"Qual è la visione strategica? 30 anni fa -aggiunge- il primato era del canale. Oggi chi ha il contenuto detiene il primato rispetto alla tecnologia trasmissiva. occorre una visione strategica dei modelli produttivi. Nel '93 c'erano 11 canali nazionali, nel 2003 ce n'erano 60, nel 2013 sono 235. La Rai certamente è stata brava a pensare al passaggio dall'analogico al digitale con quel numero di canali, ma la tematizzazione dei canali porta a una loro maggiore frammentazione. Molti non sono più solo televisivi, ma sono evoluti anche su piattaforme diverse dalla tv. Cosa che hanno fatto anche i grandi editori di carta stampata. La Rai come si muove? Adesso siamo in un momento strategico, dopo il passaggio dalla monotematicità al telecomando, oggi passeremo al clic, il telespettatore è interattivo e dal concetto del prime time passiamo a quello del mytime".
Marano fa notare che c'è un "calo sostanziale di ascolti in tv" e questo aspetto diventa evidente guardando la voce 'altre' nelle curve d'ascolto dell'Auditel che "è diventata predominante soprattutto in seconda serata. Questo vuol dire che il telespettatore si fa il proprio palinsesto. La logica della veicolazione di un prodotto quindi -sottolinea - non può essere vincolata da un modello pregresso". Marano sottolinea "la criticità nell'intrattenimento e nell'informazione" ed evidenzia anche i problemi della fiction "troppo local e poco europea. Noi -dice- compriamo migliaia di ore ed esportiamo poco o niente perché il nostro prodotto è troppo italiano. Bisogna investire su scelte per esportare e diventare competitivi", conclude.
Il tema Crozza ''non è nelle mie deleghe''. Così Marano affronta il tema della trattativa per il popolare showman con l'azienda di viale Mazzini. ''So che c'è la trattativa - dice - l'ho letta sui giornali e so che quando i giornali scrivono queste cose hanno informazioni sicure'', aggiungendo però di non credere alla cifra circolata di 4 milioni in due anni. ''Non penso che siano queste le cifre ma non sono informato'', afferma il vicedg, il quale parla anche della crisi dei talk show, dovuta innanzitutto a un eccesso di offerta.
''La mia opinione è che la crisi c'è. La quantità crea come sempre disaffezione come è avvenuto per i reality. I conduttori sono sempre gli stessi e dopo che hai detto che c'è la crisi non è che il commento politico cambia alla sera rispetto a quello del mattino, certamente c'è un eccesso''. Marano ricorda che la Rai due anni fa analizzò tutto il suo modello informativo, anche in rapporto alle tv di servizio pubblico concorrenti che hanno anche una testata all news. "Le tre testate Rai con l'aggiunta della rete all news coprono il 90% dell'informazione, la Bbc solo il 30%. Cosa possono dire? La crisi è questa". Secondo il vice direttore generale "c'è anche un altro problema: se lasci il linguaggio aggressivo e ti vuoi riposizionare su un modello più normale (vedi "Virus" con Porro), allora perdi i numeri di ascolto". Secondo Marano infine quello che manca in Rai sono i grandi reportage: ''Qualcosa che segni e aiuti i telespettatori, il cittadino a capire cosa sta avvenendo nel mondo, fatto nella giusta dimensione e con i giusti tempi''.
“Nel 2012 la Rai ha prodotto oltre 18 mila ore di sport su 360 milioni investiti. Il 90% del budget è stato investito in 4 sport: calcio, Formula 1, ciclismo e sci”. E’ giusto spendere tutti questi soldi? “Lo sport è servizio pubblico”. La Rai rischia di perdere la Nazionale nel 2015? “Non c’è una trattativa in corso, non c’è richiesta”, risponde Marano che osserva “il sistema politico dovrebbe tutelare meglio i gradi eventi”. Lo sport in tv infatti è sempre premiante. “Al di là dei risultati ottenuti dall’Italia la pallacanestro ha registrato un buon 4%”.