“I risultati mostrano che nell’area del Golfo di Catania – in precedenza poco studiata – la popolazione di capodogli ha una dimensione compresa tra i 7,5 e i 14 metri, ed è rappresentata soprattutto da femmine adulte o giovani maschi“, afferma Francesco Caruso, biologo dell’Università di Messina, tra gli autori della ricerca. L’analisi dimostra, inoltre, che la distribuzione della taglia degli esemplari, ricavata dallo studio di circa 200 identificazioni, varia anche in funzione dei diversi periodi dell’anno.
“Abbiamo utilizzato una nuova e promettente tecnologia definita monitoraggio acustico passivo, perché basata solo sull’ascolto continuo e ad alta risoluzione dell’ambiente marino profondo – afferma Giorgio Riccobene dei LNS, responsabile del progetto SMO (Submarine Multidisciplinary Observatory) -. Un ascolto che consente anche di misurare i livelli di inquinamento acustico del mare, e potrebbe essere presto utilizzata per proteggere i capodogli, e altri grandi cetacei come le balene, dall’attività marittima dell’uomo, segnalandone la presenza alle navi che potrebbero incrociarne la rotta”, conclude Riccobene. I capodogli del Mediterraneo, specie preziosa per l’equilibrio ecologico dei nostri mari, sono infatti ad alto rischio estinzione, classificati come ‘endangered’ nella cosiddetta Lista Rossa dell’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura.
I sensori acustici hanno intercettato i suoni usati dai capodogli per la ricognizione ambientale, la caccia e le comunicazioni con gli altri esemplari della stessa specie. Le voci di questi cetacei, che i biologi marini chiamano “click”, sono impulsi multipli della durata di poche decine di millisecondi, emessi dalla parte frontale del capo. Dall’analisi di questi click, grazie a un nuovo algoritmo realizzato in sinergia da fisici e biologi della collaborazione SMO, i ricercatori sono riusciti a ricostruire le dimensioni dei capodogli. Le registrazioni acustiche sono state, infine, condivise e correlate con i dati ambientali registrati nel database di EMSO (European Multidisciplinary Seafloor Observatory), un’infrastruttura europea di ricerca, coordinata dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), per il monitoraggio geofisico, ambientale e acustico dell’habitat marino profondo in diversi siti europei.
Lo studio sui cetacei ha coinvolto l’INFN – in particolare i LNS e la sezione di Roma, presso Sapienza Università di Roma – e le Università di Messina, di Pavia, di Catania e l’Istituto per l’Ambiente Marino e Costiero (IAMC) del Cnr di Capo Granitola, a Trapani.
Credits: foto pianetaterrawip.blogspot.com