge di avere grosse difficoltà a restituire. Le scelte sono solo due. O chiede in misure diverse ai cittadini di contribuire in modi diversi (tassazione, prelievi, riduzione di servizi) a rientrare del debito, o decide di non pagare il debito stesso. Per non onorare il debito ci sono sostanzialmente due modi. Dichiarare il default (Argentina, Russia, Ukraina, Islanda, solo negli ultimi decenni) o stampare moneta (la regolazione dei tassi funziona solo per piccoli interventi sull'economia). Nel primo caso lo stato che ha scelto questa strada e che ovviamente avrà ancora estremo bisogno di altro denaro per le sue spese, stipendi, pensioni, cose da fare, ecc. non troverà ovviamente più nessuno che gli presti altro denaro e quindi ricorrerà al secondo sistema stampando la moneta che gli serve via via per funzionare. Il problema del debito viene così risolto. Tutto bene? Beh ogni azione ha delle conseguenze , automatiche dovute alle leggi matematiche che regolano l'economia e che non si possono controllare con leggi o con la volontà. Dunque la conseguenza obbligatoria e naturale quando si stampa denaro senza copertura è la svalutazione. Questa è proporzionale alla quantità di denaro stampato, naturalmente con variazioni dovute alle aspettative e alle sensazioni irrazionali dei mercati stessi. Questo significa che qualcuno ci guadagna e qualcuno ci rimette. Ci guadagna chi è indebitato o chi costruisce cose scadenti che non è in grado di vendere perché non sono concorrenziali, che lo ridiventano grzie ad una diminuzione provvisoria dei costi di produzione. Ci rimette chi ha risparmi, chi ha un reddito fisso e non più mutabile (pensione), chi è più debole e rimane travolto dall'aumento improvviso dei prezzi a cui non riesce a star dietro aumentando in egual misura il suo reddito. La cosa non è la stessa in ogni paese, perché le condizioni di partenza sono diverse di caso in caso. Gli USA, essendo una economia fortemente importatrice e indebitata e in fase di crisi, hanno nell'ultimo anno cominciato a stampare gradualmente moneta con lo scopo di indebolirla per aumentare la concorrenzialità delle loro merci. Hanno un sistema pensionistico pubblico quasi inesistente ed una popolazione indebitata ben più di quanto non sia risparmiatrice per tradizione. Una immissione graduale di moneta, può così sostenere l'economia senza provocare scossoni svalutativi troppo forti, tenendo anche conto che comunque il dollaro rimane ancora moneta di riferimento per larga parte e questo stempera assai il fenomeno. In Giappone la situazione è opposta. Il debito (enorme) è quasi tutto in mano agli stessi giapponesi e l'economia stagna da poù di un decennio a causa della forza della moneta stessa e della competitività del paese, abbastanza efficiente. La potente immissione di denaro stampato decisa in questi giorni, auspica quindi da parte del governo una potente svalutazione dlela moneta stessa che renderebbe competitive le merci rinvigorendo l'economia interma, cosa che sta puntualmente verificandosi in questi giorni. Chi pagherà? I risparmiatori che vedranno diminuiti proprorzionalmente alla svalutazione i propri risparmi e i redditi fissi deboli (pensionati e altri) che si ritiene evidentemente debbano essere sacrificati sull'altare dell'economia del paese e a cui la mentalità giapponese, incline al rispetto dell'autorità in ogni caso, potrebbe aderire senza troppi scossoni sociali. In Islanda il default, a cui si era giunti a causa della pessima gestione economica e che era comunque ridicolo quanto a dimensioni (4 mld di euro a confronto dei nostri 2000!) è stato seguito da una fortissima svalutazione che ha colpito in maniera nonesagerata la popolazione perché, proprio per il fatto che il paese veniva da una continia serie di svalutazioni successive (già dagli anni 70), non c'erano in pratica risparmi privati da colpire e i meccanismi di adeguamenti salariali automatici, collaudatissimi proprio per questa abitudine, hanno reso l'impatto sulla popolazione duro ma non devastante, tenuto anche conto che è continuato comunque l'aiuto finanziario internazionale a causa dell'esiguità delle cifre in ballo e dell'importanza geopolitica della nazione in questione. In Argentina il default, è stato di proprozioni molto più ampie, ma il debito era completamente in mano straniera, quindi quasi nessun argentino ha perduto i propri risparmi, semplicemente perché non ne aveva, ma la svalutazione selvaggia che è naturalmente seguita ha devastato lostandard di vita della popolazione, specialmente la parte più debole e, la naturale ripresa dell'economia che è seguita (un processo che comunque dura anni) non ha potuto riparare in alcun modo alla devastazione sociale. La maggioranza della gente (la parte debole naturalmente ) se ne frega altamente che tra dieci anni l'economia sarà migliora, se per un decennio non riesce più neanche a trovare da mangiare. Analoga situazione è seguita al crollo dell'impero sovieto, con decine di milioni di persone nell'indigenza più nera ed un ritorno ad una vita decente (non per tutti) adesso, dopo 20 (venti) anni. Considerando inoltre che entrambi i paesi sono enormi esportatori di materie prime, quindi molto meno soggetti ai disastri dell'inflazione. Veniamo quindi all'Europa. L'introduzione dell'euro è stato un risultato miracoloso e straordinario, un'occasione unica di stabilità e benessere per tutti i paesi aderenti, resi in questo modo molto meno soggetti all'instabilità economica e alla debolezza dovuta alle dimensioni troppo piccole delle economie dei paesi membri di fronte alla globalizzazione. Questa era comunque una opportunità che andava sfruttata al meglio da governanti acuti, capaci e non fanfaroni o farabutti. In alcuni paesi (Germania in testa) questa occasione è stata in parte colta. Quel paese aveva problemi simili e più gravi del nostro (in seguito ai costi della riunificazioone) Con la capacità politica di accettare una grande coalizione, i partiti sono riusciti a mettere da parte le contrapposizioni, fortemente coadiuvati (se no, la cosa non avrebbe avuto successo) da imprenditori intelligenti e innovativi e sindacati moderni e con visione di lungo termine. Tutti hanno sacrificato parte delle proprie posizioni e sono stati imposti sacrifici che (essendo comunque stemperati in un periodi di crescita e con gradualità, data la non urgenza di essere di fronte al baratro) sono stati accettati dalla popolazione. Oggi il paese gode di tutti i vantaggi dell'euro e soffre poco dei suoi problemi. La popolazione ha già dato ed è difficile convincerla che deve dare ancora a favore di chi invece ha scialacquato a piene mani e ancora fruisce di privilegi da loro persi tempo fa e ormai inconcepibili. Come può Herr Muller digerire di dover essere ancora tassato per pagare i debiti degli italiani che non vogliono pagare l'IMU o non vogliono andare in pensione a 65 anni o dei greci che al 50% evadono le tasse e vanno in pensione a 55, quando lui lo fa da anni? In Italia abbiamo avuto un ventennio di politica disastrosa che ha condotto il paese alla rovina, scialacquando tutti i vantaggi che portava con sé l'euro, a partire dalla stabilità economica ed alla inflazione bassissima per la prima volta e massimizzando gli sprechi e l'assenza di riforme corrette, in questo coadiuvati bene dalla peggiore classe imprenditoriale europea (che aveva campato sulle svalutazioni progressive competitive rinunciando all'innovazine e allo sviluppo dei prodotti) e dai peggiori sindacati europei, accaniti difensori di posizioni inesistenti e spesso sacche di privilegio, a danno dei giovani verso cui è stato accettato un sistema di lavoro tra i peggiori in assoluto. Nella attuale situazione l'Europa è alle prese dunque in una tenaglia difficile da risolvere. Intanto non si è dato potere politico all'Europa come tale e quindi la Banca centrale non avendo mani libere nelle decisioni di politica monetaria ed è presa trai cosiddetti paesi virtuosi che, memori del loro passato (Weimar insegna) in cui andavano con la carretta piena di miliardi di marchi a comprare il pane, vedono come il fumo negli occhi ogni provvedimento con finalità inflattive, dall'altra i paesi scialacquoni e malgovernati a cui una politica di allargamento del cordone monetario potrebbe dare un po' di fiato per tentare di rilanciare un po' di ripresa. Come si vede, una dicotomia difficile da risolvere, anche perché i governanti devono rispondere ai loro elettori che ragionano con la pancia e non con la testa, tedeschi per primi. Certo le soluzioni più avvedute sarebbero quelle dei piccolissimi passi alla volta, con accordi che allentassero, ma in maniera molto controllata l'emissione di valuta, mantenendo al tempo stesso mano ferma nella pretesa di riforme di rigore che controllassero lo spreco e la distribuzione di servizi non più sostenibili completamente. In questo, grandissimo e straordinario è stato proprio il lavoro di Monti. Messo al lavoro in pieno accordo, dai pessimi politici che avevano distrutto il paese, portandolo alla rovina proprio perché facesse quelle cose obbligatoriamente necessarie, ma che loro si rifiutavano di fare per non perdere voti e che infatti hanno votato in massa, salvo disconoscerle appena usciti dall'aula. Adesso che il paese è stato rimesso quasi in carreggiata era il momento, proseguendo naturalmente sulla stessa strada di rigore, di cominciare, forti della medaglia appuntata al petto, di aver fatto le cose necessarie e di voler continuare a farlo, di convincere i membri forti dell'Europa (fruendo anche dell'appoggio interessatissimo di Hollande che adesso è rimasto col cerino in mano e non può essere ascoltato da nessuno) a cominciare una politica monetaria di contrasto a USA e Giappone (è di oggi la notizia di un'altra ovvia forte perdita di valore dello yen), Il buon Monti è stato cacciato e coperto di ignominia dagli stessi a cui ha cavato le castagne dal fuoco, pronti, per ragioni biecamente elettorali ad innalzare il vessillo dello scialacquamento. Ma nessun votante medio pensa a queste cose e nel segreto dell'urna premia il populismo distruittore o le promesse di riavere indietro i soldi dell'IMU e le persone serie vengono scaricate in un angolo. Come conclusione si può solo dire che una proposta come quella del post che ho citato all'inizio e che si sente continuamente tirare fuori da vari "economisti", sarebbe devastante e definitivamente mortale per la gran parte degli italiani. Venti milioni di italiani pensionati e l'80% delle famiglie (che detengono in varia forma quasi il 60% deldebito italiano) dall'uscita dall'euro auspicata dai vari Sabelli, Grilloidi e dallo stesso Berlusconi, perderebbero più o meno la metà dei loro risparmi e dimezzerebbero il potere d'acquisto della loro pensione.Il resto dei lavoratori avrebbe un pesante calo del proprio potere d'acquisto, che si potrà poi compensare in una decina d'anni con forti lotte sindacali. Ne avrebbero certo beneficio le casse dello stato, gli industrialotti che stanno per fallire a causa dell'incapacità di innovare, beneficio comunque relativo e destinato a sparire dopo poco, momento in cui saranno a richiedere la successiva svalutazione competitiva. Una follia davvero spaventosa, un incubo che spero di non vedere mai, quello dell'uscita dall'euro, che sento purtroppo invece sbandierata da molta parte della piazza, che corre insensatamente dietro ai pifferai, assolutamente inconscia di essere la carne da macello che pagherà l'operazione. operazione naturalmente che risolverebbe il problema del debito nazionale. Bene, ho riletto dando un'occhiata allo sproloquio che ho appena fatto e mi accordo che sono stato un po' pressapochista e impreciso ma l'argomento è davvero complesso ed è facile prenedere le cantonate, solo che quando leggo quelle cose, che poi vanno ad incidere sulla pelle della gente che ci crede, mi va subito il fumo agli occhi, cosa che mi impedisce di prendere le distanze con calma. Comunque visto che ormai la fatica l'ho fatta e come per il maiale (eheheheh) non si butta via niente, lo posto lo stesso, perché mi sono proprio stufato di questi arruffapopolo, ai vari confusi Masanielli che vogliono uscire dall'euro. Che lo lascino dire ai comici, ai buffoni e a quelli che almeno ci guadagnanerebberoSe ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:
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