Manuale di pulizie di un monaco buddhista – Keisuke Matsumoto

Creato il 31 agosto 2015 da Serenagobbo @SerenaGobbo

Non mi piace fare le pulizie. Il mio motto è: se vuoi avere la casa pulita, evita di sporcare.

Per questo ogni tanto compro libri sul riordino e sulla gestione della casa, perché mi spronano a darmi da fare e a mettere in pratica alcuni dei suggerimenti. Questo, in più, aveva il pungolo del buddhismo zen: fai le pulizie per disciplina, per calmare la mente, per dare il benvenuto ai tuoi ospiti, non per le pulizie in sé. Non per far bella figura. Non per far dire alla gente: ma che brava donnina di casa!

La regola numero uno, per non avere una casa ordinata, è non possedere oggetti superflui. Buttiamo via! Ce lo diceva anche Marie Kondo.

La regola numero due è: non rimandare a domani quello che puoi fare oggi. Rimetti subito in ordine quello che hai appena usato. Non lasciare i piatti nel lavello. Lava i panni tutti i giorni. Togli le foglie dal vialetto ogni mattina. Altrimenti insieme alla polvere in casa, ti verranno anche le rughe nell’anima.

Vabbè, qua si può essere d’accordo o pure no. Non sono una monaca zen che deve pulire il tempio (by the way, i consigli sono davvero calibrati su un tempio buddhista giapponese, parla di tokonoma, shoji, tenugui ecc…). E i miei due familiari non sono proprio due monaci buddhisti, visto che dove la fanno, la lasciano (cosa? darsi il turno per fare le pulizie? Lasciamo perdere…).

Altri consigli: usare il bicarbonato di sodio per pulire le pentole (l’ho provato, è vero, pulisce meglio del Vim e del Cif!), lasciar circolare l’aria, non accumulare, non lamentarsi mentre si lavora.

Da leggere. Anche se poi pensi al tempio zen e ti senti una merdaccia.