Manuel Noriega torna a casa

Creato il 24 novembre 2011 da Eldorado

Manuel Noriega torna a casa. É quello che ha deciso ieri una corte francese, che ha accolto la richiesta degli avvocati dell’ex uomo forte di Panama. ¨Chiedo di tornare nel mio paese per difendermi¨ ha detto ai giudici, paragonando il suo caso a quello di Alfred Dreyfus, il militare francese accusato ingiustamente di spionaggio negli ultimi anni del XIX secolo. 

Noriega ha oggi 77 anni. Gli ultimi ventuno li ha passati in prigione, compiendo una lunga condanna prima negli Stati Uniti e poi in Francia per rispondere di riciclaggio di fondi provenienti dal narcotraffico. A Panama lo aspetta una sentenza a 67 anni di prigione per vari reati, che comprendono gli omicidi di Hugo Spadafora e del maggiore Moisés Giroldi, nonché corruzione e appropriazione indebita di fondi pubblici.

Nato nel 1934, formatosi alla scuola militare di Chorrillos a Lima, Noriega venne presto invitato dall’esercito statunitense a Fort Gulick per seguire il corso di ¨operazioni psicologiche¨, dietro il quale si celavano le tecniche di tortura con cui i militari Usa preparavano i ranghi degli eserciti latinoamericani. Noriega proseguì la sua preparazione a Fort Bragg, nella Carolina del Nord, prima di tornare nel 1967 a Panama come ufficiale della Guardia Nacional. Qui, si guadagna la stima di Omar Torrijos e quando il generale muore nel 1981 in un discusso incidente aereo diventa l’uomo forte di Panama. Nel paese del Canale, allora controllato dalla forte ingerenza Usa, la democrazia era solo di facciata: i presidenti si succedevano secondo le necessità del momento, mentre da comandante della Guardia Nacional Noriega agiva indisturbato.

Dai documenti declassificati del governo statunitense, è stato confermato che ¨Cara de Piña¨ -ossia Faccia d’ananas, come era soprannominato per il suo viso butterato- è stato sul libro paga della Cia dagli inizi degli anni Sessanta fino a metà degli Ottanta, quando la Dea provò infine il coinvolgimento del generale con i narcos colombiani. Noriega non se ne diede per inteso e continuò a governare su Panama con il pugno di ferro: all’indomani dell’uccisione dell’oppositore Hugo Spadafora, costrinse l’allora presidente Barletta alle dimissioni per avere promesso un’inchiesta su quella morte.

La sorte di Noriega cambia a partire dal 1989. Nel maggio di quell’anno vengono svolte delle elezioni farsa, che si risolsero con la scellerata decisione di Cara de Piña di invalidare il processo e di porre uno dei suoi partitari sulla sedia presidenziale. Il 3 ottobre un gruppo di ufficiali tenta un colpo di Stato e la risposta della Guardia Nacional è feroce. Il capo della rivolta, il maggiore Moisés Giroldi, viene torturato per ore e quindi ucciso. Gli Stati Uniti decidono a questo punto che la misura è colma, l’ex agente è diventato incontrollabile. Alla Casa Bianca in quel momento c’è George Bush padre, ex capo della Cia: in barba all’amicizia di anni, il 20 dicembre le truppe Usa lanciano l’operazione Just Cause ed invadono Panama, mettendo a ferro e fuoco i ridotti fedeli al generale. Circa trecento militari panamensi persero la vita nell’operazione, che si rivolse soprattutto contro la popolazione civile. Il comando Usa sempre negò l’alto numero di civili uccisi, nonostante l’evidenza dimostrata dall’Associazione delle vittime che ha sempre parlato di almeno quattromila vittime. Noriega resistette quasi due settimane, ma il 3 gennaio, assediato dai marines e dal muro di amplificatori che gli gettavano addosso ininterrottamente palate di heavy metal, si arrese. Portato negli Usa venne giudicato come un prigioniero di guerra e, in un processo iniziato nell’aprile 1992 a Miami, condannato a quaranta anni di prigione, ridotti in seguito a trenta. Noriega, trasformato in carcerato, in prigione non ha più molto da fare, si converte al pentecostalismo e si comporta così bene da vedersi addirittura ridurre nuovamente la condanna di tre anni prima di essere estraditato in Francia.  

A Panama ora lo aspetta una cella nella prigione del Renacer, a quaranta chilometri dalla capitale. Le autorità panamensi si dicono abbastanza tranquille: Noriega appare ormai come un anacronismo, un residuo della Storia, in un paese che è cambiato radicalmente negli ultimi venti anni. Prova ne è che nessuno, nemmeno un nostalgico, vuole comperare la sua casa (più di tremila metri quadrati), da tempo messa in vendita all’asta. Per l’estradizione si aspetta ora solo più la firma del Primo ministro francese, Francois Fillon.


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