Maps to the stars

Creato il 27 maggio 2014 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Anno: 2014

Distribuzione:  Adler Entertainment

Durata: 111′

Genere: Drammatico

Nazionalità: Canada, USA

Regia: David Cronenberg

Data di uscita: 21 Maggio 2014

Ci si aspettava di più dall’ultimo film di David Cronenberg, presentato a Cannes nella sezione in concorso e vincitore della Palma d’Oro per la miglior interpretazione femminile attribuita a Julianne Moore (effettivamente straordinaria). L’ambientazione hollywoodiana, peraltro non originalissima ed utilizzata con maggior sapienza da altri registi, non riesce a collocare al meglio una storia estremamente complessa, con personaggi collegati morbosamente tra loro (non tanto e non solo per l’incesto dichiarato ma per legami psicologici devastanti e talvolta gratuiti) ma privi di reale forza emotiva, tanto che lo spettatore, soprattutto nella prima parte del film, rischia seriamente di annoiarsi.

A poco a poco le varie parti del puzzle si compongono ed emergono spaventosi retroscena e miserie delle singole individualità: l’attrice cinquantenne Havana che cerca ruoli giovanili (Julianne Moore) ed estrinseca una falsa simpatia umana verso gli altri, salvo gioire della morte di un bambino poiché questo evento mette fuori gioco una sua rivale;  lo psicologo/predicatore Sanford (John Cusack) che ha fatto fortuna con i manuali di auto-aiuto ma caccia di casa la figlia e la picchia con violenza per una colpa commessa da ragazzina; la moglie del predicatore, Christina, incapace di alcuna vera umanità, che cerca la morte solo per fuggire allo scandalo; il figlio della coppia, Benjie, un ragazzino reso celebre da un serial, con problemi di droga, già rovinato dallo star system, che vive come un adulto e non sembra conoscere alcun tipo di affetto; Agatha, una giovane donna dal volto sfregiato (Mia Wasikowska), che cova il disperato desiderio di essere riammessa nel mondo delle star e che si trasformerà da vittima in carnefice; il giovane autista Jerome (Robert Pattinson) che aspira a fare l’attore ed è disposto a quasi tutto per ottenerlo.

La carrellata di personaggi ben evidenzia la crudeltà del cinema come business ma il messaggio è troppo arzigogolato, troppo costruito e solo alla fine, con la catarsi tipica di ogni tragedia, si smuove qualcosa: il grottesco, l’ironico, il mostruoso si mescolano in un film che però non lascia il segno e non sembra inserirsi neppure nel filone del più riuscito Cosmopolis.

Elisabetta Colla


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